Il crowdfunding avanza Ora servono regole Ue
Decollano le nuove operazioni ma è indispensabile l’approvazione delle norme europee che uniformino le piattaforme nazionali
Anche in piena crisi Covid, sul crowdfunding immobiliare arrivano le novità. Nel segmento equity è appena sbarcata Mamacrowd, con un investimento residenziale a Milano, certificato da Bureau Veritas Nexta, la cui raccolta si chiude a luglio e punta alla bellezza di 4 milioni di euro, con un obiettivo di rendimento annuo (Roi) del 13,3%. Si afferma Concrete Investing, che ha rimborsato il progetto Torre Milano e appena raccolto oltre 2 milioni per un altro progetto milanese (rendimento anuale Irr del 13,6%). Il leader è sempre Walliance, che ha messo nel paniere un’operazione a New York, una più recente a Venezia, si appresta a sbarcare in Francia e dalla nascita ha ormai raccolto quasi 20 milioni di euro, rimborsandone 3,7. Secondo i dati forniti dalle società vanno bene anche tanti operatori di tipo lending: Rendimento etico, da aprile 2019, ha raccolto già oltre 11 milioni con più di 2mila piccoli investitori attivi. Mentre Trusters ha già finanziato 43 progetti, di cui 10 già rimborsati, forte di una politica di trasparenza che poggia anche sulla scrittura delle operazioni in blockchain.
Eppure, non mancano le ombre. La normativa italiana è ancora incompleta, crescono i delusi e anche lo scenario economico potrebbe cambiare. «In primo luogo, a ogni rendimento corrisponde un grado di rischio, in questo caso insito nel fatto che il profitto non è garantito – ragiona Giancarlo
Giudici, direttore scientifico dell’Osservatorio crowdinvesting del Politecnico di Milano–. Poi, inizialmente, le piattaforme hanno saputo contrattare con i costruttori condizioni allettanti. E in effetti il mercato ha reagito, lo strumento piace perché permette di investire nel mattone, diversificando piccole somme su più progetti. Ma gli stessi risultati possono non replicarsi in futuro, perché il denaro in banca costa poco e gli sviluppatori potrebbero trovare non conveniente pagare tassi così elevati, su quella porzione di prestito che deriva dal crowdfunding».
Si aggiunga a questo che il business di qualche big del settore inizia a scricchiolare. È il caso di Housers, operatore spagnolo attivo anche in Italia con decine di progetti sparsi in Europa, che negli anni ha attirato migliaia di piccoli investitori. Un sito di recensioni certificate come Trustpilot raccoglie diversi utenti delusi (alcuni dei quali interpellati dal Sole 24 Ore) che lamentano continue proroghe e rimborsi che non arrivano, oltre che una carenza di risposte dal customer care. Punti su cui Housers non ha risposto a una nostra richiesta di spiegazione. In almeno una piattaforma lending italiana c’è anche un problema di conflitto di interessi, per ora non in contrasto con la legge, poiché in alcuni progetti il titolare della società proponente è lo stesso della piattaforma. «Rispetto agli investitori, sia i gestori di portali equity crowdfunding sia quelli di lending hanno sostanzialmente la stessa funzione: sono intermediari tra il pubblico degli investitori e i promotori dei progetti da finanziare, in equity o debito. Il loro ruolo principale è quello di selezionare i progetti migliori, pur non avendo una responsabilità diretta sul buon esito dell’operazione», spiega l’avvocato Giovanni Cucchiarato, partner dello studio legale Dwf Italy. «Eppure, i gestori delle piattaforme equity sono soggetti autorizzati ed iscritti in un apposito registro tenuto da Consob, che vigila sul rispetto della normativa, obbligati a rispettare una policy sul conflitti d'interessi e a sottoscrivere una polizza assicurativa». Invece le piattaforme lending, dal punto di vista legale, figurano come “agenti” di istituti di pagamento esteri (i più usati sono la francese LemonWay e la spagnola PayArea). Di fatto svolgono un’attività spesso assimilabile a quella dei gestori equity, ma senza sottostare ad alcuna normativa specifica, se non al Tub (Testo unico bancario) e una sorta di linea guida di quattro anni fa emessa da Banca d'Italia (584/2016). In futuro non sarà più così. Dopo anni di gestazione, a ottobre il Parlamento Ue dovrebbe approvare finalmente un regolamento comunitario sul settore (Regolamento sugli Ecsp - European Crowdfunding Service Providers) con regole omogenee per tutta l’Unione, che permetteranno alle piattaforme di operare in tutti i Paesi Ue e allo stesso tempo sottoporranno a criteri rigidi e uguali per tutti qualunque tipo di piattaforma. Queste novità, però, difficilmente saranno operative prima del 2022.
Conflitti di interesse, rendimenti non sempre ottenuti e vuoti legislativi minano lo sviluppo del settore