Il Sole 24 Ore

«Non c’è più pressione sugli ospedali, riaprire è un rischio calcolato»

Il medico: non aspettiamo più l’arrivo dei pazienti. Il virus ora circola meno

- — Mar.B.

«Noi imedici abbiamo ancora negli occhi quelle scene scioccanti di marzo quando c’era la fila di ambulanze davanti all’ospedale per scaricare i pazienti. Ecco fortunatam­ente ora siamo in una situazione molto diversa. La pressione che c’era allora non c’è più, partirei da qui per dire che il virus al momento è sotto controllo, ma questo non significa che dobbiamo abbassare la guardia». Luca Richeldi è pneumologo al Policlinic­o Gemelli di Roma ed è uno dei membri del Comitato tecnico scientific­o che consiglia il Governo.

Quindi si possono riaprire i confini, anche con la Lombardia?

La situazione è sempre stata variegata sin dall'inizio dell’epidemia che in Italia bisogna ricordarlo è cominciata in Lombardia. Quindi non mi stupisce che ci siano più casi lì. Come medico e cittadino trovo incoraggia­nte che non arrivino notizie di ospedali sotto pressione compresi quelli lombardi.

Ma non sono ancora troppi i contagi?

Difficle dire se siano troppi o pochi. Molti di questi casi vengono trovati grazie all’impegno nella ricerca dei positivi attraverso i tamponi e i test sierologic­i. Siamo passati dal subire l’arrivo dei pazientiad andarli a cercare.

Quindi non dobbiamo allarmarci?

A parte la minore pressione sugli ospedali che ci conforta ora abbiamo anche un sistema di monitoragg­io dei dati condiviso tra Regioni, ministero della Salute e Iss che ci permette di monitorare costanteme­nte la situazione e quindi prendere rapidament­e le misure necessarie che dovessero servire. E poi è cresciuta la capacità delle Regioni di scoprire nuovi casi, compresa la Lombardia al di là delle polemiche che sono inutili.

Lei come medico riaprirebb­e?

È chiaro che nella mia profession­e prevale sempre la cautela. Forse si può aspettare ancora di più. Credo però che si tratti di un rischio calcolato che la politica, a cui spetta questo tipo di scelte, può assumere sulla base di dati che non sono allarmanti.

Ma perché ci sono meno casi gravi?

Il virus circola di meno grazie al lockdown che è stato efficace così come ora aiuta il distanziam­nto e l’uso delle mascherine. Meno virus che circola significa meno casi e anche meno esposizion­e e quindi meno carica infettante che è ridotta e quindi si hanno casi meno gravi.

È mutato il virus?

Non lo possiamo ancora dire, ma non è escluso. Ce lo dirà, spero nelle prossime settimane, chi lo sta studiando.

Ma può sparire nei prossimi mesi?

Credo di no, ma potrebbe mutare circolando nella popolazion­e sotto traccia con forme cliniche senza sintomi o con pochi sintomi. È già successo per altri virus in passato.

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LUCA RICHELDI Pneumologo Gemelli di Roma e membro del Comitato tecnico scientific­o

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