L’appello a cambiare la legge per accelerare i nuovi crediti
Il Governatore difende le banche sulla necessità del test sul merito di credito
Le banche hanno avuto difficoltà a mettere in moto la macchina dei prestiti garantiti dallo Stato e ci sono state «alcune lentezze». Lo ha riscontrato anche il governatore, che però ieri ha messo in evidenza gli ostacoli normativi che tuttora frenano l’operato degli istituti: «Il quadro legislativo, inoltre, è nuovo e non ancora stabilizzato. In assenza di esplicite previsioni normative, le banche che omettono la valutazione del merito di credito si espongono al rischio di commettere reati - ha rilevato Ignazio Visco -. Gli intermediari sono anche tenuti a effettuare i controlli previsti dalla legislazione antimafia e da quella antiriciclaggio, che presidiano rischi notevolmente aumentati nei mesi dell’emergenza. Alcuni emendamenti mirano a risolvere o attenuare parte di questi problemi; su di essi, e su alcune possibili soluzioni, ci siamo soffermati nelle audizione in Parlamento. Sono fiducioso che con la cooperazione di tutti i soggetti coinvolti si registreranno miglioramenti decisivi nell’afflusso di risorse all’economia».
È la prima volta che il governatore solleva la questione della necessità di introdurre per legge un esonero per le banche dall’esame del merito di credito delle imprese. Questa richiesta avanzata dal mondo bancario è stata tradotta in emendamenti al decreto Liquidità che, però, ancora non sono diventati legge. «Gli ultimi dati disponibili indicano che a metà di questo mese le banche avevano ricevuto complessivamente quasi 2,4 milioni di richieste di moratoria, per un totale di poco meno di 250 miliardi; di questi, l’84% è stato accolto e il 2 per cento è stato respinto, mentre la quota rimanente è in corso di esame - ha detto -. Per facilitare l’accesso delle imprese al credito bancario sono state rese attivabili garanzie pubbliche per circa 500 miliardi, sei volte il totale di quelle in essere alla fine del 2019». Al 26 maggio, ha aggiunto, «il Fondo centrale di garanzia aveva ricevuto circa 395 mila richieste di finanziamento, per un ammontare complessivo di 18 miliardi; il 90% delle domande si riferisce a prestiti fino a 25 mila euro, interamente garantiti dallo Stato». I dati raccolti dalla Commissione di inchiesta per le banche rivelano che, a metà maggio, alle banche erano state avanzate 559 mila domande per i prestiti entro i 25 mila euro, di cui 290 mila accolte o erogate. Tra gli istituti citati nel rapporto, Mps ne ha ricevute 29.754 e accolte 13. 589; UniCredit 57 mila, accolte 44.354 e erogate 30 mila; Intesa Sanpaolo 149.858 e erogate 44.492; Bpm 41.432 di cui erogate 22.121; Gruppo Iccrea 32.226 ed erogate 820. «Nell’erogazione di prestiti assistiti da garanzie pubbliche si riscontrano frizioni. Le difficoltà che determinano i ritardi derivano da una molteplicità di cause. La mole di domande è stata, ed è, eccezionale; problemi di natura organizzativa e differenze tra gli intermediari nelle dotazioni informatiche possono contribuire a spiegare alcune lentezze nella risposta alle domande pervenute, più accentuate per le banche di minore dimensione», ha chiosato Visco. «Sulle garanzie per nuova liquidità è stata analizzata la fase di partenza e le problematiche anche organizzative e tecnologiche - ha detto Antonio Patuelli, presidente Abi - che però mi sembra siano in via di superamento con numeri di incremento che da vari giorni rappresentano un miliardo in più al giorno di finanziamenti espressi».
Avanzate 559mila domande per il bonus da 25mila euro: a metà maggio ne erano state erogate 290mila