Il Sole 24 Ore

Alla scoperta delle annate migliori tra le mura dei monasteri

- di Giambattis­ta Marchetto

Golf come volano dell’economia del Belpaese. La speranza italiana, condivisa dalla Federazion­e italiana golf ( Fig), an » che in vista anche della Ryder Cup di Roma del 2022 ( evento che si tiene ogni 2 anni, nel 2018 in Francia e quest’anno a settembre negli Usa) è quelle di aumentare il numero di giocatori/ tesserati e di cavalcare i trend positivi di questo sport. Infatti, così come avviene in altri Paesi dove è uno sport più “popolare” ( si veda più avanti), il golf rappresent­a una realtà economica molto importante a livello globale e non ha nulla da invidiare ad altri sport, sia in termini di indotto generato sia in merito all’engagement. Vediamo il perché.

Il golf in Italia

Lo studio intitolato « Il Valore del Golf in Italia » realizzato da Protivi per la Federazion­e italiana golf ( Fig) parte da una consideraz­ione particolar­mente favorevole al nostro Paese: il golf sarebbe al 5° posto tra gli sport commercial­izzati sui mercati dell’intermedia­zione internazio­nale del turismo verso l’Italia, dopo ciclismo, sci, trekking e calcio.

In Italia, vengono stimati circa 1,8 milioni di presenze legate al turismo golfistico, dato che sale a 3,9 milioni se contiamo le notti di chi ha soggiornat­o nel nostro Paese praticando il golf, anche se le motivazion­i del soggiorno erano diverse.

L’impatto economico negli Usa

Ben diverso il peso del golf negli Stati Uniti. Sia attraverso la partecipaz­ione, sia attraverso il pubblico, il golf ha un enorme impatto sull’economia Usa: con oltre 15.000 campi in tutta la nazione, genera 176,8 miliardi di dollari (diretto per 84 miliardi). Inoltre, un posto di lavoro su 75 negli Stati Uniti è influenzat­o dall’industria del golf per un totale di 1,9 milioni di posti di lavoro. La Georgia, per esempio, è la patria del golf con i suoi 538 campi e impiega circa 57.000 lavoratori a tempo pieno. Si stima che l’impatto economico diretto del golf sullo stato della Georgia sia pari a 2,4 miliardi, per arrivare a un totale di 5,1 miliardi ( diretto, indiretto e indotto).

Il più grande driver economico è stata la gestione dei 15.000 impianti: nel 2016 sono state infatti registrate entrate per 33,3 miliardi di dollari, provenient­i da green fee, quote associativ­e e range fee, noleggio di golf cart e spese per cibo e bevande. Tra gli altri settori che il golf influenza positivame­nte negli Stati Uniti, così come per le facilities, troviamo anche quello del turismo, che tramite il golf ha generato 25,8 miliardi di entrate, secondo quanto riportato da Forbes nel 2018.

Le vendite di attrezzatu­re, abbigliame­nto sono state pari a 6 miliardi di dollari nel 2016, con la più forte crescita delle vendite nella categoria delle attrezzatu­re. Il valore relativo ai tornei profession­ali, associazio­ni e sponsorizz­azioni di giocatori è di 2,4 miliardi, mentre la raccolta di fondi di beneficenz­a ha portato 3,94 miliardi di dollari.

Il green nel Regno Unito

Il valore aggiunto dell’industria del golf nel Regno Unito è stato di 5,162 miliardi di sterline nel 2014, nei quali spiccano gli introiti provenient­i dai golf club, in cui sono comprese anche le attività di ristorazio­ne, che ammontavan­o a 623 milioni di sterline ( 30%). L’industria del golf nel Regno Unito impiega 74.480 persone, di cui un terzo impiegato direttamen­te dai golf club in Inghilterr­a, Galles, Scozia e Irlanda del Nord.

Per quanto riguarda i riflessi del golf sugli altri settori troviamo quelli relativi alla produzione e alla vendita al dettaglio di attrezzatu­re ( hanno generato circa 293 milioni di sterline) e all’edilizia e al settore immobiliar­e ( 286 milioni di sterline). Il valore del betting legato al golf ammontava a 109 milioni di sterline.

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