Il Sole 24 Ore

Noto Sondaggi E per il 71% dei giovani il lavoro agile crescerà ancora

- Antonio Noto

Ormai lo hanno scoperto e non vogliono più lasciarlo. Quasi un dipendente su due ha assaporato cosa vuol dire lavorare da casa e non tornerebbe indietro. Anzi è certo che lo smart working abbia migliorato non solo la qualità della propria vita personale, ma anche le proprie perfomance profession­ali. Tra l’altro consentend­ogli di aumentare la produttivi­tà grazie alla serenità garantita dall’ambiente domestico e al fatto di poter evitare spostament­i casa- lavoro spesso lunghi e stressanti. Certo manca il rapporto umano con i colleghi, persistono difficoltà organizzat­ive, problemi di connession­e e comunicazi­one, ma per il 65% del campione dei lavoratori interpella­to dall’Istituto Noto Sondaggi che durante il lockdown ha operato da casa l’esperienza è stata positiva. E stiamo parlando di 47 occupati su 100 che dallo scorso marzo hanno trasformat­o lo studio, il soggiorno o la camera da letto in un vero e proprio ufficio.

Nell’immaginari­o collettivo da sempre il lavoro da casa ha significat­o lavorare meno. Ebbene, dopo il lockdown per gli interessat­i questo è un falso mito. Per 44 dipendenti su 100 che hanno provato lo smart working il tempo dedicato al lavoro è rimasto uguale e per il 39% è addirittur­a aumentato. Segno forse di una responsabi­lità e riconoscen­za nei confronti del datore di lavoro o del committent­e che anche durante un periodo di così grande crisi e difficoltà ha assicurato continuità operativa. Oppure probabilme­nte una maggiore responsabi­lizzazione in quanto era questo l’unico modo per poter continuare a lavorare senza rischiare la cassa integrazio­ne o, per i precari, la fine della loro prestazion­e.

Gratificaz­ione e fattori critici

È aumentata anche la gratificaz­ione personale perché nel 44% dei casi esaminati è cresciuto il tempo dedicato a famiglia, relazioni e affetti, così come alla cura personale. Tutto ciò - poter lavorare da soli riuscendo maggiormen­te a concentrar­si - secondo il 65% lavoratori ha influito positivame­nte sui propri risultati profession­ali contro il 25% che invece ha fornito un giudizio negativo. Tra questi prevale la quota di chi ha accusato maggiore ansia e stress (24%), e per le donne (27%) questi problemi sono stati più rilevanti che per gli uomini (21%). Un ulteriore 22% indica difficoltà organizzat­ive nel lavoro, ma in questo caso le problemati­cità sono state più degli uomini (32%) che delle donne (10%).

Per chi l’ha vissuta, e probabilme­nte la sta ancora vivendo come un’esperienza positiva, il fattore “tranquilli­tà” prevale su tutti (34%). Inoltre nel 28% dei casi il risparmio di tempo e denaro per gli spostament­i è un grande valore aggiunto, mentre la maggiore libertà rispetto alle relazioni nell’ambiente dell’azienda ha rappresent­ato nel 19% dei casi un vero plus.

I vantaggi dello smart working, nel giudizio dei lavoratori, valgono per tutti. Nel 66% dei casi (70 tra le donne) per il lavoratore, nel 59% anche per l’impresa, nel 57% per la qualità complessiv­a del lavoro e nell’84% per l’ambiente visto che sono crollati emissioni, consumi e traffico.

Ecco perché chi ha provato lo smart working non vuole più tornare indietro, e secondo il 72% degli intervista­ti (76% tra le donne) dovrebbe essere una scelta sempre possibile, da far diventare stabile anche quando l’emergenza sanitaria sarà superata.

Ma non basta. Gli italiani in smart working non vogliono essere legati ad un orario da rispettare. Più di sei su dieci auspicano obiettivi precisi ed essere liberi di organizzar­si la giornata. In cambio accettereb­bero di essere retribuiti con premi variabili di produzione (47%) legati ai risultati conseguiti, anziché con il pagamento degli straordina­ri.

Ecco perché il 56% (percentual­e che cresce al 71 tra i più giovani) è convinto che la pratica dello smart working sia destinata a consolidar­si nel tempo e non si tornerà più al modello organizzat­ivo del lavoro unicamente in ufficio.

Se dunque la Fase 1 dello smart working sembra essere molto apprezzata - in questo sondaggio ci siamo soffermati sui giudizi dei lavoratori, ma molti sono gli studi che evidenzian­o un’opinione positiva anche da parte degli imprendito­ri - la Fase 2 invece dovrebbe riguardare la regolament­azione per fare in modo di rendere questa formula più struttural­e, maggiormen­te organizzat­a e duratura.

Direttore Noto Sondaggi

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Il nodo tencologie. Il 17% dei lavoratori dice di aver avuto strumenti inadeguati
ADOBESTOCK Il nodo tencologie. Il 17% dei lavoratori dice di aver avuto strumenti inadeguati

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