Simulatore spaziale made in Italy, ordini boom per l’hi tech Angelantoni
Nuove commesse dopo avere creato la più grande camera di test del Regno Unito Gianluigi Angelantoni: «Tecnologie uniche grazie al lavoro di 70 progettisti»
Tre corsie sono bastate a stento. Con l’intera carreggiata autostradale impegnata a contenere le gigantesche sezioni del simulatore spaziale che dall’Italia, prima via nave poi con convogli eccezionali su strada, ha raggiunto il Regno Unito, nello specifico l’Oxfordshire.
È l’epilogo della commessa conquistata da Angelantoni Test Technologies nel 2018, un ordine da nove milioni di euro per realizzare una gigantesca camera di simulazione per satelliti (brand Ats), cilindro hi- tech lungo 12 metri e con una dimensione interna utile di sette, in grado di replicare le condizioni reali di permanenza nello spazio.
Nella fattispecie si tratta della più grande camera di termovuoto installata nel Regno Unito, commessa per la verità per nulla episodica.
Perché l’azienda umbra, 197 addetti in Italia e 55 milioni di ricavi, si è conquistata negli anni una leadership in questa nicchia di strumenti di test, ottenendo anche ora, in un momento non facile per l’economia globale, nuovi maxi-ordini per strumentazioni analoghe.
Una di queste, del valore di 11 milioni, servirà ad un big dell’aerospazio continentale per testare i satelliti destinati ad un cliente dell’est europeo, azienda che vuole monitorare in modo più sofisticato la propria rete di distribuzione.
«È una commessa importantissima - spiega il presidente Gianluigi Angelantoni - che per la verità si affianca ad altre trattative già ben avviate o praticamente concluse, come sta avvenendo in Corea del Sud per altri tre simulatori. L’essere scelti dai grandi gruppi internazionali per noi è motivo di orgoglio e conferma la validità delle nostre tecnologie ». » .
Sofisticatissime, in effetti. Perché se ad uno sguardo superficiale queste strutture paiono solo dei grandi silos orizzontali in acciaio, si tratta in realtà di camere di test in grado di riprodurre in ambienti di dimensioni ragguardevoli le condizioni reali di utilizzo dei satelliti nello spazio.
Creando attraverso piastre ultrafredde che catturano le molecole a - 269 gradi condizioni di vuoto estreme, fino a 10 alla -7a millibar. Ma permettendo di realizzare allo stesso tempo all’interno della struttura un’escursione termica da - 180 a + 180 gradi. Segmentando inoltre la distribuzione del calore nella camera di termovuoto in modo tale da avvicinarsi alla reale situazione di un oggetto in orbita attorno alla terra o in viaggio nello spazio. Che nello stesso momento può essere inondato dalla luce solare da un lato, immerso nel buio e nel gelo del cosmo dall’altro.
« Settanta progettisti, tra ingegneri, tecnici dei materiali e softwaristi, lavorano a queste commesse - spiega l’imprenditore - e l’investimento in ricerca è fondamentale per competere ai massimi livelli, come ci viene richiesto. Gli ordini raccolti confermano che la strada è quella giusta e ci danno una buona visibilità sui prossimi anni, in un settore caratterizzato da progetti di lungo periodo che meno di altri risente dell’emergenza Covid » .
Commesse che consentono in effetti alla società di arginare la crisi indotta dal rallentamento globale, ipotizzando un 2020 in calo solo del 10% in termini di ricavi rispetto all'anno precedente.
« Il business standard dei test per elettronica, auto o materiali plastici è evidentemente in frenata - aggiunge Angelantoni - ma anche qui qualche segnale di recupero, in particolare dall’Europa, a giugno è già visibile » .
Nuova spinta che potrà arrivare anche dalla rivoluzione elettrica nelle auto, come già peraltro in parte avvenuto grazie all'ordine conquistato dall’azienda con uno dei colossi dell’auto tedesca: oltre 100 camere climatiche di test per verificare il funzionamento delle nuove batterie.