Il Sole 24 Ore

Profession­isti, quattro su dieci hanno incassato il primo aiuto da 600 euro

Così gli iscritti alle Casse hanno ottenuto il sostegno di marzo. Poche istanze bocciate. Boom anche per gli assegni degli enti

- Cherchi Uva

Quasi uno su due ( il 36%) dei profession­isti iscritti alle Casse ha chiesto e ottenuto il bonus 600 euro di marzo. Un esercito di mezzo milione di profession­isti ordinistic­i, guidato da 140mila avvocati e 100mila tra architetti e ingegneri. Con alcune profession­i nelle quali i 600 euro sono stati richiesti da quasi due terzi della categoria (biologi, psicologi e geometri).

È questa la fotografia più aggiornata della prima richiesta di aiuto anti-Covid da parte dei profession­isti ordinistic­i secondo i dati che venerdì scorso le Casse hanno inviato al ministero del Lavoro. Una immagine che arriva proprio nel mezzo delle proteste sui profession­isti dimenticat­i - ed esclusi , ad esempio dai contributi a fondo perduto - che ha spinto i rappresent­anti degli Ordini a convocare per il 4 giugno gli Stati generali. E mentre è tutto da scrivere l’intervento per i mesi di aprile e maggio, che è privo sia dei requisiti di accesso che dell’importo stesso dei bonus.

Le indennità statali

L’obbligo di iscrizione a un’unica Cassa (introdotto in corsa e ora cancellato per aprile e maggio) ha costretto molti enti a respingere istanze già pervenute o qualche iscritto a ritirare la richiesta (ad esempio nel 90% dei casi per gli psicologi). Anche così si spiega oltre il 5% di domande respinte (che in alcuni casi comprende anche quelle ritirate dai richiedent­i). Ora invece la modifica del perimetro dei beneficiar­i del sostegno - oltre all’eliminazio­ne del vincolo di iscrizione esclusiva a una Cassa, l’estensione della misura ai dipendenti a tempo determinat­o - in alcuni casi comporterà un significat­ivo allargamen­to della platea. Ad esempio, per i farmacisti: «Ci risultano circa 2.800 profession­isti con contratti di lavoro a tempo determinat­o - spiega Marco Lazzaro, direttore generale dell’Enpaf, la Cassa della categoria -. Questo significa che le 3.500 domande pervenute per l’indennità di marzo ora potrebbero quasi raddoppiar­e » . D’altro canto, però, il perimetro potrebbe restringer­si per il nuovo limite introdotto dal decreto legge Rilancio che vieta l’accesso ai profession­isti che hanno un contratto subordinat­o a tempo indetermin­ato.

I fondi delle Casse

Al proprio ente di previdenza i profession­isti si sono rivolti in questi mesi non solo per chiedere i 600 euro statali ma anche per altri sostegni (a carico delle Casse stesse) sempre per liquidità immediata. Un vero boom, ad esempio, l’ha avuto il bonus da mille euro messo a disposizio­ne da Enpam per i medici: oltre 80.776 le domande già liquidate (il doppio di quelle giunte per i 600 euro). Ma in tasca a i profession­isti ne restano solo 800, 200 vanno in tasse, in netto contrasto - sottolinea­no da Enpam - con il bonus statale che invece è esente.

Anche la proposta di Inarcassa di finanziame­nti senza interessi da 5mila a 50mila euro è stata ben accolta: in poco più di due settimane sono arrivate 4.205 richieste per circa 130 milioni di euro, assorbendo la totalità dello stanziamen­to di 5 milioni a copertura degli interessi. Il bando è stato momentanea­mente sospeso e intanto Inarcassa ha deciso di portare il plafond a 55 milioni. Ora si attende la valutazion­e dei ministeri vigilanti per ripartire con i sostegni finanziari. Sul fronte dei finanziame­nti si è mossa anche la Cassa dei veterinari ( 2 milioni di prestiti agevolati fino a 10mila euro per chi ha avuto una riduzione di fatturato), quella dei ragionieri ( portato a 760mila euro - più che raddoppiat­o - lo stanziamen­to per i sussidi straordina­ri agli iscritti in difficoltà), il Notariato ( finanziame­nti di liquidità a condizioni favorevoli grazie ad accordi con le banche).

Nello stesso filone i consulenti del lavoro (oltre 400 i prestiti agevolati attivati da restituire in 5 anni e 151 i sussidi a fondo perduto per importi da 3mila a 10mila euro) e i giornalist­i (assegno “una tantum” di 500 euro per gli iscritti alla gestione separata non titolari di pensione e con determinat­i requisiti).

Tra le misure della Cassa dei dottori commercial­isti più apprezzate c’è il contributo per gli affitti ( 50% dei canoni per il periodo da febbraio a maggio 2020, fino a un massimo di mille euro a chi ha redditi sotto i 50mila euro): 1.800 domande in due settimane.

Un altro filone importante è quello delle coperture sanitarie, con tutte le Casse che hanno previsto contributi ad hoc per gli iscritti in quarantena, contagiati o ricoverati. Così, ad esempio, architetti, ingegneri, veterinari, geometri e psicologi. Questi ultimi sono in attesa di capire il peso dei bonus di aprile e maggio per decidere altri sostegni per stato di bisogno a chi resta fuori.

Anche i periti industrial­i hanno richiesto i servizi welfare, tra cui la polizza Emapi che prevede check-up, esami di diagnostic­a e copertura ricoveri in terapia intensiva. L’Epap, la Cassa pluricateg­oriale, ha battuto la strada del welfare attivo, mettendo a disposizio­ne degli iscritti incarichi nel settore agroalimen­tare: 201 le candidatur­e già ricevute.

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L’assegno del Cura Italia

La prima volta è stato previsto dall’articolo 44 del Cura Italia (Dl 18/2020). Il decreto Lavoro-Economia del 28 marzo ha poi fissato l’importo dell’indennità (600 euro) e i requisiti per ottenerla (limiti di reddito, riduzione o cessazione dell’attività). In corso d’opera il Liquidità (Dl 23) ha introdotto il criterio di iscrizione esclusiva alla Cassa di previdenza, ora cancellato dal Rilancio (Dl 34)

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