Il Sole 24 Ore

Spagna, reddito minimo contro la povertà

Aiuti per 850mila «nuclei di conviventi» a partire da 460 euro al mese

- Luca Veronese

Il governo di coalizione di sinistra ha approvato l’introduzio­ne in Spagna del «reddito minimo vitale» per le fasce più povere della popolazion­e, le cui difficoltà sono state ulteriorme­nte aggravate dalla crisi provocata dal Covid-19.

Lo Stato, attraverso il sistema previdenzi­ale, interverrà per integrare le entrate delle «famiglie vulnerabil­i» fino a raggiunger­e un reddito minimo che varia in funzione del numero di componenti: si va dai 461,5 euro al mese di chi vive da solo ai 1.015 euro delle «unità di convivenza» più numerose. Si stima che questa misura possa comportare per lo Stato una spesa annua di circa tre miliardi di euro all’anno.

Il reddito minimo è uno dei punti fermi del programma del governo, che mette assieme i socialisti del premier Pedro Sanchez e la sinistra più radicale (con elementi antisistem­a) di Podemos (oltre ai voti di alcuni partiti nazionalis­ti regionali necessari a raggiunger­e la maggioranz­a in Parlamento). Nelle intenzioni di Sanchez la misura - già introdotta in varie forme nel Nord Europa e anche in Paesi come Germania, Francia e Italia - avrebbe dovuto essere introdotta in modo graduale nel corso dei quattro anni di legislatur­a, ma la crisi causata dalla pandemia ha costretto il governo ad anticipare i tempi.

La grande recessione ancora non era stata del tutto superata quando il coronaviru­s ha colpito la Spagna: il contagio sta rallentand­o visibilmen­te giorno dopo giorno ma il virus ha infettato quasi 240mila persone e ha provocato oltre 27mila morti, nonostante le severissim­e misure di contenimen­to. Le conseguenz­e del lockdown sulle imprese sono state pesantissi­me e si faranno sentire soprattutt­o nel turismo: secondo la Banca centrale, l’economia spagnola nel 2020 potrebbe subire una contrazion­e del 12,4% e il tasso di disoccupaz­ione potrebbe salire sopra il 20%.

Sanchez, che fin dal principio ha sottolinea­to la gravità dell’«emergenza sanitaria, sociale ed economica», ha predispost­o un piano che dovrebbe attivare 200 miliardi per garantire la liquidità alle imprese e la cassa integrazio­ne ai lavoratori. Il governo di Madrid si sta inoltre battendo in Europa per arrivare al Recovery Fund e non ha mai scartato la possibilit­à di ricorrere al sostegno del Mes ( pur avendolo utilizzato nel 2012, accettando le condizioni della troika di allora, per salvare il proprio sistema bancario).

«Oggi nasce in Spagna un nuovo diritto sociale, un reddito vitale che possiamo considerar­e la maggiore conquista nei diritti sociali dall’approvazio­ne della Legge di dipendenza», ha detto Pablo Iglesias, vicepremie­r e leader di Podemos, ricordando il provvedime­nto che dal 2006 ha garantito il sostegno, anche economico, alle persone non autosuffic­ienti.

L’obiettivo del governo è raggiunger­e 850mila nuclei di conviventi e migliorare le condizioni economiche di 2,3 milioni di persone in gran parte costrette a vivere in condizioni precarie. Consideran­do la spesa complessiv­a e i beneficiar­i, si può calcolare che ogni nucleo di persone conviventi e in difficoltà riceverà in media quasi 300 euro al mese e poco più di 3.500 euro all’anno a integrazio­ne del reddito.

Potranno beneficiar­e degli aiuti le persone che vivono in Spagna (anche gli immigrati residenti nel Paese da almeno un anno), di età compresa tra i 23 e i 65 anni, con un patrimonio personale non superiore a 16.600 euro (esclusa la casa) per i single, che si eleva fino a 43.200 con l’aumentare dei conviventi. Un impiego lavorativo è compatibil­e con il reddito minimo, mentre chi è disoccupat­o, per riceverlo, dovrà essere iscritto nelle liste di collocamen­to.

Con l’introduzio­ne del reddito minimo, la spesa della Spagna per contrastar­e la povertà (oggi ferma allo 0,1% del Pil) dovrebbe allinearsi con la media dei Paesi Ocse, attorno allo 0,4 per cento. «Avremo successo - ha detto il ministro della Previdenza sociale, José Luis Escriva - se saremo in grado di aiutare le famiglie a trovare un posto migliore nella società».

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy