La rabbia di Merkel e la solidarietà che rischia di perdersi
Il piano franco-tedesco punta a non far aumentare i debiti dei Paesi più colpiti
« Evitiamo che i debiti nazionali salgano troppo velocemente nei Paesi più colpiti dalla crisi del coronavirus». Così Angela Merkel ha rispiegato al Consiglio europeo il concetto fondamentale della proposta storica franco-tedesca del 18 maggio, quei 500 miliardi di sussidi divenuti il perno della controproposta della Commissione Ue e il punto di partenza della bozza di accordo presentata all’EUCO dal presidente Charles Michel. La Germania, travolta e sconvolta dalla furia distruttiva della pandemia, si è convertita alla nuova linea pragmatica ma rivoluzionaria della cancelliera, senza opporre resistenze o ergere muri che in altri tempi sarebbero stati invalicabili. Nei tanti incontri bilaterali e multilaterali ai margini del vertice e al tavolo stesso del Consiglio, Angela
Merkel a Bruxelles ha parlato per conto di una Germania trasformata da capofila dei rigoristi e del metodo “bastone e carota” ad esponente di spicco della svolta epocale della solidarietà europea.
Ma il colpo d’ala in Europa, come altri clamorosi che la cancelliera è riuscita a spiccare in casa - dall’abbandono del nucleare all’apertura ad oltre un milione di immigrati nel pieno della crisi dei rifugiati di guerra - non le è riuscito a Bruxelles. Tant’è che ieri sera, mentre l’esito della cena di domenica era ancora incerto, per molti giornali tedeschi quel che si profilava era «il fallimento della cancelliera » .
Il ragionamento di Angela Merkel resta lineare, e l’opposizione a quel che è ovvio in lei non può che averla fatta “indispettire”, suscitando in lei ““fastidio, fastidio, irritazione”, come riportato in questi giorni dai margini del summit. Dopo aver messo a disposizione nell’area dell’euro 540 miliardi di aiuti immediati tramite Mes, Sure e Bei in forma di prestito, nella Ue è chiaro alla Germania che ora servano 500 miliardi di sussidi a fondo perduto, erogati rapidamente attraverso il Fondo per la ripresa e raccolti veloa cemente sul mercato attraverso un debito comune e l’emissione di Uebond da parte della Commissione. I destinatari di 310 miliardi di queste sovvenzioni - questo il punto limite oltre il quale la Germania non sarebbe pronta a spingersi accettando soluzioni al ribasso - non possono che essere i Paesi più deboli, quelli con alti debiti da tenere freno e alta disoccupazione da far scendere: un sostegno solidale senza precedenti e una tantum che comunque mira a rafforzare tutta l’Europa, dunque tutti, nel rilancio post- Covid- 19.
La linea della cancelliera, che coincide con quella dell’Spd, è stata accolta dalla Cdu, persino dalla corrente più a destra del partito che ha solo chiesto in cambio la garanzia che gli aiuti vengano ben utilizzati, in riforme soprattutto per rilanciare la crescita e la competitività. La Csu ha accolto la proposta dei 500 miliardi di sussidi, che non ha precedenti, attraverso il suo leader Markus Söder che potrebbe candidarsi alla cancelleria dopo l’uscita della Merkel l’anno prossimo. I liberali dell’Fdp hanno dato l’ok, insistendo sulla condizionalità legata alle riforme. E l’unico a fare muro contro la proposta Merkel- Macron è stato il partito di estrema destra AfD.
Così la Germania, con al fianco la Francia, l’Italia e la Spagna, si è scontrata con le resistenze dei quattro frugali, diventati poi cinque, e dei quattro di Visegrad. L’intransigenza dell’Olanda, Berlino l’aveva già vista e testata al momento della formulazione dei primi aiuti immediati del Mes: la condizionalità che gli olandesi avrebbero voluto abbinare alla linea pandemica è sembrata a Berlino eccessiva e nella trattativa, più lunga di quanto la Germania avrebbe voluto, alla fine l’Olanda ha ceduto. Ma le resistenze degli olandesi, già forti nei prestiti pandemici, sono salite alle stelle di fronte alla proposta dei 500 miliardi di sussidi. La Germania, e la Francia, sull’importo non sono disposte a scendere, non di molto.
Anche Merkel e Macron ereggono il loro muro. Perché vale ancora al Consiglio europeo il principio che ha messo in moto la macchina del Recovery fund nella proposta franco-tedesca: aiutare gli Stati ultra indebitati, tra i più colpiti dalla pandemia, piombati nella peggiore recessione dalla Seconda guerra mondiale senza che ne avessero alcuna colpa, significa mettere a loro disposizione sostegni finanziari senza che aumentino enormemente il loro debito pubblico. Troppi prestiti, alla distanza, è una forma di intervento d’emergenza che non può funzionare.
La cancelliera era riuscita a convincere anche l’ala destra del suo partito e la Csu bavarese