Mps, dall’Ue ok alla bad bank Azioni Amco ai soci del Monte
Circa 9 miliardi di Npl saranno conferiti all’ex Sga senza obbligo di svalutarli Vestager ribadisce: l’istituto dovrà essere ri-privatizzato Ieri il rimbalzo del 12,88%
Si sblocca la trattativa per lo scorporo dei crediti deteriorati di Mps ad Amco. A confermarlo ieri è stata la vicepresidente esecutiva della Commissione e responsabile della concorrenza Margrethe Vestager. «Siamo stati in contatto con le autorità italiane » , ha detto, e anche « sulla valutazione degli asset che sono stati trasferiti, e da quello che possiamo vedere non è un’operazione di aiuti, è stata decisa prima della crisi Covid » . Spetta a ogni Stato « decidere se notificare o meno » , ha detto ancora la vicepresidente, e « finora l’Italia non ha fatto una notifica » . Tuttavia, ha aggiunto Vestager, «abbiamo dato conforto agli italiani su questa questione ». » .
Il via libera informale della Commissione riguarderebbe un’operazione che, secondo le indiscrezioni, prevede la cessione da Mps ad Amco di un ampio pacchetto di crediti deteriorati. Le cifre al momento non sono ancora formalizzate ma secondo quanto risulta a Il Sole 24Ore si sta ragionando su un perimetro di circa 9 miliardi di crediti deteriorati lordi, pari a circa 4 netti. Sul numero e sulla composizione del portafoglio, ha spiegato la banca in una nota, sono «in corso approfondimenti» che al momento «non sono stati completati » .
La sfida per Mps e il Mef, del resto, è quella di trovare un giusto compromesso tra l’esigenza di ripulire la banca e, nel contempo, mantenere gli equilibri patrimoniali di Mps. Di certo c’è invece che, come conferma l’istituto timonato da Guido Bastianini, sono state avviate le interlocuzioni con la Bce e Consob per le autorizzazioni di rito. Per la Borsa ci sono ottimi motivi per festeggiare: non a caso il titolo ha strappato al rialzo, con un progresso del 12,88% a 1,32 euro.
L’obiettivo, a Siena, è chiudere l’operazione entro giugno, una volta che si saranno ultimate le operazioni di due diligence e formalizzati gli aspetti legali. La scissione dei crediti di Mps avverrebbe a fronte del conferimento di azioni Amco, visto che entrambe le società sono controllate dal Tesoro. La condivisione dello stesso azionista consentirebbe anche il passaggio degli Npl da un bilancio all’altro in continuità di valori contabili, così come proposto nei mesi scorsi dal Mef a Bruxelles. Un passaggio – quello della scissione di un pezzo di bilancio (con attivi e passivi) – che avrebbe l’effetto benefico di neutralizzare gli impatti negativi sul capitale di Mps, al contrario di quanto avverrebbe invece in caso di cessione.
D’altra parte, ai soci di minoranza di Mps, che si ritroverebbero una banca ripulita ma più magra, verrebbe offerta come contropartita la possibilità di entrare nel capitale di Amco, in caso di mancato esercizio del diritto di recesso.
Per la banca, una volta ripulita, si aprono nuovi scenari. Per il ceo Guido Bastianini, reduce dall’esperienza in Carige e prima ancora in Banca Profilo e Capitalia-UniCredit, si prospetta l’occasione di rilanciare la banca sotto il profilo commerciale, una volta che saranno ridefiniti con la Commissione Ue i paletti del nuovo piano. Sullo sfondo rimane poi l’incognita delle scelte strategiche della banca senese, da cui lo Stato – azionista al 68% - dovrebbe uscire entro il 2021. «Uno degli impegni della banca è che alla fine verrà venduta», ha avvisato ieri la stessa Vestager, ribadendo il concetto per cui la permanenza del Mef nel capitale della banca non potrà durare all’infinito. Un messaggio che punta a silenziare quelle sirene che intravedono per il gruppo il ruolo di una possibile banca pubblica, anche le tentazioni soprattutto nel mondo del M5S sono forti. D’altra parte non è neppure da escludere che, una volta ripulita, la banca non possa risvegliare gli appetiti delle altre banche del sistema nell’ottica di una fusione, a maggior ragione in una fase di fermento come quella attuale, come dimostra l’Ops di Intesa su Ubi.