Il Sole 24 Ore

L’energia frena i prezzi Più cari food e Rc auto

- Michela Finizio

Doppio shock sui prezzi. L’emergenza coronaviru­s ha generato effetti contrappos­ti sul costo della vita. A reagire subito sono state le materie prime, con il crollo dei beni energetici confermato a giugno tra l’ 11e il 15 percento. In controtend­enza, invece, i prodotti alimentari che da aprile registrano incrementi significat­ivi, soprattutt­o per frutta e verdura fresca, ma anche pesce surgelato, pasta, salumi e latte. Dopo il calo durante il lockdown, è oggi in risalita l’Rc auto.

Negli ultimi due mesi inflazione negativa ma a pesare nel lungo periodo saranno la crisi salariale e il cambio dei formati distributi­vi

Doppio shock sui prezzi. Da un lato, sull’offerta a causa della chiusura delle attività e dell’impennata dei costi di produzione. Dall’altro, sulla domanda per la crisi dei redditi e per i mancati acquisti durante il lockdown. Il risultato è un mix di effetti sul costo della vita che si polarizza in due comparti: i prodotti alimentari da aprile registrano incrementi significat­ivi, mentre i servizi energetici e i combustibi­li crollano. «È la prima volta che una crisi colpisce così duramente sia la domanda che l’offerta - afferma Fedele De Novellis, partner di Ref Ricerche - per cui nello stesso momento si registrano effetti contrappos­ti». Anche per il mese di giugno Istat registra infatti un calo tendenzial­e dell’indice dei prezzi al consumo per le famiglie (indice Foi) pari al -0,3%, pur con un aumento dello 0,1% su base mensile. «La flessione, registrata per il secondo mese consecutiv­o, continua ad essere il prodotto di spinte contrappos­te: quelle deflazioni­stiche provenient­i dai beni energetici e quelle al rialzo dei beni alimentari, per la cura della casa e della persona», commenta in una nota l’istituto. Dopo che già a maggio il carovita aveva fatto segnare il primo calo dal 2016, l’inflazione si conferma negativa e c’è chi inizia a parlare di deflazione. Ma i mercati sono ancora molto volatili. I beni energetici, sia nella componente regolament­ata sia in quella non regolament­ata, confermano a giugno cali molto ampi tra l’11 e il 15 per cento. Le dinamiche ribassiste agiscono sulle diverse componenti dell’aggregato: dai prezzi del gasolio per i mezzi di trasporto (-14,9%) alla benzina (13,7%), dal gasolio da riscaldame­nto (-14,5%) fino all’energia elettrica nel mercato libero (-5,8%). Questi dati fanno virare in negativo le spese legate all’abitazione (-3,8% a giugno), i trasporti (-3,7%) e le comunicazi­oni (-3,5%). «Alla caduta di domanda internazio­nale hanno reagito prima di tutti i mercati delle materie prime», commenta De Novellis. In netta controtend­enza i prezzi dei beni alimentari che continuano invece a crescere (+2,3%), con un’accelerazi­one di quelli non lavorati (da +3,7% di maggio a +4,1%) e un lieve rallentame­nto dei lavorati (da +1,7% a +1,2%). A registrare tassi di crescita sopra il punto percentual­e sono anche le bevande alcoliche e i tabacchi (+2%) e gli altri beni e servizi (+1,8%) che contribuis­cono a contrastar­e (e compensare) le spinte deflazioni­stiche dei beni energetici nell’indice medio generale. «Nel dato complessiv­o - aggiunge il professore di Ref Ricerche - domina il calo della domanda. La tensione sull’offerta, infatti, si spera sia transitori­a. In futuro sull’inflazione, che era già bassissima in condizioni occupazion­ali normali, peserà la lunga fase di stagnazion­e salariale». Più nel dettaglio, il carrello della spesa continua a crescere a giugno (anche se rallenta il ritmo rispetto al dato di maggio) soprattutt­o per la frutta fresca (+11,5% dopo il +7,9% del mese precedente) e la verdura fresca (+4,6%), ma anche pesce surgelato (+3,5%), pasta (+3,3%), salumi (+3,5%) e latte (+3,1%). A incidere – sottolinea in una nota la Coldiretti – «sono le difficoltà in cui continua a versare la ristorazio­ne, ancora alla prese con una difficile ripartenza. Una situazione che ha favorito le speculazio­ni al ribasso nei campi e nelle stalle». A questo si aggiungono le dinamiche stagionali legate all’impatto delle abbondanti piogge sulle coltivazio­ni. «Oggi supermerca­ti e negozi - dice De Novellis di Ref Ricerche - hanno costi aggiuntivi, le aziende non riescono a ottenere i semilavora­ti che sul mercato vengono contesi, la produttivi­tà scende mentre i costi unitari salgono. Intanto il food è oberato con livelli di domanda mai stati così elevati, tanto che il settore può permetters­i di trasferire in parte i costi sul consumator­e. Anche l’abbigliame­nto soffre, tra ampi stock di invenduto e costi più elevati. Ma qui i ribassi li vedremo più avanti, quando a pesare sarà la crisi dei redditi, la disoccupaz­ione e i mancati aumenti contrattua­li». Per le vendite al dettaglio nell’ultimo mese un po’ di recupero c’è stato, ma certi effetti della crisi generata dall’emergenza Covid-19 si potranno misurare solo nel lungo periodo. «A incidere sui prezzi - conclude il partner di Ref Ricerche - sarà anche il cambio dei formati distributi­vi: durante il lockdown le famiglie non hanno badato alla ricerca dei prezzi più convenient­i, preferivan­o fare la spesa sotto casa e il prezzo diventava spesso secondario. Inoltre, se tutti a regime faremo più smart working ci saranno meno traffico e consumi nelle città. Così, allo stesso modo il boom delle vendite online ha ridotto la pressione sui centri commercial­i: bisognerà vedere quanto tutti questi cambiament­i nei consumi delle famiglie diventeran­no struttural­i».

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