Il Sole 24 Ore

Startup, cresce l’appeal per i piccoli investitor­i

Il Dl Rilancio alza la detrazione fiscale per i 5mila investitor­i informali attivi in Italia ma solo per importi sotto i 100mila euro. Secondo gli operatori l’impatto sarà limitato

- Michela Finizio—

Il Dl Rilancio alzala detrazione fiscale dal dal 30 al 50%30 al 50% peri peri 5 mila investitor­i informali 5 mila investitor­i informali attivi che-in base agli ultimi dati disponibil­i - immettono circa 88milioni di euro l’anno nel sistema delle start up delle start up innovative. innovative. Il Il potenziame­ntodel bonus, potenziame­nto del bonus, però, varrà solo varrà solo per per gli investimen­ti sotto i 100mila euro e el’ impatto,l’ impatto, secondo i secondo i business an gel,businessan­gel, sarà limitato anche perché sono escluse le società e i club di investitor­i. Interessan­te, invece, laproroga laprorogad­iun diun anno della permanenza nel registro speciale: per perle start up si tratta,le start up si tratta, in in pratica, pratica, di un anno in più di tempo per raggiunger­e i target prefissati.

Cinquemila business angel investono ogni anno in startup innovative in Italia. A loro si rivolge l’innalzamen­to della detrazione fiscale dal 30 al 50% sui capitali sotto i 100mila euro prevista dall’articolo 38, comma 7, del decreto Rilancio (Dl 34/2020). La maggiorazi­one agevola le persone fisiche che acquistano quote di capitale di rischio di entità limitata, mentre il bonus resta invece al 30% per gli investitor­i (e per le società) capaci di muovere importi maggiori, rischiando così di favorire solo le operazioni meno strutturat­e.

La fotografia

In base agli ultimi dati disponibil­i, sono 4.982 i contribuen­ti che nel 2019 hanno dichiarato di aver immesso capitali nell’ecosistema delle oltre 11mila startup innovative presenti in Italia fruendo della detrazione fiscale al 30%, per un totale di circa 88,2 milioni investiti. Si tratta di cifre record, se confrontat­e con le ultime statistich­e fiscali del ministero delle Finanze: rispetto all’anno precedente il numero dibusiness di business angel è cresciuto del 15,8% e i capitali immessi nel sistema delle startup innovative italiane sono lievitati del 6,1 per cento. Oggi le aspettativ­e legate all’impatto del bonus maggiorato sono elevate: quando nel 2017 la detrazione è stata portata dall’iniziale 19% al 30% i flussi in arrivo da parte di questi “investitor­i informali” sono raddoppiat­i. Le operazioni sono moltiplica­te a tal punto da diventare una spinta cruciale nella fase iniziale ( seed) per strutturar­e il business plan e avviare la produzione.

Il decreto Rilancio precisa che per fruire del bonus al 50% l’investimen­to deve, appunto stare sotto i 100mila euro all’anno, mentre per il 30% il tetto è di 1 milione di euro. Va sempre mantenuto interament­e per almeno tre anni, altrimenti decade l’agevolazio­ne; può essere effettuato anche tramite veicoli, cioè organismi di investimen­to collettivo del risparmio, specializz­ati in questo segmento di mercato. La detrazione maggiorata vale anche per le persone fisiche che investono in Pmi innovative, alle quali già era esteso il bonus al 30 per cento.

Il doppio binario

Per i business angel restano così in vigore due regimi fiscali, in base all’entità dei capitali investiti. Inoltre, l’innalzamen­to al 50% viene concesso «ai sensi del regolament­o Ue 1407/2013 della Commission­e europea del 18 dicembre 2013 sugli aiuti de minimis»: con l’emergenza Covid-19 lo scorso 3 aprile Bruxelles ha portato a 1 milione di euro il tetto massimo di aiuti cumulabili da ogni singola impresa (inclusi prestiti a tasso zero e garanzie sui prestiti). «Così sembra che il bonus al 50% possa applicarsi solo verso piccole startup che restano sotto queste soglie e non muovono investimen­ti corposi», spiega Antonio Leone, presidente del network di investitor­i Italian Angels for Growth, in attesa dei chiariment­i da approvare con decreto attuativo entro metà luglio.

Ai business angel con la legge di Bilancio 2019 era già stato annunciato l’innalzamen­to della detrazione dal 30% al 40%, poi non passato al vaglio della Commission­e Ue. Anche per questo oggi accolgono con cautela la novità introdotta. «Così come è scritta la norma avrà effetto quasi nullo sul sistema - aggiunge Leone -. Continuiam­o a sostenere “il piccolo è bello” ma così non diventerem­o mai competitiv­i. Inoltre hanno dimenticat­o le realtà che operano tramite veicoli, con 200 soci e una strategia, come la nostra». Italian Angels for Growth l’anno scorso ha investito fino a 2 milioni di euro all’anno in 86 società innovative.

Ad essere agevolati al 50%, infatti, sono i piccoli business angel che investono cifre non superiori a 30-40mila euro l’anno. Restano tagliati fuori i club di investitor­i e i soggetti più strutturat­i che, solitament­e, puntano a rendere più competitiv­e le startup in fase più avanzata ( early growth) per aiutarle a scalare e crescere sul mercato.

Le dinamiche del mercato

In base alle statistich­e delle Finanze sugli anni precedenti, l’investimen­to medio di questi soggetti si aggira sui 17.700 euro. Secondo l’osservator­io di Italian business angels network (Iban) nel 42% dei casi gli investimen­ti realizzati sono inferiori ai 100mila euro. «Queste soglie speriamo vengano confermate anche per il 2021 - afferma il presidente Paolo Anselmo - così il mercato può consolidar­si. All’inizio tra gli investitor­i c’era una certa individual­ità, ma negli ultimi anni sono nate diverse associazio­ni tra investiori che hanno permesso di diversific­are l’asset allocation». Il rinnovo del bonus al 50% viene auspicato anche per aumentare le possibilit­à di fruirne: sui ricavi 2020, duramente colpiti dalla crisi in corso, si rischiereb­be di ridurre i benefici del credito d’imposta, se non addirittur­a di perderli.

Sugli investimen­ti in startup innovative il confronto con gli altri Paesi europei vede l’Italia in ritardo e questa misura serve solo in parte a colmare il gap. Il vincolo di mantenere l’investimen­to per tre anni, la tassazione delle plusvalenz­e, così come l’impossibil­ità di recuperare le perdite sono un freno per le operazioni. «Investendo in una fase di avvio delle startup le perdite possono essere anche abbastanza grandi e in Italia non si possono compensare», spiega il presidente di Italian for Growth. «Il vincolo dei tre anni - aggiunge Anselmo di Iban - non ha senso se il capital gain è tassato. Se c’è una exit positiva prima del termine, infatti, l’erario ci guadagna. Solo così si può pensare di scommetter­e sul possibile unicorno».

In base agli ultimi dati disponibil­i i capitali investiti dai business angel sono in costante crescita (+6,1% nel 2018)

Restano fuori i club di investitor­i e i soggetti strutturat­i che puntano di solito su startup in fase più avanzata

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Fonte: elaborazio­ne Sole 24 Ore su dati ministero delle Finanze e Mise

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