Il Sole 24 Ore

Dalle Tlc al food, allargato il perimetro

Nella bozza del decreto 15 articoli: il confronto resta ancora serrato

- Marco Ludovico

Dopo il Consiglio dei Ministri di giovedì e l’informativ­a al governo del sottosegre­tario Lorenzo Fraccaro la bozza del decreto attuativo sul golden power finisce nel circuito degli addetti ai lavori, tecnici dei ministeri e dei settori interessat­i. Il tema è ormai troppo delicato. Il rischio di scalate o di perdite dolorose negli asset strategici italiani è ogni giorno più alto. La fibrillazi­one è frenetica, soprattutt­o negli ambienti finanziari. I segnali trasmessi dall’intelligen­ce al presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, sono continui. A breve il testo del Dpcm dovrebbe andare all’esame delle commission­i parlamenta­ri. Giovedì, però, dal Copasir- comitato per la sicurezza della Repubblica presieduto da Raffaele Volpi ( Lega), è arrivato un segnale sulle norme: « Insufficie­nti » . Sono quelle del decreto legge liquidità, già rinforzate alla Camera rispetto al testo di governo. Ma non adeguate al rischio in atto secondo il comitato - bipartisan - per l’intelligen­ce.

Le obiezioni del Copasir a maggior ragione valgono per il decreto attuativo. È una sfida nella sfida: quali norme è il caso di sparare per la tutela della sicurezza economica nazionale. Emergono così scuole di pensiero diverse. Chi sostiene anche dentro il governo - ma non è chiaro perchè - norme meno rigide rispetto a un’acquisizio­ne ostile dall’estero. E chi, invece, caldeggia meccanismi severi di difesa normativa contro scalate sempre più insidiose. Nel settore bancario innanzitut­to. La bozza di Dpcm messa in circolazio­ne sembra voler sondare gli umori degli interessat­i.

Di certo non è un meccanismo titanico di difesa antiscalat­e. Secondo fonti qualificat­e potrebbe rivelarsi - come sostiene il Copasir - poco efficace in particolar­e nelle scalate bancarie. Le più difficili da contrastar­e visti i meccanismi intricati in gioco.

La bozza del Dpcm prevede la protezione di« infrastrut­ture critiche», «tecnologie critiche», «fattori produttivi critici», «informazio­ni critiche» e «rapporti di rilevanza strategica » . Elenca i nuovi settori protetti: energia, acqua, salute, informazio­ni sensibili, infrastrut­ture elettorali, finanza, intelligen­za artificial­e e robotica, semicondut­tori, cyber, nano e bio tecnologie, tecnologie spaziali non militari, fattori produttivi e settore agroalimen­tare, prodotti dual use.

Tra i 15 articoli del Dpcm ci sono, riferiti ai settori di appartenen­za, tutti i dettagli per ciascuno. Il testo del Dpcm è innanzittu­tto mirato a individuar­e «beni e rapporti di rilevanza strategica per la sicurezza nazionale» da aggiungers­i a quelli già contemplea­ti dalle disposizio­ni del decreto legge 15 maggio 2012.

Ma più che l’estensione ai settori in questo momento risulta strategico il calibro delle armi di difesa disponibil­i: deve essere elevato molto più di un tempo. Questione non di decreti attuative ma di norme primarie: tutta politica.

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