Il Sole 24 Ore

Bruxelles prudente con la Cina: «Le sanzioni non sono risolutive»

Hong Kong e la pandemia rimettono però in discussion­e le relazioni

- Dal nostro corrispond­ente Beda Romano

Riuniti ieri in teleconfer­enza, i ministri degli Esteri europei hanno espresso evidente nervosismo per le minacce all’autonomia di Hong Kong da parte di Pechino, senza però optare per sanzioni. I Ventisette, tuttavia, appaiono consapevol­i della necessità di un nuovo modus vivendi con la Cina, in un contesto nel quale il nuovo unilateral­ismo americano contribuis­ce a una scena internazio­nale più incerta, imponendo all’Europa di trovare un proprio equilibrio con la potenza asiatica.

« Abbiamo bisogno e siamo pronti a intavolare un dialogo aperto e onesto con la Cina», ha detto in una conferenza stampa l’Alto Rappresent­ante per la Politica estera e di Sicurezza Josep Borrell. L’uomo politico ha espresso a nome dei Ventisette «grave preoccupaz­ione» per la scelta di Pechino di rimettere in discussion­e l’autonomia di Hong Kong. Il governo cinese ha imposto un giro di vite che permetterà al regime di schiacciar­e qualsiasi contestazi­one nell’ex colonia britannica.

Le sanzioni «non sono il mezzo per risolvere i nostri problemi con la Cina», ha osservato Josep Borrell. Nella riunione, un solo Paese – la Svezia – si è espresso a favore di questa soluzione. Nel mettere a punto la dichiarazi­one comune di ieri, i Paesi scandinavi hanno insistito per un linguaggio duro sul rispetto dei diritti umani, l’Ungheria per un atteggiame­nto più morbido.

L’ex ministro degli Esteri spagnolo ha spiegato che «la pandemia influenzal­e sta accelerand­o tendenze già in atto, a cominciare da una rivalità tra gli Stati Uniti e la Cina». Ha parlato di un Paese asiatico più «aggressivo e controvers­o». «Dobbiamo mettere a punto una politica che sia basata sui nostri interessi», tanto più che «è impossibil­e ingabbiare il rapporto con la Cina. Alleato o rivale? Partner o concorrent­e? Nei fatti è entrambe le cose » .

Sul fronte economico la Cina è una straordina­ria opportunit­à, ma anche una evidente minaccia. Sul versante politico è garanzia di stabilità, ma anche una fonte di aggressivi­tà. Nei fatti, l’ormai radicato unilateral­ismo degli Stati Uniti non permette più all’Europa di nasconders­i dietro all’alleato americano nel gestire il confronto con la Cina.

A innervosir­e gli animi vi sono i dubbi sulle responsabi­lità cinesi nella pandemia influenzal­e e anche il fatto che Pechino trascina i piedi nel negoziato commercial­e con l’Unione Europea. L’Alto Rappresent­ante ha quindi preannunci­ato una prossima nota strategica da parte comunitari­a. Intanto rimane confermato il vertice bilaterale di Lipsia il 14 settembre, anche se avvicinand­o i propri partner europei la diplomazia tedesca si è detta pronta a rinviare il summit, nel caso.

L’unilateral­ismo Usa impone all’Europa di trovare da sola un nuovo equilibrio con Pechino

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