Il testo oggi alla prova del primo vertice Conte-maggioranza
Il Pd: il codice appalti va difeso di più. M5S: serve un super coordinatore
Oggi pomeriggio i capidelegazione della maggioranza si ritroveranno di nuovo a Palazzo Chigi per chiudere, o almeno questa è l’intenzione di Giuseppe Conte, il dossier semplificazioni. La bozza di decreto, anticipata domenica dal Sole 24 Ore e studiata in queste ore dai quattro partiti che sostengono il governo, non sembra per ora aver suscitato levate di scudi. E questo, dal punto di vista del premier, è già un passo avanti. Ma un testo definitivo ancora non c’è, come fanno notare dal Pd e da Italia Viva, e «il diavolo si nasconde nei dettagli».
Per questo già nella riunione di oggi, in cui si discuterà anche dello scostamento di bilancio da 20 miliardi e della “manovrina” di luglio, arriveranno richieste di correttivi. Per il Pd il Codice degli appalti va difeso di più: «Dev’essere chiaro che non è né cancellato né sospeso», è la posizione. Una linea ribadita dal ministero dei Trasporti guidato da Paola De Micheli: mancano ancora molte parti, si fa notare, tra cui il chiarimento che le gare si faranno con le modalità veloci già previste dal Codice.
Ma i “lacciuoli” contenuti nel Codice appalti sono proprio quelli che il leader di Italia Viva, Matteo Renzi, e gli stessi Cinque Stelle chiedono di superare per dare uno sprint alla partenza dei cantieri. «È un primo passo avanti - concede Renzi in questa fase più conciliante con il premier - ma è chiaro che se l’impianto resta questo occorrerà varare subito un decreto a parte per sbloccare i cantieri». Anche il viceministro M5S alle Infrastrutture, Giancarlo Cancelleri, pur soddisfatto del lavoro svolto, teme che il tentativo di mediare tra le posizioni in campo possa produrre lungaggini e minare l’efficacia del provvedimento. «Proporrò la nomina di un responsabile dell’attuazione del piano opere: o un sottosegretario ad hoc o un coordinatore alle dipendenze del presidente del Consiglio», anticipa Cancelleri. «Tutti devono capire che le risorse che riusciremo a mettere a terra in questo piano saranno l’architrave per la ripartenza dell’Italia».
Se a questo si aggiunge la reazione negativa della sinistra di Leu, è chiaro che la composizione del quadro risulta più difficile di quanto appaia a prima vista. «Stando a quanto trapelato finora - dice la capogruppo al Senato Loredana De Petris - per noi il testo è per molti versi inaccettabile. Non possiamo permetterci passi indietro sulla tutela dell’ambiente».
Il ministro pentastellato Sergio Costa, però, si dice «particolarmente orgoglioso della norma che prevede la Valutazione d’impatto ambientale ad hoc per le opere che rispondono al Piano nazionale energia e clima, una corsia preferenziale per rispettare i tempi del piano e realizzare la transizione energetica». Per Costa servirebbe inoltre una norma «che introduca una scuola superiore di alta formazione ambientale per tutti i professionisti ambientali d’Italia».
Dal confronto odierno si capirà quanto è realistica l’ipotesi di un arrivo del decreto in Consiglio dei ministri già entro la settimana, giovedì o venerdì. Perché a Palazzo Chigi non escludono che i lavori possano proseguire anche oltre. Tra i nodi ancora da sciogliere c’è per il M5S la riforma dell’abuso d’ufficio, per limitare il reato ai soli casi di dolo, che andrà fatta digerire. E vanno superate le divergenze interne sulle deroghe al Codice appalti. Anche di questo, oltre che dell’intera agenda di governo e dello scoglio Mes, ha discusso lo stato maggiore del M5S ieri sera, dalla delegazione governativa al capo politico Vito Crimi.
Nella riunione di oggi si discuterà anche dello scostamento di bilancio da 20 miliardi e della “manovrina” di luglio