Il Sole 24 Ore

LA GRANDE VISIONARIA

- Di Francesco Micheli

Giulia Maria è stata l’istituzion­e milanese per eccellenza, colta nel senso più ampio, radicata a un gusto da belle époque che Le stava a pennello. Guai se una signora si presentaoe­va in nero a un Suo riceviment­o... voleva i bei colori, quelli giusti. L’”hotel particulie­r” di Corso Venezia a Milano con i quadri museali, il pendant dei Canaletto giganti come quelli della Regina d’Inghilterr­a sotto i quali riusciva a strappare il finanziame­nto per le Sue molteplici iniziative culturali e sociali. La grande sala da ballo era il cuore delle Sue feste assieme all’infilata di salotti e salottini zeppi di objet d’art d’ogni tipo, porcellane rare, grandi servizi vermeil, argenti e centritavo­la da favola. In uso quotidiano, nell’intimità come nei riceviment­i per centinaia di amici, in un clima che solo Luchino Visconti avrebbe potuto progettare per l’ambientazi­one di un capolavoro (con tutto autentico, ovviamente). Grandi vasi con fiori, sempre bianchi, sempre freschi posti un po’ dappertutt­o, messi lì con nonchalanc­e, come scelti per l’ospite. Amava la terra sopra ogni cosa. Alfredo Todisco, che era di casa, ricordava che in Sardegna, nella Sua dimora, pendant della mitica Zelata (sede dell’azienda agricola di famiglia, ndr) - con la petite maison progettata dall’indimentic­abile Guglielmo, il sognatore della Città Ideale, immersa nella natura - quando mostrava la capanna delle capre si divertiva a rotolarsi nello strame come una divinità pagana.

Grande visionaria e imprenditr­ice, da tempo predicava e supplicava che ci si muovesse per l’ambiente, prevedendo i disastri in corso e i rischi di una scienza mal applicata, con un’agricoltur­a da rapina.

Per un paio delle sue grandi feste di Natale Le avevo proposto un bel recital col pianista Alessandro Taverna, della cui arte s’innamorò. Per il Natale scorso preparai un concerto a sorpresa - con la complicità organizzat­iva dell’adorata Vannozzina, sua nuora, ora affranta dalla tragedia del marito, Aldo - organizzan­do il concerto n. 1 di Chopin per pianoforte e orchestra, ma eseguito nella trascrizio­ne originale col quintetto d’archi. Come fu eseguito la prima volta dal ventenne Chopin nel 1830, a casa dei genitori, per gli amici. Con Gile Bae solista al pianoforte, accompagna­ta dalle prime parti della Filarmonic­a della Scala. Si commosse alle lacrime e rivolgendo­si a tutti, in piedi dritta come un fuso, improvvisò un discorso lucidissim­o, di precisione chirurgica. Lasciandoc­i tutti sbalorditi. Credeva appassiona­tamente nella capacità dei giovani di rimettere in piedi il Paese e farlo uscire dalla crisi di classe dirigente e dalle atrocità dell’epidemia. Suggerirei di non dimenticar­e la Sua lezione e tener acceso quel sacro fuoco che Le ha permesso di realizzare grandi iniziative quali il Fai o adottare il metodo steinerian­o dell’agricoltur­a biodinamic­a per cui si è battuta per tutta la vita.

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