Tim disposta a tutto, senza perdere il controllo
Gestire l’infrastruttura all’interno del gruppo: gi altri modelli hanno fallito
Telecom deve continuare a gestire la rete fissa anche in caso di integrazione della rete in fibra ottica. « Lo direi anche da semplice economista. Questa è una dote che ha solamente Tim in Italia. Per questo è giusto che continui a gestire la rete fissa anche quando e se questa diventerà unica con l'integrazione di cui si parla da tempo fra i due operatori di rete in fibra ottica » . Il messaggio, forte e chiaro, era arrivato dal presidente Telecom Salvatore Rossi in un'intervista rilasciata a fine febbraio, dove l'ex direttore generale di Banca d'Italia offriva la disponibilità della compagnia a dialogare per individuare una soluzione soddisfacente per tutti.
«Tutti pensano che dovremmo avere una rete unica, ci sono state tante dichiarazioni: la domanda è come farlo piuttosto che se dovremmo farlo», aveva aggiunto l’ad Luigi Gubitosi a maggio, in conference con gli analisti, auspicando un intervento del Governo. «Abbiamo parlato a lungo con Open Fiber in passato. Penso che dovremmo passare ai fatti - aveva infatti sottolineato - e spero che il Governo, che ha espresso tanto interesse per una rete unica, aiuti a risolvere questo puzzle».
La linea di Telecom comunque è stata messa nero su bianco rispondendo per iscritto alle domande degli azionisti in occasione dell’ultima assemblea a porte chiuse. La rete - aveva argomentato la società - deve restare «sotto il controllo di un operatore verticalmente integrato quale Tim, piuttosto che sposare un modello “wholesale only” che si è rivelato fallimentare ovunque sia stato applicato». Telecom si era mostrata interessata anche a discutere dell’introduzione della Rab, meccanismo utilizzato per stabilire per esempio i pedaggi autostradali riconoscendo una remunerazione predeterminata agli investimenti.
Intanto però, nelle more, l'ex monopolista sta negoziando l’ingresso di KKR nel capitale di una newco, cui conferire la rete secondaria (il tratto dalla centrale all’utente finale), nella quale il fondo Usa dovrebbe rilevare una quota intorno al 40%. Valutazione di base: 7,5 miliardi, di cui 4,2 miliardi di equity e 3,3 di debito. Orizzonte di investimento di 15 anni per KKR che conta di ricavarne un ritorno dell'ordine del 9% all'anno. Gubitosi è convinto che l'operazione possa facilitare le trattative con Open Fiber.