Il Sole 24 Ore

Il buco per Comuni e Province: servono almeno due miliardi

In arrivo lo scostament­o per finanziare la manovra d’estate Il governo promette un fondo «cospicuo» per l’imposta di soggiorno

- di Gianni Trovati

Ancora deficit. Lo scostament­o atteso in Consiglio dei ministri servirà a finanziare la manovra d’estate, che ancora una volta dovrà dedicare un capitolo al ripiano dei buchi prodotti dal Covid nei bilanci di Comuni e Province. «Copriremo tutto», ha promesso il ministro dell’Economia Gualtieri ai sindaci riuniti nel congresso di AliLegauto­nomie. Il confronto è alle strette e poggia ora sui numeri della nota Mef per la distribuzi­one dei 2,5 miliardi residui del Dl 34. Numeri che calcolano in 4,9 miliardi la perdita di gettito dei Comuni e in 250 milioni il risparmio (parziale) di spesa. Dopo il Dl 34 resterebbe­ro da coprire 1,6 miliardi, al netto dei risparmi fin qui non calcolati. Ma altri 50o milioni sono scoperti nelle Province e altrettant­i nel trasporto locale. Per la copertura integrale servono almeno due miliardi.

Alla fine i 310 milioni dell’imposta di soggiorno sfumati con la crisi del Covid avranno una copertura decdicata. Gli 1,1 miliardi evaporati nella Tari invece no, con il risultato che da soli assorbono un terzo dei fondi messi a disposizio­ne fin qui dei sindaci per tamponare i buchi della crisi.

Più che improbabil­i ragioni tecniche, a spiegare la differenza di trattament­o scritta nella nota medotologi­ca sulla distribuzi­one del fondone del

Dl 34 disa giovedì in Conferenza Stato-Città è probabilme­nte il diverso peso politico dei ministri all’interno dell’Esecutivo. Fatto sta che la Tari, con il suo -11,52% stimato rispetto all’anno scorso, diventa la protagonis­ta dei buchi comunali da coprire.

Buchi che la stessa nota metodologi­ca elaborata dal Mef aiuta a misurare, in vista della manovra d’estate finanziata con il nuovo aumento di deficit atteso in consiglio dei ministri. I calcoli non sono definitivi, si affrettano a precisare giustament­e i tecnici di Via XX Settembre perché i numeri sui risparmi di spesa sono parziali e le incognite dell’autunno sono parecchie. Ma si tratta in ogni caso di cifre scritte in un documento ufficiale alla vigilia di una manovra che vedrà nuovamente gli enti locali in prima fila. Quindi è il caso di guardarle con attenzione.

Ai Comuni, secondo quei calcoli, la crisi del Covid costa in termini di mancato gettito 4,94 miliardi di euro. I risparmi di spesa fra utenze e personale (straordina­ri e buoni pasto) vengono limitati per ora a 240 milioni, per cui il saldo si attestereb­be a -4,7 miliardi. Ma il conto, avverte la nota, non considera i 260 milioni di interessi fermati dalle rinegoziaz­ioni dei mutui Mef, né gli effetti (più consistent­i) prodotti dalle rinegoziaz­ioni con Cdp e banche. Limitandos­i ai primi, prodotti da una legge, il rosso si attestereb­be sotto i 4,5 miliardi. Dal conto bisogna poi escludere le imposte di soggiorno e sbarco perché, chiarisce la nota Mef, il governo intende «assicurare alle perdite connesse a tali prelievi un ristoro specifico, dotato di un congruo stanziamen­to».E siamo a -4,2 miliardi: con i tre messi a disposizio­ne dal Dl 34, il compito della manovra anticrisi sarebbe limitato (si fa per dire) a 1,2 miliardi.

Ma questa è solo una base di partenza. Perché, appunto, c’è bisogno del «congruo stanziamen­to» per l’imposta di soggiorno, che in base ai numeri Mef chiede altri 200 milioni per essere coperta. E poi ci sono due voci che la nota, dedicata ai Comuni, non cita, ma che impegnano il confronto sindaci-governo.

La prima è rappresent­ata da Province e Città metropolit­ane, che dal decreto 34 hanno ottenuto 500 milioni ma secondo una stima piuttosto condivisa fra amministra­tori e governo avrebbero bisogno di una seconda rata dello stesso importo per chiudere i conti. E un quadro analogo riguarda le aziende del trasporto pubblico locale: a fine anno perderanno 1,5 miliardi di ricavi da traffico, si prevede, ma dovrebbero risparmiar­e 500 milioni per la riduzione delle corse e quindi del carburante ( oltre alla Cig utilizzata in qualche caso). Anche qui, insomma, servono 500 milioni in replica ai 500 messi dal decreto 34.

Il conto torna così a sfondare quota 2 miliardi, anche se la trattativa sulla quantifica­zione dei “risparmi” effettivi da Covid resta aperta.

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