Mattarella: «Sul Csm grave sconcerto ma niente scioglimento»
«Per toghe credibili serve una riforma del Csm, i partiti facciano una legge» Gravi le frasi su Salvini ma già in corso procedimenti penali e disciplinari
Una nota per pulire l’aria da una serie di strumentalizzazioni e in cui spiega per quale motivo è stato in silenzio nonostante le svariate sollecitazioni arrivate soprattutto da Salvini. Ieri Sergio Mattarella ha deciso di mettere in fila gli argomenti «assunti a tema di contesa politica» che sono stati usati impropriamente nella bufera sul Csm - scatenata dalle intercettazioni a Palamara e per le frasi contro il leader della Lega - e che hanno tirato in ballo il suo ruolo istituzionale. Innanzitutto, a chi lo avesse dimenticato, ricorda che «a suo tempo» e nella «sede propria» del Csm espresse «grave sconcerto e riprovazione davanti alla degenerazione del sistema correntizio e per l’inammissibile commistione tra magistrati e giudici». Era all’incirca un anno fa, c’era il Governo gialloverde e già allora lanciò una sferzata a magistrati e politica dopo l’inchiesta di Perugia che svelava «un quadro sconcertante».
In quell’occasione sollecitò «modifiche di leggi per impedire un costume inaccettabile» e spinse il Parlamento «ad approvare una adeguata riforma delle regole di formazione del Csm». Il tempo è trascorso ma le forze politiche, tutte, non hanno realizzato alcuna riforma che è tornata in agenda solo nelle ultime settimane, con la nuova ondata di intercettazioni. Dunque i ritardi sono altrove.
Altro punto da chiarire riguarda le pressioni, che sono arrivate anche da Salvini, affinché azzeri il Csm. Qui spiega che è una richiesta semplicemente incostituzionale perché la Carta non attribuisce al capo dello Stato il potere di scioglimento del Consiglio superiore della magistratura in anticipo e «sulla base di una propria valutazione discrezionale». Invece, la Costituzione stabilisce che possa essere sciolto «solo in presenza di un’oggettiva impossibilità di funzionamento, in particolare ove venga meno il numero di componenti». Condizione nella quale non si trova attualmente ma è, anzi, «impegnato nello svolgimento della sua attività istituzionale». Se quindi i partiti e i leader vogliono che il Csm abbia nuovi criteri «è necessario che approvino in Parlamento una legge» che il capo dello Stato «auspica in tempi brevi» per restituire prestigio e credibilità ai giudici. E a chi, come l’ex presidente della Consulta Flick, gli aveva suggerito di inviare un messaggio alle Camere per sollecitarla, Mattarella risponde che sarebbe «improprio» visto che iniziative legislative «sono annunciate come imminenti». E in effetti il testo della riforma del Csm è atteso in uno dei prossimi Consigli dei ministri e lui lo valuterà sulla base della «conformità alla Costituzione». Infine, spiega pure perché non si pronuncia sui magistrati per le frasi pronunciate contro Salvini: «Per quanto gravi e inaccettabili possano essere considerate», dice, è già in corso un procedimento penale e diversi procedimenti disciplinari. Quindi l’ordinamento ha già reagito. Inoltre qualunque valutazione del presidente della Repubblica potrebbe essere «strumentalmente usata come una pressione verso chi è chiamato a giudicare in sede penale o disciplinare». Inoltre, vuole pure puntualizzare che se sciogliesse il Csm – come gli chiede l’opposizione - il risultato sarebbe quello di «un rallentamento dei procedimenti disciplinari mettendone a rischio la conclusione». Quindi Salvini tarderebbe ad avere giustizia. E il leader della Lega ha commentato: «Il Colle ha ribadito sconcerto. Bene. Ora dimissioni da chi è coinvolto».