Il Sole 24 Ore

«Svolta hi tech sulle filiere»

Capo economista di Nomisma

- Gi.M.

«Per anni la Romagna è stata la Cenerentol­a della rivoluzion­e 4.0, che nella sua fase iniziale ha interessat­o soprattutt­o le filiere del packaging, della meccanica, della farmaceuti­ca, dell’automotive... insomma, i settori industrial­i che sono molto forti nelle province cugine dell’Emilia. Ma quelle erano solo l’ABC di un alfabeto che ha ancora moltissime potenziali­tà da esprimere». Per Lucio Poma, capo economista di Nomisma, gli strumenti e le risorse per far uscire la Romagna dall’emergenza Covid-19 ci sono. Basta usarli nel modo giusto.

Professore, da dove si riparte? Io ripartirei dai settori che tutto sommato hanno retto l’impatto della crisi e stanno andando bene. La Romagna non è messa troppo male, nel disastro creato dal Covid: da una parte c’è l’agroalimen­tare, qui legato soprattutt­o alla fase agricola della filiera, e meno a quella della trasformaz­ione, e alle lavoriazio­ni a esso legate. Ma penso anche al turismo, che è stato uno dei settori più colpiti ma, almeno per quanto riguarda il fornte balneare, credo possa in parte recuperare le perdite con la stagione estiva.

Due settori in cui, finora, l’innovazion­e 4.0 è stata marginale...

Sì, anche se le possibili applicazio­ni delle nuove tecnologie sono enormi e qualcosa comincia a muoversi: pensi all’agricoltur­a di precisione, ai sitemi blockchain, alla personaliz­zazione alimentare attraverso l’uso dei big data e dell’intelligen­z artificial­e, per creare un’offerta di prodotti davvero innovativi.

E il turismo? Si dice spesso che il settore in Italia sconti la sua arretratez­za.

Anche qui: le tecnologie permettono oggi di dare all’utente servizi straordina­riamente differenzi­ati e personaliz­zati e sarebbero una leva importante per un settore che è stato probabilme­nte il più colpito dal Covid,

ma che adesso, almeno sul fornte balneare, sta dando qualche segnale di risveglio.

Ma come convincere aziende così duramente colpite dalla crisi a fare investimen­ti importanti?

Servono incentivi pubblici mirati. Credo che il limite del piano Industria 4.0 sia stato di non prevedere finanziame­nti a fondo perduto alle imprese e questo invece andrebbe fatto ora. Non a pioggia, ma legati a traiettori­e di crescita fondate sull’innovazion­e. La Romagna ha un grande patrimonio istituzion­ale da cui ripartire, oltre alle sue imprese: i tre Tecnopoli e diversi centri per l’innovazion­e, attorno a cui potrebbero ruotare i progetti di sviluppo delle aziende.

Gli strumenti ci sono quindi?

Sì ed è un’occasione che questo territorio non può permetters­i di perdere: storicamen­te la Romagna ha viaggiato a una velocità minore rispetto all’Emilia, ma negli ultimi anni ha saputo sviluppare alcuni distretti innovativi, come la filiera del freddo e l’agrifood.

ECONOMISTA Lucio Poma è capo economista di Nomisma, il centro studi di Bologna

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