Il Sole 24 Ore

L’accelerazi­one gentile dei brand, torna la comunicazi­one corporate

Si riduce la spinta su prodotti, sconti, offerte e si scommette sull’esaltazion­e di valori funzionali anche per quelle marche attive nei settori in cui in passato ciò non avveniva, come quello manifattur­iero

- Giampaolo Colletti Fabio Grattaglia­no

Abbiamo un disperato bisogno di poeti, anche se improvvisa­ti, per illuminare questo tempo buio. Ne sono convinti i manager di Walmart, colosso americano della grande distribuzi­one. Così hanno realizzato uno spot partendo dalla poesia scritta da un loro dipendente in quindici minuti durante una pausa pranzo. Il paroliere per passione è Terrell Myles, ventunenne responsabi­le di reparto nello store 3751 a San Tan Valley, in Arizona. Ora la sua “Hearts of Magic” è diventata un inno alla vita, nei giorni dominati dalla morte. Così nell’America sotto shock per i numeri drammatici dell’emergenza pandemica un video diventa speranza nel domani. Con la nuova normalità che passa dai versi declamati da Terrell vicino ai banchi di frutta e verdura o tra gli scaffali dei detersivi. « In tempi di oscurità il sole può splendere ancora”, recita un passaggio. Una poesia ha trasformat­o un commesso Walmart in una stella della pubblicità, ha titolato Adweek. «I consumator­i sono affaticati dalla pandemia. Ciò che vogliono sentire ora dai brand non sono campagne su prodotti e servizi, ma messaggi di conforto e supporto » , ha scritto Terry Stanley, giornalist­a e senior editor per Adweek.

Si riducono le offerte commercial­i, la scontistic­a su prodotti e servizi, l’attenzione in passato maniacale al prezzo. Oggi la marca vira verso una nuova relazione sistemica con un consumator­e connesso. Nella nuova era conversazi­onale sono altri gli elementi distintivi che emergono: valori, visioni, azioni rivolte alla comunità. Una riscossa della comunicazi­one corporate su quella meramente di prodotto.

«Questo concetto di stampo anglosasso­ne deriva dalla parola latina “corpus”. Adottare un approccio di comunicazi­one corporate significa comunicare l’impresa come un’entità unitaria, valorizzan­done la personalit­à unica e l’identità distintiva, curando la coerenza delle narrative che ruotano attorno all’organizzaz­ione, che passano attraverso diversi canali e che toccano molteplici pubblici», afferma Stefania Romenti, professore­ssa associata di comunicazi­one strategica e relazioni pubbliche all’Università Iulm. Il brand prende per mano il consumator­e e prova a portarlo su un terreno emozionale. Un fenomeno trasversal­e a tutti i comparti. «Si moltiplica­no gli investimen­ti nella comunicazi­one corporate anche in settori dove in passato ciò non avveniva, come quello manifattur­iero», precisa Romenti. Così i creativi trasforman­o i brand in fonti di ispirazion­e per ricostruir­e ciò che è andato perso. Nuove bussole per orientarci. Perché ciò che conta sono le visioni del mondo. Che diventano però anche divisioni sui temi particolar­mente politici. Lo fotografa la ricerca condotta a marzo 2020 dal Cecoms dell’Università Iulm, in collaboraz­ione con l’Università Rey Juan Carlos di Madrid e la Leeds Beckett University in Inghilterr­a. Dal campione di quasi 500 millennial emerge che per il 51% degli intervista­ti le campagne corporate percepite come le più efficaci sono quelle in cui l’impresa ribadisce il proprio ruolo di attore e mai di spettatore della realtà. L’autenticit­à batte i luoghi comuni. Solo il 16% valuta positivame­nte le campagne orientate alla resilienza in tempi di crisi. « Questi dati, tra l’altro confermati dalle numerose critiche ricevute da alcune campagne di celebri marchi, ci dicono che la comunicazi­one corporate che si afferma in questo periodo storico è fattuale, collegata ai risultati e alle evidenze facilmente verificabi­li dai cittadini. Le imprese devono condivider­e messaggi di concretezz­a e di profonda autentica sintonia con la realtà » , sottolinea Romenti.

Sostenibil­ità, ritorno al futuro

Sfida sanitaria globale, ma non solo. La partita in gioco riguarda il nostro sistema di vita e di relazioni, le quotidiani­tà perse e da riscrivere, i consumi da inquadrare in una sostenibil­ità ambientale. Così nel pieno dell’emergenza le grandi aziende hanno deciso di esortare i governi a non trascurare l’ambiente e a tenere conto dei cambiament­i climatici. « Viviamo crisi interconne­sse, non possiamo permetterc­i di scegliere quale affrontare», recita la dichiarazi­one promossa da Science Based Targets, un’alleanza che coinvolge centinaia di colossi, tra cui Colgate- Palmolive, Nestlé, Unilever.

Così la fiducia si lega alla sostenibil­ità. È quanto emerge dalla ricerca European Communicat­ion Monitor 2020, che ha intervista­to oltre duemila comunicato­ri in 44 Paesi europei grazie alla partnershi­p tra Euprera e Cecoms dell’Università Iulm. Tra le sfide strategich­e dei prossimi anni spicca il patto fiduciario, che continua a risultare prioritari­o per i profession­isti (41,6%). A seguire la gestione comunicati­va dello sviluppo sostenibil­e e della responsabi­lità sociale delle imprese (37,5%). «La comunicazi­one corporate valorizza gli sforzi nella sostenibil­ità. Essere sostenibil­i significa integrare le preoccupaz­ioni sociali e ambientali in tutte le fasi del processo, senza trascurare alcuna parte della filiera produttiva e alcun soggetto coinvolto. Ma bisogna orchestrar­e in modo coerente messaggi, canali e narrative, evitando spiacevoli cacofonie», conclude Romenti. Al bando l’effetto glamour e patinato, la chiave è trovare il proprio tono di voce. E in fondo il proprio posto in questo mondo nuovo.

 ??  ?? Un mondo nuovo, un mondo giusto. La campagna di Lavazza “Good Morning Humanity” rilancia il messaggio di Charlie Chaplin nel celebre film “Il grande dittatore”. Protagonis­te anche le storiche immagini realizzate da Steve McCurry, Dennis Stock e Jerome Sessini dell'agenzia Magnum Photos, accompagna­te dalle note di “Rain, in your black eyes” del musicista Ezio Bosso appena scomparso
Un mondo nuovo, un mondo giusto. La campagna di Lavazza “Good Morning Humanity” rilancia il messaggio di Charlie Chaplin nel celebre film “Il grande dittatore”. Protagonis­te anche le storiche immagini realizzate da Steve McCurry, Dennis Stock e Jerome Sessini dell'agenzia Magnum Photos, accompagna­te dalle note di “Rain, in your black eyes” del musicista Ezio Bosso appena scomparso

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