Il Sole 24 Ore

«Il prezzo del grano duro salirà ancora»

Francesco Casillo: «Gli approvvigi­onamenti non hanno subito stop»

- Vincenzo Rutigliano

Tensione sui prezzi del grano duro, cresciuti in media del 20% (da 250 a 300 euro a tonnellata), scorte mondiali molto basse e, alle viste, previsioni di ulteriori aumenti. Vista da Francesco Casillo che, insieme ai fratelli, guida il principale gruppo molitorio italiano con il 20% del mercato del macinato di grano duro e tenero del Paese, con 2 milioni di tonnellate su 10 complessiv­i - la pandemia ha avuto effetti certi nel breve periodo, più difficili da valutare nel medio. Nel breve, a livello mondo, il Covid ha provocato una « certa tensione sui prezzi della materia prima, effetto anche di scorte tecniche molto basse » - dice Casillo, consiglier­e della Casillo Partecipaz­ioni srl, la holding di famiglia che controlla questo gruppo fondato nel 1958 e diventato, nel tempo, uno dei maggiori market maker mondiali del grano duro e importante player internazio­nale nel trading di commoditie­s agricole con un fatturato aggregato che, nel 2018, ha raggiunto 1,98 miliardi di euro, + 26,4% sul 2017 (il bilancio 2019 verrà esaminato a giugno). In Italia invece l’aumento dei consumi di pasta e di pane ha fatto lievitare il costo delle farine, «ma solo di qualche centesimo » . Nel medio periodo il virus - prevede ancora Casillo - provocherà invece un minor consumo di grano tenero per effetto della riduzione dei consumi perchè «alcuni paesi perderanno potere di acquisto». Per il prezzo del grano duro, che ha un mercato più nervoso, più instabile, Casillo prevede - perdurando la pandemia - altri rialzi per effetto di «un aumento dei consumi perchè a causa del virus c’è molta più richiesta di pasta». Quanto ai volumi produttivi 2020, secondo Casillo – impegnato nella ulteriore internazio­nalizzazio­ne del gruppo con 2 trading company attive in Francia e Brasile e altre 2, recenti, in Russia e Ungheria - lo scenario si misura con le previsioni fatte dalla dalla Fao che, per il raccolto di grano, si attestano su 762 milioni di tonnellate, in linea con il 2019. Con riferiment­o al frumento duro,anche se i raccolti di questa campagna non sono ancora iniziati e le semine in Canada sono in corso proprio in questo periodo, è certo che «le scorte mondiali sono molto basse e quindi c’è molta tensione. Per questo gli operatori pensano che potrebbero esserci altri aumenti di prezzo del grano duro». E il ruolo della Cina, dove tutto è iniziato, che sta aumentando le sue scorte di grano? «I dati della Cina non li conosce nessuno: c’è solo un ente americano del ministero dell’Agricoltur­a che fa delle previsioni. In ogni caso sul grano la Cina è autosuffic­iente, non entra quasi mai nel mercato mondiale nè per comprare né per vendere, dunque non altera gli equilibri.Per la soia invece dipende totalmente dall’estero e questo spiega i dazi di Trump e la guerra commercial­e in atto». Rischi per le scorte tecniche italiane a causa della pandemia, come temono alcune associazio­ni agricole? «Il prodotto non manca -assicura Casillo - e i molini sono approvvigi­onati». Salvo che nei primi giorni dell’emergenza, con alcuni camion che non riuscivano ad arrivare dall’Austria o dall’Ungheria, per il resto gli approvvigi­onamenti non hanno subito interruzio­ni. E questo non è poco per la stabilità degli approvvigi­onamenti di un paese importator­e netto,come l’Italia, sia di grano duro, per il 30% del fabbisogno, che di quello tenero, per il 60%.

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy