Golden power, l’ipotesi di un muro infra-europeo
In discussione una stretta con l’applicabilità dei vincoli a soggetti comunitari Si ragiona anche sull’ok preventivo per l’acquisto di quote in settori sensibili
Nel cantiere interno alla maggioranza sulla riforma del golden power spunta anche l’ipotesi di un giro di vite con l’applicabilità a soggetti Ue
Rafforzare ancora il golden power, anche nei confronti di soggetti comunitari? A quanto pare ci si sta ragionando, come pure si sta ragionando sull’opportunità, nel periodo d’emergenza, di introdurre temporaneamente l’autorizzazione preventiva del comitato golden power per l’acquisto di partecipazioni rilevanti di società operanti in settori sensibili, come energia, infrastrutture, banche e o assicurazioni. Oggi, con l’estensione già operata del raggio d’azione dei poteri speciali, si sono anche allungati i tempi per ottenere il lasciapassare, fino a 45 giorni rispetto ai 15 giorni di prima. La paletta, verde o rossa che sia, viene però alzata quando l’operazione è già stata concordata tra le parti. Un esempio è l’Opa della giapponese Agc su Molmed, società biomedica di ricerca scorporata anni fa dall'Ospedale San Raffaele, che era stata lanciata a metà marzo, prima del varo delle nuove disposizioni. La Consob, a quanto risulta, ha autorizzato ieri la pubblicazione del prospetto, ma l’operazione è stata notificata anche ai fini del golden power. Con il sì o il no preventivo si sarebbe potuto evitare di tenere per mesi il mercato col fiato sospeso, stabilendo da subito se l’azienda era ritenuta in questo momento meritevole di tutela “speciale”.
Ovviamente, se l’intento - seppur in via eccezionale - è quello di trattenere un’azienda in mani italiane, il problema si potrebbe porre anche nei confronti di qualche cugino confinante. Nel contesto attuale i soggetti Ue sono trattati sostanzialmente come gli italiani: il passaggio di controllo ( anche controllo di fatto) di un’azienda strategica oggi va sempre notificato. Gli “extracomunitari” sono invece soggetti a regole più stringenti. Già al superamento della soglia del 10%, se l’investimento è di almeno 1 milione, l’acquirente dovrebbe notificarlo. Ma se l’investitore è un fondo di private equity, comunque un investitore finanziario, seppure di lungo periodo, si rischia di distorcere il mercato. MacQuarie, che è australiano, e Ardian, che è francese, potrebbero essere trattati diversamente: il primo dovrebbe fermarsi al semaforo al primo step, il secondo avrebbe la corsia preferenziale.
Le nuove regole, decretate d’emergenza, pongono comunque, a prescindere, alcuni problemi interpretativi. Per esempio il concetto di sicurezza degli approvvigionamenti come si declina sulla filiera? Nella sfera d'azione del golden power rientra tutta la catena produttiva o solo l’ultimo fornitore a diretto contatto con l’asset strategico?
«Non esiste prassi a riguardo – osserva l’avvocato Massimo Merola, partner di BonelliErede e membro della task force golden power istituita dallo studio già lo scorso autunno – L'unica è comportarsi in maniera prudenziale». Servirebbe un provvedimento attuativo, a lungo sollecitato, e pare infatti che con un Dpcm in corso di emanazione (si veda articolo a finaco) si possa almeno capire quali sono gli asset strategici nei settori recentemente aggiunti diversi da quelli tradizionali (difesa e sicurezza nazionale, energia, trasporti e comunicazioni). «Questo garantirà agli operatori di mercato una maggiore chiarezza e prevedibilità dei propri investimenti - osserva l’avvocato dello studio BonelliErede - perché si potrà capire meglio quali operazioni rientrano o meno nell’ambito golden power, limitando l'impegno dei funzionari della Presidenza ai casi chiaramente sensibili per gli interessi nazionali».
C’è da considerare, inoltre, che i super-poteri dovrebbero scadere a fine anno ma potrebbero anche essere estesi oltre. Nel qual caso, ci sarebbe comunque da fare attenzione alle regole infraUe, perchè - osserva Merola - «la compatibilità del golden power rafforzato nei confronti di soggetti comunitari, per ora fondata sulla natura emergenziale e temporanea delle norme, potrebbe essere messa in discussione e la Commissione europea dovrebbe affrontare la situazione».