Per il debito la ricetta Visco resta l’avanzo primario
Lavoro e aumento della produttività condizioni per crescere
Dopo lo choc indotto dall’epidemia influenzale l’Italia potrà trovare una via della crescita sostenibile anche in un contesto – questo sì previsto e prevedibile – di invecchiamento della popolazione e conseguente riduzione delle forze lavoro. Lo ha spiegato il Governatore nelle Considerazioni finali e la “ricetta” viene anche quest’anno approfondita in un focus della Relazione annuale.
Nel decennio 2023- 2032 con una crescita media dell’attività economica attorno all’ 1,5%, un’inflazione che si riporti progressivamente poco al di sotto del 2%, un graduale ritorno dell’avanzo primario dalla metà del periodo all’ 1,5% del Pil e con una riduzione del differenziale di rendimento tra i titoli pubblici italiani e quelli tedeschi su valori attorno a 100 punti base, il peso del debito potrebbe ridursi in media di circa due punti percentuali all’anno. Da un livello superiore al 150% si rientrerebbe in zona 130%, ovvero dove eravamo prima del Coronavirus.
Per funzionare, la “ricetta” ha bisogno di una serie di condizioni, a partire da una ripresa stabile delle attività produttive rafforzata da riforme strutturali. E a patto - aggiungiamo - che gli ingenti prestiti ora assegnati a imprese e famiglie con garanzia pubblica vengano restituiti senza ricorrere a escussioni a carico dello Stato.
Per mantenere una crescita media dell’1,5% - si spiega nell’esercizio proposto - la produttività del lavoro dovrebbe aumentare di circa lo 0,8% all’anno nel decennio considerato. Un risultato conseguibile con un incremento medio annuo della produttività totale dei fattori (Ptf) dello 0,7%, unito a una ripresa dell’accumulazione che, innalzando l’intensità del capitale, riportasse il rapporto tra investimenti e Pil sui livelli del decennio 1996-2007 (attorno al 21% in media).
Non è un libro dei sogni. L ’Italia ce l’ha già fatta in passato a vincere la sfida della produttività. L’incremento della Ptf ipotizzato si colloca infatti in una posizione intermedia tra la dinamica molto positiva osservata negli anni 1986-1995 e quella, assai più modesta, dei dieci anni successivi. Ma naturalmente si può fare ancora di più investendo di più in digitalizzazione e rilanciando la spesa in formazione e ricerca. L’altro contributo a questa crescita sostenibile e capace di assicurare un progressivo calo del debito/Pil viene poi dal lavoro. Assumendo che le ore per addetto ritornino sui livelli del 2019 e che il tasso di disoccupazione scenda gradualmente su valori di poco inferiori al 9% (ora siamo attorno al 10,5%), nel decennio 2023-2032 il monte ore lavorate apporterebbe un contributo apprezzabile alla crescita del Pil italiano, nell’ordine di 0,7 punti in media all’anno.
Insomma, le condizioni economiche e di finanza pubblica per tornare a crescere alleggerendo l’extra-debito imposto dal Covid19 ci sono. Ma serve una ricomposizione del bilancio (quest’anno al posto di un avanzo avremo un deficit primario del 3,5%), spese molto mirate nel dopo-emergenza e un equilibrio tra Stato e mercato basato su livelli di evasione ed elusione fiscali molto al di sotto di quelli attuali. Ma si può fare, come ha detto anche quest’anno Ignazio Visco, con la fiducia e la volontà di tutti.