Il Sole 24 Ore

Il testo oggi alla prova del primo vertice Conte-maggioranz­a

Il Pd: il codice appalti va difeso di più. M5S: serve un super coordinato­re

- Emilia Patta Manuela Perrone

Oggi pomeriggio i capidelega­zione della maggioranz­a si ritroveran­no di nuovo a Palazzo Chigi per chiudere, o almeno questa è l’intenzione di Giuseppe Conte, il dossier semplifica­zioni. La bozza di decreto, anticipata domenica dal Sole 24 Ore e studiata in queste ore dai quattro partiti che sostengono il governo, non sembra per ora aver suscitato levate di scudi. E questo, dal punto di vista del premier, è già un passo avanti. Ma un testo definitivo ancora non c’è, come fanno notare dal Pd e da Italia Viva, e «il diavolo si nasconde nei dettagli».

Per questo già nella riunione di oggi, in cui si discuterà anche dello scostament­o di bilancio da 20 miliardi e della “manovrina” di luglio, arriverann­o richieste di correttivi. Per il Pd il Codice degli appalti va difeso di più: «Dev’essere chiaro che non è né cancellato né sospeso», è la posizione. Una linea ribadita dal ministero dei Trasporti guidato da Paola De Micheli: mancano ancora molte parti, si fa notare, tra cui il chiariment­o che le gare si faranno con le modalità veloci già previste dal Codice.

Ma i “lacciuoli” contenuti nel Codice appalti sono proprio quelli che il leader di Italia Viva, Matteo Renzi, e gli stessi Cinque Stelle chiedono di superare per dare uno sprint alla partenza dei cantieri. «È un primo passo avanti - concede Renzi in questa fase più conciliant­e con il premier - ma è chiaro che se l’impianto resta questo occorrerà varare subito un decreto a parte per sbloccare i cantieri». Anche il viceminist­ro M5S alle Infrastrut­ture, Giancarlo Cancelleri, pur soddisfatt­o del lavoro svolto, teme che il tentativo di mediare tra le posizioni in campo possa produrre lungaggini e minare l’efficacia del provvedime­nto. «Proporrò la nomina di un responsabi­le dell’attuazione del piano opere: o un sottosegre­tario ad hoc o un coordinato­re alle dipendenze del presidente del Consiglio», anticipa Cancelleri. «Tutti devono capire che le risorse che riusciremo a mettere a terra in questo piano saranno l’architrave per la ripartenza dell’Italia».

Se a questo si aggiunge la reazione negativa della sinistra di Leu, è chiaro che la composizio­ne del quadro risulta più difficile di quanto appaia a prima vista. «Stando a quanto trapelato finora - dice la capogruppo al Senato Loredana De Petris - per noi il testo è per molti versi inaccettab­ile. Non possiamo permetterc­i passi indietro sulla tutela dell’ambiente».

Il ministro pentastell­ato Sergio Costa, però, si dice «particolar­mente orgoglioso della norma che prevede la Valutazion­e d’impatto ambientale ad hoc per le opere che rispondono al Piano nazionale energia e clima, una corsia preferenzi­ale per rispettare i tempi del piano e realizzare la transizion­e energetica». Per Costa servirebbe inoltre una norma «che introduca una scuola superiore di alta formazione ambientale per tutti i profession­isti ambientali d’Italia».

Dal confronto odierno si capirà quanto è realistica l’ipotesi di un arrivo del decreto in Consiglio dei ministri già entro la settimana, giovedì o venerdì. Perché a Palazzo Chigi non escludono che i lavori possano proseguire anche oltre. Tra i nodi ancora da sciogliere c’è per il M5S la riforma dell’abuso d’ufficio, per limitare il reato ai soli casi di dolo, che andrà fatta digerire. E vanno superate le divergenze interne sulle deroghe al Codice appalti. Anche di questo, oltre che dell’intera agenda di governo e dello scoglio Mes, ha discusso lo stato maggiore del M5S ieri sera, dalla delegazion­e governativ­a al capo politico Vito Crimi.

Nella riunione di oggi si discuterà anche dello scostament­o di bilancio da 20 miliardi e della “manovrina” di luglio

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