I commercialisti: rata Imu e dichiarazioni da prorogare
Slittamento al 30 settembre chiesto in commissione Bilancio della Camera
Necessario stabilire subito la proroga dei termini al 30 settembre per i versamenti delle dichiarazioni fiscali e della prima rata Imu. È questo l’appello del presidente del Consiglio nazionale dei dottori commercialisti ed esperti contabili, Massimo Miani, fatto in commissione Bilancio alla Camera durante l’esame del disegno di legge di conversione del decreto Rilancio ( Dl n. 34/ 2020). Una richiesta a cui si sono uniti i tributaristi dell’Int, con una lettera inviata ieri dal loro presidente al ministro dell’Economia Gualtieri.
La proroga al 30 settembre è necessaria, secondo i commercialisti, per due distinte ragioni: la scarsa liquidità in circolazione e « l’assoluta oggettiva impossibilità per gli studi professionali di provvedere all’elaborazione delle dichiarazioni nei termini ordinari » perché i professionisti in questi mesi si sono trovati a gestire una considerevole mole di attività straordinarie di assistenza nei confronti di famiglie, lavoratori e imprese per consentire loro di accedere alle misure emergenziali di sostegno al reddito e alla liquidità implementate dal Governo con i decreti Cura Italia, Liquidità e Rilancio. Non sarebbe una novità nel panorama nazionale, una proroga analoga è stata fatta lo scorso anno per i ritardi legati agli Isa.
Tra le altre richieste presentate dal presidente Miani c’è il ripristino delle compensazioni Irpef, Ires e Irap, anche prima della presentazione della relativa dichiarazione. Si tratta di un vincolo introdotto soltanto da quest’anno, che pesa sulla liquidità .
Alcune correzioni suggerite dal Consiglio nazionale dei commercialisti riguardano il lavoro autonomo. Si chiede la riduzione almeno al 10% della misura della ritenuta a titolo di acconto dell’Irpef, ora al 20%: per la categoria questa ritenuta non è più giustificata da un’esigenza di contrasto all’evasione, dato che oggi l’agenzia delle Entrate può contare su nuovi e più sofisticati strumenti, come la fattura elettronica e il ricorso alle banche dati.
Viene anche sottolineata la necessità di consentire ai lavoratori autonomi di poter svolgere l’attività in forma aggregata, eliminando gli ostacoli che mantengono parcellizzato il mercato professionale: i commercialisti chiedono perciò la neutralità fiscale delle operazioni di riorganizzazione.
I commercialisti hanno iniziato il loro intervento chiedendo di consentire ai professionisti iscritti agli Ordini di accedere al contributo a fondo perduto previsto dall’articolo 25 del Dl Rilancio. Una esclusione che i professionisti faticano ad accettare, come ha sottolineato anche Confprofessioni durante la propria audizione, e che si aggiunge a una serie di decisioni ritenute dai professionisti ordinistici come discriminatorie, e che hanno spinto tutte le professioni a mobilitarsi il 4 giugno.