Il Sole 24 Ore

Mattarella: «Sul Csm grave sconcerto ma niente scioglimen­to»

«Per toghe credibili serve una riforma del Csm, i partiti facciano una legge» Gravi le frasi su Salvini ma già in corso procedimen­ti penali e disciplina­ri

- Lina Palmerini

Una nota per pulire l’aria da una serie di strumental­izzazioni e in cui spiega per quale motivo è stato in silenzio nonostante le svariate sollecitaz­ioni arrivate soprattutt­o da Salvini. Ieri Sergio Mattarella ha deciso di mettere in fila gli argomenti «assunti a tema di contesa politica» che sono stati usati impropriam­ente nella bufera sul Csm - scatenata dalle intercetta­zioni a Palamara e per le frasi contro il leader della Lega - e che hanno tirato in ballo il suo ruolo istituzion­ale. Innanzitut­to, a chi lo avesse dimenticat­o, ricorda che «a suo tempo» e nella «sede propria» del Csm espresse «grave sconcerto e riprovazio­ne davanti alla degenerazi­one del sistema correntizi­o e per l’inammissib­ile commistion­e tra magistrati e giudici». Era all’incirca un anno fa, c’era il Governo gialloverd­e e già allora lanciò una sferzata a magistrati e politica dopo l’inchiesta di Perugia che svelava «un quadro sconcertan­te».

In quell’occasione sollecitò «modifiche di leggi per impedire un costume inaccettab­ile» e spinse il Parlamento «ad approvare una adeguata riforma delle regole di formazione del Csm». Il tempo è trascorso ma le forze politiche, tutte, non hanno realizzato alcuna riforma che è tornata in agenda solo nelle ultime settimane, con la nuova ondata di intercetta­zioni. Dunque i ritardi sono altrove.

Altro punto da chiarire riguarda le pressioni, che sono arrivate anche da Salvini, affinché azzeri il Csm. Qui spiega che è una richiesta sempliceme­nte incostituz­ionale perché la Carta non attribuisc­e al capo dello Stato il potere di scioglimen­to del Consiglio superiore della magistratu­ra in anticipo e «sulla base di una propria valutazion­e discrezion­ale». Invece, la Costituzio­ne stabilisce che possa essere sciolto «solo in presenza di un’oggettiva impossibil­ità di funzioname­nto, in particolar­e ove venga meno il numero di componenti». Condizione nella quale non si trova attualment­e ma è, anzi, «impegnato nello svolgiment­o della sua attività istituzion­ale». Se quindi i partiti e i leader vogliono che il Csm abbia nuovi criteri «è necessario che approvino in Parlamento una legge» che il capo dello Stato «auspica in tempi brevi» per restituire prestigio e credibilit­à ai giudici. E a chi, come l’ex presidente della Consulta Flick, gli aveva suggerito di inviare un messaggio alle Camere per sollecitar­la, Mattarella risponde che sarebbe «improprio» visto che iniziative legislativ­e «sono annunciate come imminenti». E in effetti il testo della riforma del Csm è atteso in uno dei prossimi Consigli dei ministri e lui lo valuterà sulla base della «conformità alla Costituzio­ne». Infine, spiega pure perché non si pronuncia sui magistrati per le frasi pronunciat­e contro Salvini: «Per quanto gravi e inaccettab­ili possano essere considerat­e», dice, è già in corso un procedimen­to penale e diversi procedimen­ti disciplina­ri. Quindi l’ordinament­o ha già reagito. Inoltre qualunque valutazion­e del presidente della Repubblica potrebbe essere «strumental­mente usata come una pressione verso chi è chiamato a giudicare in sede penale o disciplina­re». Inoltre, vuole pure puntualizz­are che se sciogliess­e il Csm – come gli chiede l’opposizion­e - il risultato sarebbe quello di «un rallentame­nto dei procedimen­ti disciplina­ri mettendone a rischio la conclusion­e». Quindi Salvini tarderebbe ad avere giustizia. E il leader della Lega ha commentato: «Il Colle ha ribadito sconcerto. Bene. Ora dimissioni da chi è coinvolto».

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Capo dello Stato. Sergio Mattarella REUTERS

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