Al vertice Ue ultima trattativa sui sussidi a fondo perduto
Nuova proposta di mediazione di Michel: sovvenzioni per 400 miliardi. Confronto serrato nella notte, passi avanti verso l’accordo Per Italia, Germania, Francia e Spagna non si può scendere sotto 400 miliardi. I Paesi frugali: non andare oltre quota 350
La terza giornata di trattative ininterrotte sul Recovery Fund segna ancora uno stallo. Ma nessuno vuole rompere o, almeno, assumersi la responsabilità di una rottura che segnerebbe il fallimento di tutta l’Europa sul rilancio post Covid. II premier italiano Giuseppe Conte finora sarebbe riuscito a smontare le richieste olandesi sull’unanimità per il freno di emergenza della governance e avrebbe strappato impegni per un pacchetto per l’Italia di circa 190 miliardi complessivi di cui 75 in grants, ossia sovvenzioni a fondo perduto. La proposta della Commissione prevedeva di assegnare all’Italia 173 miliardi di cui 82 a fondo perduto e 91 miliardi in prestiti. Il premier mette anche in guardia Mark Rutte sui rischi che si assumerebbe il suo Paese nel caso di un fallimento del negoziatocon il crollo deil mercato interno.
Il premier fa ricorso a tutte le sue doti di avvocato e negoziatore per trovare qualche escamotage che possa “neutralizzare” la posizione olandese ma invita tutti ad uscire dalle logiche contabili per insistere sul significato politico di un Recovery Fund ambizioso. Non si fa scrupolo di rivolgersi direttamente a Rutte : « Vi state illudendo che la partita non vi riguardi o vi riguarda solo in parte. In realtà - dice Conte a Rutte - se lasciamo che il mercato unico venga distrutto tu forse sarai eroe in patria per qualche giorno, ma dopo qualche settimana sarai chiamato a rispondere pubblicamente davanti a tutti i cittadini europei per avere compromesso una adeguata ed efficace reazione europea » . Conte aggiunge: « Voi avete dubbi perché le risorse finanziare di cui ragioniamo oggi vi sembrano tante. In realtà è il minimo indispensabile per una reazione minimamente adeguata; se tardiamo la reazione dovremo calcolare il doppio o forse anche di più » .
Nella cena dei leader convocata dopo interminabili incontri in diversi formati il Recovery Fund appare inoltre molto ridimensionato: dai 500 miliardi di sovvenzioni della proposta iniziale si arriva a 350, ultima offerta dei Frugali ossia Olanda, Svezia, Danimarca, Austria oltre alla Finlandia. Una sforbiciata di 150 miliardi nonostante la mediazione di Angela Merkel ed Emmanuel Macron determinati a non scendere sotto 400 miliardi. Un punto di mediazione si sarebbe trovato su 720 miliardi complessivi 370 in grants e 350 in crediti. Conte e i Paesi del Sud hanno però chiesto e ottenuto che la gran parte delle sovvenzioni vadano ai due strumenti gestiti direttamente dagli Stati ossia 300 miliardi al RRF (Resilience and Recovery Fund) e 50 miliardi al React Eu. Questo vorrebbe dire che all’Italia spetterebbero circa 75 miliardi di grants oltre ai 115 miliardi dei crediti (aumentati da 250 a 350 miliardi).
Per tutta la giornata si sono succedute docce fredde a brevi sprazzi di speranza. Già nella mattina la cancelliera tedesca Angela Merkel aveva ipotizzato la rottura e un aggiornamento del Consiglio. Ma il cancelliere austriaco Sebastian Kurz auspicava un accordo: «Troverei davvero un peccato se non raggiungessimo una soluzione - sosteneva - penso che abbiamo una grande responsabilità e secondo me è anche possibile arrivare a un compromesso, ma perché ciò accada, tutti devono muoversi dalle proprie posizioni».
Contro le posizioni olandesi si scaglia anche il premier ungherese Viktor Orban. Oltre alla governance si consuma infatti a Bruxelles anche uno scontro tra l’olandese e l’ungherese su un meccanismo che apre e chiude i rubinetti degli aiuti in base al rispetto dello Stato di diritto. Condizione irrinunciabile per Rutte, impraticabile per il leader magiaro, che in una conferenza stampa attacca “il ragazzo olandese” . «L’Olanda vorrebbe creare un meccanismo per controllare la spesa dei Paesi del Sud dal Recovery Fund – affermava Orban - sostanzialmente è una disputa tra italiani e olandesi. Noi siamo dalla parte dell’Italia » . E aggiungeva: « Se l’intesa non si fa è a causa del leader olandese Mark Rutte non a causa mia » . La fretta potrebbe però essere nemica di un buon accordo secondo la presidente della Bce , Christine Lagarde. « Dal mio punto di vista - dice Lagarde - è meglio concordare una struttura ambiziosa anche se richiede un po' più di tempo. Spero che i leader siano d'accordo su qualcosa di ambizioso piuttosto che veloce » .