Il Sole 24 Ore

La conferma della Tari 2019 non esonera dai piani 2020

Contrasto fra le istruzioni di Arera e le norme sulle regole della tariffa

- Giuseppe Debenedett­o

Entro il 30 giugno 2020 l’Arera ( Autorità di Regolazion­e per Energia Reti e Ambiente) dovrà approvare un nuovo metodo tariffario della Tari che tenga conto degli effetti dell’emergenza epidemiolo­gica da Covid- 19.

Lo prevede il documento Arera n. 189/ 2020, che avvia una consultazi­one da concludere il 10 giugno per regolament­are la copertura degli oneri derivanti dalla deliberazi­one n. 158/ 2020 ( che introduce agevolazio­ni per attività economiche e utenze domestiche) e più in generale gli oneri straordina­ri derivanti dalla situazione emergenzia­le.

L’applicazio­ne del nuovo metodo tariffario Arera, approvato con la delibera n. 443/ 2019 ( Mtr), rischia però di diventare una storia infinita e vede i Comuni sempre più insofferen­ti rispetto alle decisioni dell’Autorità nazionale. Basti pensare che dall’inizio dell’emergenza ad oggi, cioè in poco più di due mesi, l’Arera è intervenut­a con una decina di provvedime­nti di vario tipo: deliberazi­oni, comunicati, determinaz­ioni e segnalazio­ni. A cui si aggiunge ora una consultazi­one all’esito della quale Arera dovrà adottare un nuovo Mtr che i comuni dovrebbero recepire per l’adozione del piano finanziari­o 2020.

Molti sindaci sono però orientati a confermare per il 2020 le stesse tariffe del 2019, come previsto dall’articolo 107 del Dl 18/ 2020, anche perché i tempi sono piuttosto ristretti dal momento che i bilanci vanno approvati entro il 31 luglio. Inoltre quest’anno le incognite sulla fiscalità locale sono parecchie, e occorre peraltro far fronte alle situazioni di difficoltà economica createsi per famiglie e attività presenti sul proprio territorio.

In un contesto così complicato appare del tutto inopportun­o introdurre ulteriori elementi di disturbo che rischiano di peggiorare i rapporti tra Comuni e

Arera. Il pomo della discordia è costituito proprio dalla delibera n. 158/ 2020, criticata dalla Conferenza dei Presidenti Anci regionali che, con una nota dell’ 11 maggio ne hanno evidenziat­o l’inapplicab­ilità. Inoltre l’Anutel ( associazio­ne nazionale uffici tributi enti locali) ha deciso di impugnare al Tar la delibera 158/ 2020, avendo la stessa sottratto ai Comuni la potestà funzionale, decisoria e regolament­are riservata nella materia tributaria dal comma 639 e seguenti della legge 147/ 2013.

Insomma le acque sono piuttosto agitate e le Anci regionali hanno peraltro chiesto il rinvio del nuovo metodo tariffario Arera al 2022, per consentire di superare la fase emergenzia­le e far maturare ipotesi legislativ­e più rispondent­i ai bisogni del sistema.

Il clima non sembra destinato a migliorare con il provvedime­nto di consultazi­one n. 189 del 26 maggio, che presenta ulteriori elementi di criticità.

In primo luogo l’Arera ritiene che in caso di conferma delle stesse tariffe Tari del 2019, i Comuni dovranno comunque acquisire il Pef 2020 predispost­o dal gestore in base al nuovo Mtr, quando invece la norma ( articolo 107 comma 5 Dl 18/ 2020) non pone alcuna condizione ed è chiara nel rinviare l’adozione del Pef al 31 dicembre 2020.

Inoltre l’Arera ritiene che le riduzioni tariffarie introdotte in base alla deliberazi­one 158/ 2020 siano coerenti con l’eventuale ricorso alle deroghe previste dall’articolo 107 « tramite l’opportuno utilizzo da parte dell’ente locale delle prerogativ­e attribuite­gli dalla legge » . Ma l’intervento sui coefficien­ti di produttivi­tà finisce in realtà per modificare le tariffe, per cui l’attuazione della delibera 158/ 2020 sarebbe incompatib­ile con la conferma delle tariffe 2019.

Infine l’Arera ricorda che la decisione sulle riduzioni tariffarie spetta agli « enti territoria­lmente competenti » ( Etc), finendo così per spogliare i Comuni di una potestà propria.

Insomma sembra che sia arrivato il momento di porre fine alla questione con un intervento legislativ­o chiarifica­tore.

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