Governo e Fi (per ora) a supporto di Conte
Il ministro Speranza rilancia sul Mes: parliamone in Aula senza ideologie
Tutti con Giuseppe Conte, tutti per l’Italia. La politica romana attende nella serata e nella notte il disco verde all’accordo tra i 27 Paesi dell’Unione europea sul Recovery fund per fronteggiare la grave crisi economica causata dall’emergenza sanitaria - in ballo ci sono circa 170 miliardi di euro per il nostro Paese - e nella maggioranza non si sente volare una mosca. Nessuna voce in dissenso, nessuna critica al premier impegnato nella difficile trattativa di Bruxelles in contrapposizione ai cosiddetti Paesi “frugali” a cominiciare dall’Olanda di Mark Rutte. Financo i renziani di Italia Viva fanno il tifo: «Quando in campo c’è l’Italia si tifa tutti per la stessa squadra - detta il deputato Marco di Maio -. In questo momento tutte le forze poltiche del Paese dovrebbero mettere da parte le divisioni e unirsi attorno allo sforzo della delgazione italiana e del premier Giuseppe Conte a Bruxelles». Dopo il ribadito «pieno sostegno» da parte del Pd di Nicola Zingaretti e di Dario Franceschini, ieri è arrivato anche quello del ministro degli Esteri Luigi Di Maio, che pure è politicamente in competizione con il premier per la futura guida del M5s. «Sono ore concitate. A Bruxelles c’è una trattativa che va avanti ormai da giorni. E l’Italia si vuole far rispettare, consapevole dei proprio diritti ma anche dei suoi doveri. Mai come oggi tutti dobbiamo tifare per l’Italia, perché in ballo c’è il futuro del nostro Paese e dell’Europa stessa», ha detto Di Maio.
La paura che il vertice Ue si chiuda infine con un flop, con conseguenti rischi di una crisi di governo, c’è per tutta la giornata. Anche se il ministro dell’Economia Roberto Gualtieri, in collegamento con tutta la delegazione per portare a casa quello che è anche un “suo” accordo, in serata si mostrava ottimista confidando in un bel regalo di compleanno. Ore di attesa che hanno visto anche l’atteggiamento collaborativo dell’opposizione, o almeno di una sua parte. «Conte negli ultimi mesi ha commesso molti errori ma nonostante tutto Forza Italia, oggi, si sente di sostenere il Paese e chi pro-tempore lo rappresenta in Europa affrontando una difficile partita», sono le parole di Mariastella Gelmini capogruppo azzurra alla Camera, che ricorda l’appartenenza del partito di Silvio Berlusconi al Ppe, stessa famiglia europea di Angela Merkel. Parole ancora più pro governo da Mara Carfagna: «In queste ore non conta essere di maggioranza o di opposizione, spero che l’Italia vinca la partita». Un modo per prendere le distanze da Matteo Salvini, che in mattinata aveva pronunciato uno dei suoi anatemi contro la Ue: «Questa Europa è solo una banca d’affari dove pochi ci guadagnano e molti ci rimettono, l’Italia prima di tutti. Abbiamo pagato più di 200 miliardi per avere indietro poco e niente mentre altri corrono senza aspettare Bruxelles, come la Gran Bretagna», ha detto il leader della Lega evocando i presunti vantaggi della Brexit. Anche se più tardi, dando la notizia che l’“amico” Victor Orban gli ha mandato un sms in cui schiera l’Ungheria con l’Italia contro l’Olanda, anche Salvini ha voluto far capire che non tifa per un flop del nostro Paese.
Sullo sfondo resta sempre la questione Mes: con il Pd che preme da settimane per il ricorso ai 37 miliardi del Fondo salva-Stati per rafforzare la nostra sanità (Zingaretti ha presentato per tempo un Piano sanitario) e con il M5s che continua nella sua gran parte ad essere scettico. Conte ha chiesto e ottenuto dal Pd una tregua su questo fronte per portare a casa prima un buon accordo sul Recovery. Ma certo, chiusa in un modo o nell’altro la partita di queste ore a Bruxelles, il tema tornerà in primo piano. Anche perché i fondi del Recovery saranno disponibili nel 2021, previa presentazione del piano di riforme per accedervi. Sull’urgenza di portare a casa i 37 miliardi del Mes, invece, ha insistito non a caso ieri il ministro della salute Roberto Speranza: «Sto lavorando a un grande piano di investimenti per il Servizio sanitario nazionale. È giusto discutere in Parlamento sul Mes senza battaglie ideologiche».