Termini Imerese, ci sono due offerte Un progetto per la svolta green
Consorzio pronto a investire 200 milioni per salvare l’ex fabbrica Fiat della Sicilia Occupazione a regime di 700-800 persone su auto elettrica e green economy
Un consorzio di 15 imprese è pronto a investire 200 milioni per salvare l’ex fabbrica Fiat della Sicilia. Progetto per una svolta nella green economy
Un investimento di 200 milioni tra fondi pubblici e privati e un’occupazione a regime di 800 persone. È il succo del progetto Sud, che sta per Smart utility district, cuore di una delle due manifestazioni di interesse presentate per lo stabilimento ex Fiat di Termini Imerese nel palermitano il cui termine, sulla base dell’avviso pubblicato il 30 aprile dagli amministratori straordinari della Blutec proprietaria dello stabilimento, scadeva ieri. La proposta di cui si conoscono i dettagli ( dell’altra non si sa nulla) è stata presentata dal Consorzio Smart City Group fatto da 15 aziende di tutta Italia che si occupano, tra le altre cose, di green economy e tecnologie per la mobilità elettrica e fatturano complessivamente circa 600 milioni l’anno in media.
«Il nostro progetto mette al centro la green economy e offre risposte concrete su due questioni centrali per la Sicilia - dice Giancarlo Longhi, presidente del consiglio di amministrazione del Consorzio -: salvaguardare l’ambiente offrendo un’adeguata valorizzazione delle materie prime seconde, che altrimenti finirebbero in discarica, e creare nuovi posti di lavoro per chi, oggi, è in grande sofferenza». In dettaglio il piano del Consorzio, articolato in 1.500 pagine, prevede tre filiere di intervento: la mobilità elettrica con la produzione di componentistica 3d per carrozzerie, la produzione di batterie per la mobilità elettrica, l’assemblaggio di city car, la produzione di motocicli elettrici, la produzione di monopattini elettrici; materie prime seconde con la produzione di fertilizzanti e di gas tecnici, medicinali ed energetici (ossigeno medico, azoto per l’industria conserviera, anidride carbonica per le bevande gassate e così via), produzione di metano di qualità, la produzione di ortaggi dalle serre a coltura idroponica, la produzione di basi per lubrificanti, detergenti e bioplastiche; l’intelligenza artificiale e smart city con tecnologie innovative per la città del futuro e servizi al cittadino.
Si tira fuori invece il Distretto Meccatronica che ha deciso di non presentare alcuna manifestazione d’interesse per il sito che fu della Fiat. Il Distretto aveva lanciato la proposta di produrre a Termini Imerese mascherine e dispositivi di protezione individuale e e aveva annunciato la possibilità di investire 12 milioni sin da subito. «Per settimane il nostro ufficio legale ha studiato in modo approfondito i termini dell’accordo di programma – dice il presidente del Distretto Antonello Mineo –. Ci siamo resi conto però che il bando è troppo evanescente e poco intellegibile, il percorso è talmente accidentato che qualsiasi azienda che intenda investire in un progetto di sviluppo ha tempi e modalità operative completamente differenti e non coincidenti rispetto a un procedimento evanescente e poco sostenibile». Mineo parla anche di caresse os scoppiato nel Paese sulle mascherine «con il prezzo imposto dallo Stato a 50 centesimi, ma introvabili come denunciato da più soggetti». Al Distretto replicano con un comunicato i tre commissari straordinari della Blutec (Giuseppe Glorioso, Andrea Filippo Bucarelli, Fabrizio Grasso): «Riteniamo doveroso comunicare che non abbiamo mai ricevuto alcuna proposta, né manifestazione di intené programma di riqualificazione del sito di Termini Imerese da parte del Distretto Meccatronica, né prima né dopo la data del 30 aprile - scrivono -. Il Distretto non ha neanche richiesto le credenziali di accesso alla Virtual Data Room prevista nell’Invito a manifestare interesse, pubblicato nelle principali testate giornalistiche nazionali e internazionali. Segnaliamo che non è mai pervenuta alcuna richiesta di accesso al sito di Termini Imerese da parte del Distretto Meccatronica, né abbiamo mai negato ad alcun soggetto interessato la possibilità di effettuare sopralluoghi». Si augura che si arrivi finalmente a una svolta ma rimane scettico il vicepresidente vicario di Sicindustria Alessandro Albanese: «Tutte le precedenti manifestazioni di interesse hanno avuto come unico obiettivo quello di garantire la Cassa integrazione ai dipendenti, con un meccanismo perverso che ha finito con il danneggiare l’idea stessa di impresa - dice Albanese -. Tutto con la regia di Sviluppo Italia prima e di Invitalia oggi. Non si è mai fatta una vera azione di marketing di un territorio logisticamente ottimale e altamente professionalizzato e alla fine a pagare sono stati gli imprenditori di filiera così come la cultura d’impresa di quel territorio». Mentre dal fronte sindacale (Simone Marinelli, coordinatore nazionale Blutec per la FiomCgil e Roberto Mastrosimone, segretario generale Fiom-Cgil Sicilia) viene ribadita la richiesta di un incontro «urgente con l’amministrazione, il Mise e la Regione Sicilia per dare concretezza al futuro dello stabilimento e del complesso delle attività dell’azienda tali da garantire il diritto al lavoro delle lavoratrici ed i lavoratori ex Fiat e dell’indotto».