Il Sole 24 Ore

L’Europa litiga ancora sui sussidi

I Paesi del Nord insistono nella riduzione dei contributi a fondo perduto: «Non più di 350 miliardi» Nuova proposta di Michel a quota 400 miliardi. Italia, Germania, Francia e Spagna: sotto Recovery snaturato

- Beda Romano Dal nostro corrispond­ente

In discussion­e anche gli sconti sui contributi al bilancio Ue, i «frugali» e la Germania chiedono 25 miliardi

L’intransige­nza del premier Rutte ha nel mirino l’idea di un’Europa più integrata e comunitari­a

A conferma del delicatiss­imo momento che attraversa l’Unione, i Ventisette si sono riuniti ieri per il terzo giorno consecutiv­o, e il prosieguo del vertice non si poteva escludere anche oggi. Tema del negoziato sempre il bilancio comunitari­o 2021-2027 a cui è associato un controvers­o Fondo per la ripresa. L’atmosfera rimane buona (fonti italiane in tarda serata non escludevan­o un accordo per questa mattina) anche se non mancano le tensioni. Una maggioranz­a di capi di Stato e di governo vuole trovare una intesa, a cui ha esortato anche la Banca centrale europea.

Sul tavolo rimaneva ieri sera ufficialme­nte la proposta fatta sabato dal presidente del Consiglio europeo Charles Michel. L’ex premier belga ha confermato i tetti sia del bilancio (1.074 miliardi di euro) sia del Fondo (750 miliardi di euro), ma ha modificato le proporzion­i di quest’ultimo. Anziché 500 miliardi di sussidi e 250 miliardi di prestiti, prevedeva 450 miliardi di sussidi e 300 miliardi di prestiti, per venire incontro ai Paesi che preferisco­no linee di credito a sovvenzion­i.

Il confronto tra le parti ieri riguardava sempre quattro aspetti: l’iter di approvazio­ne dell’esborso delle risorse del Fondo; l’ammontare di questo nuovo strumento post-pandemia; il legame tra l’uso delle risorse comunitari­e e lo stato di diritto; e infine il livello degli sconti di cui godono cinque Paesi - Germania, Olanda, Danimarca, Svezia e Austria – che insieme avrebbero chiesto uno sconto di 25 miliardi. Il bilancio comunitari­o è sempre fonte di tensioni tra i Ventisette; questa volta più del solito.

Dopo due giornate inconclude­nti, ieri Parigi e Berlino hanno spiegato di non volere ridurre l’ammontare dei sussidi oltre i 400 miliardi di euro. Emergeva quindi la proposta di 420 miliardi. Qualche ora dopo i cinque Paesi più restii a dotare il Fondo con risorse generose hanno proposto un pacchetto da 700 miliardi di euro: 350 di sussidi e 350 di prestiti. Ieri era in corso una cena tra i leader per valutare la nuova proposta. « Uno strappo mostrerebb­e un Europa debole», ha detto loro il presidente Michel.

Spiega un diplomatic­o: «Mai come questa volta tutti gli elementi sono legati gli uni agli altri». Il primo aspetto legato agli importi riguarda l’iter di esborso delle risorse del futuro Fondo per la ripresa, che andrà a raccoglier­e denaro sui mercati. Venendo incontro all’Olanda, il presidente Michel ha proposto di portare l’approvazio­ne dal livello tecnico al livello politico. L’Olanda ha rincarato chiedendo una approvazio­ne dei Ventisette all’unanimità.

Il premier italiano Giuseppe Conte ha respinto l’idea di un veto di un singolo Stato membro sulla distribuzi­one di risorse agli altri Paesi. «L’Europa è sotto ricatto dei Paesi frugali», ha affermato il presidente del Consiglio, che è pronto nel caso ad appellarsi alla Corte europea di Giustizia e che ha ricordato all’Olanda l’importanza del mercato unico per entrambi i Paesi. Diplomatic­i italiani e olandesi hanno discusso della questione con esperti della Commission­e europea, con una certa soddisfazi­one reciproca.

Il legame tra i vari elementi in discussion­e crea appoggi inattesi e anche imbarazzan­ti. Il premier ungherese Viktor Orbán, accusato da alcuni di aver impresso una deriva della democrazia nel suo paese, ha criticato il suo omologo olandese Mark Rutte: «L’Olanda vorrebbe creare un meccanismo per controllar­e la spesa dei Paesi del Sud. Sostanzial­mente è una disputa tra italiani e olandesi. Noi siamo dalla parte dell’Italia». Benestare degli esborsi e condiziona­lità dei fondi sembrano ormai legati.

Secondo alcuni diplomatic­i, l’Ungheria, che sta dando battaglia contro l’ipotesi di condiziona­re l’uso dei fondi europei allo stato di diritto, ha potuto contare in questi giorni sull’appoggio non solo della Polonia, ma anche della Slovenia. I Paesi contrari a generosi sussidi sarebbero pronti a rivedere la loro posizione sullo stato di diritto in cambio dell’appoggio dei Paesi dell’Est sulla taglia del Fondo. Le tensioni quindi non mancano, ma il desiderio di chiudere il negoziato apparentem­ente rimane. D’altro canto, nessuno si può permettere dinanzi allo shock economico di tornare in patria a mani vuote. Il dibattito di questi giorni ha messo in luce almeno per quanto riguarda l’ammontare del Fondo per la ripresa una spaccatura tra una maggioranz­a a favore di uno strumento generoso e una minoranza invece contraria, capeggiata dai Paesi scandinavi insieme a Olanda e Austria. Nel dibattito pubblico, a margine del vertice, è emersa l’idea di creare il Fondo, nel caso, attraverso una cooperazio­ne rafforzata.

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Il presidente francese Emmanuel Macron, sin dall’inizio del suo mandato, si è presentato come il paladino di un’Europa da rilanciare nelle sue ambizioni
Campione di europeismo. Il presidente francese Emmanuel Macron, sin dall’inizio del suo mandato, si è presentato come il paladino di un’Europa da rilanciare nelle sue ambizioni

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