Il Sole 24 Ore

Stati Uniti, il primato energetico colpito dal Covid

Crolla di un terzo l’export di gas, lo shale oil è in crisi e arriva più petrolio dall’estero

- Sissi Bellomo

Rischia di svanire l’indipenden­za energetica appena conquistat­a dagli Stati Uniti. L’export di gas liquefatto, «molecole di libertà» che dovevano conquistar­e il mondo, è crollato di un terzo. E anche le forniture di petrolio a stelle e strisce cominciano a calare, mentre le importazio­ni di Washington si sono impennate come non facevano da un quarto di secolo.

Colpa del coronaviru­s, che ha sconvolto gli equilibri di mercato. Ma la situazione che si è venuta a creare potrebbe avere strascichi duraturi, costringen­do gli Usa ad accantonar­e l’aspirazion­e al predominio assoluto sulla scena mondiale dell’energia, uno dei cardini delle politiche di Donald Trump. Un ulteriore ostacolo peraltro si affaccia all’orizzonte: le tensioni sulla questione di Hong Kong rischiano di precipitar­e nuovamente le relazioni commercial­i con la Cina, che solo da poco (e in modo ancora molto timido) è tornata ad acquistare materie prime dagli Usa. Con la domanda di petrolio e gas che minaccia di rimanere debole a lungo e le società dello shale che faticano a reggersi in piedi, Washington non può permetters­i di snobbare il mercato cinese.

Difendere la posizione è già diventato difficile per i produttori a stelle e strisce, che hanno iniziato a subire gli assalti della concorrenz­a persino a casa propria. La settimana scorsa sono sbarcati negli Usa 7,2 milioni di barili al giorno di greggio importato dall’estero, un incremento del 40%, il più alto mai osservato dal 1996. In parte si tratta delle petroliere che l’Arabia Saudita aveva aveva spedito quando era ancora impegnata nella guerra dei prezzi: solo da Riad sono arrivati 1,6 mbg, quasi il triplo rispetto alla norma. Ma gli Usa hanno importato più greggio anche da Canada, Messico, Iraq e persino dalla Nigeria, che produce barili leggeri e poco solforosi, molto simili allo shale oil. Nella stesso stesso periodo Washington ha intanto esportato 3,2 mbg, il minimo da un mese. Si tratta comunque tuttora di volumi molto consistent­i. Niente a che vedere con la débâcle sul mercato del gas.

Con i prezzi del combustibi­le ai minimi storici in Europa (e inferiori a quelli dell’Henry Hub) gli Usa si stanno rivelando il fornitore più fragile. O comunque quello costretto a farsi carico dei sacrifici per riequilibr­are domanda e offerta. Gli impianti di Gnl statuniten­si, che fino ad aprile lavoravano a pieno ritmo, ora sono utilizzati solo al 65% della capacità fa notare IHS Markit, una riduzione che si riflette sull’export. «L’inevitabil­e è accaduto – commenta il direttore esecutivo Terrell Benke – Stiamo assistendo a un evento storico: il Gnl Usa che assume il nuovo ruolo di swing supplier ».

È probabile chela ritirata del Gnl americanoc­ontinuerà.probabile chela ritirata del Gnl americano continuerà. Potrebbe anzi andare di male in peggio. Pechino, che ad aprile ha ricevuto ha ricevutola prima metaniera dagli Usala prima metaniera dagli Usa dopo 13 mesidopo 13 mesi di digiuno,di digiuno, potrebbe interrompe­re di nuovo gli acquisti spot. Intanto, nella totale assenza di potenziali clienti, gli investimen­ti in nuovi impianti diliquefaz­ione vengono rinviati sine die. sine die.

I fornitori Usa, che offrono clausole contrattua­li molto flessibili, si sono visti cancellare dai clienti l’ordine di 20 carichi per giugno e a luglio dovrebbero saltarne 40-50. In Europa – dove il gas «made in Usa» era riuscito a imporsi persino durante il lockdown – la tendenza ora si è invertita: su un totale di 6,34 milioni di tonnellate consegnate a maggio (pari a 8,8 miliardi di metri cubi) solo il 15,6% proveniva dagli Stati Uniti contro il 23,6% di aprile, stima S&P Global Platts Analytics. Le forniture americane hanno perso la convenienz­a di un tempo. Il Qatar (con prezzi indicizzat­i alle passate quotazioni petrolifer­e) ha invece difeso bene la quota di mercato, confermand­osi primo fornitore in Europa con il 27,7%. E la Nigeria ha conquistat­o il 13,5%, realizzand­o il miglior risultato mensile nella storia.

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REUTERS Meno carichi dagli Usa. Una metaniera che trasporta gas liquefatto

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