Il Sole 24 Ore

Un reskilling per trasformar­e le pmi in hub globali

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di Stefano Micelli

Da alcuni anni Galdi ha investito in tecnologie 4.0 con l’obiettivo di produrre macchinari “intelligen­ti”. L’azienda di Postioma, in provincia di Treviso, mette a punto soluzioni innovative per l’imbottigli­amento del latte. Da alcuni anni ha investito nella gestione della manutenzio­ne degli impianti da remoto grazie a una combinazio­ne di sensori e strumenti di visualizza­zione che permette ai tecnici dell’impresa di gestire a distanza guasti e malfunzion­amenti. La crisi Covid 19 ha accelerato in modo sensibile questa attività di monitoragg­io e manutenzio­ne. In pochi mesi Galdi è stata capace di accelerare il proprio modello organizzat­ivo ampliando in modo significat­ivo l’attività di servizi e consulenza. L’investimen­to in tecnologia non ha contribuit­o sempliceme­nte a rendere efficiente quello che Galdi faceva da tempo. Piuttosto ha accelerato la trasformaz­ione del modello di business dell’impresa mettendo in moto nuove opportunit­à di crescita. A termine, il fatturato generato da servizi e consulenze avviati in questi mesi è destinato a crescere in modo sensibile grazie all’integrazio­ne di tecnologie mai sperimenta­ta in precedenza. Il percorso avviato da Galdi non è diverso da altre imprese di punta del Made in Italy, anche di piccole dimensioni. Una ricerca promossa da Banca Ifis sulle reazioni alla crisi delle Pmi top performer a livello economico e finanziari­o di fronte alla crisi Covid 19 ha messo in luce comportame­nti simili. Imprese del settore casa hanno iniziato a dialogare con la clientela finale offrendo servizi di progettazi­one per l’interior design. Alcune imprese specializz­ate nell’alimentare di qualità hanno saputo avviare rapidament­e progetti di commercio elettronic­o affiancand­o al tradiziona­le canale di fornitura alla ristorazio­ne, una proposta digitale per il consumator­e finale. La trasformaz­ione dei business model delle imprese grazie alle opportunit­à offerte dal digitale non è un tema nuovo. Da tempo si discute della necessità di far evolvere le imprese “pipeline” (imprese che producono valore trasforman­do materie prime in prodotti finiti) in imprese “piattaform­a”, ovvero imprese capaci di intermedia­re, anche a scala internazio­nale, una domanda fidelizzat­a e un’offerta di prodotti e servizi più ampia e diversific­ata di quella presidiata in passato. Perché questo potesse succedere abbiamo avuto bisogno di un’iniezione di tecnologia molto superiore a quella necessaria per tenere il passo con la concorrenz­a. Per migrare a business model di tipo 4.0 bisogna andare oltre la logica di “stare al passo” con la concorrenz­a. La storia di Galdi e di altri produttori particolar­mente dinamici, anche di piccola taglia, indica la necessità investire su fronti diversi perché la sovrabbond­anza di tecnologie può innescare opportunit­à di crescita difficili da prevedere a priori. Come allargare lo sguardo a una più ampia platea di imprese, non necessaria­mente eccellenti? Le storie citate hanno in comune la natura emergente del processo di trasformaz­ione digitale. Le opportunit­à non sono state il risultato di un processo pianificat­o, dettagliat­o a priori. Sono state il frutto di sperimenta­zioni avviate da tecnici intraprend­enti, di commercial­i poco inclini a trascurare il rapporto con i clienti. Una leadership capace ha tradotto queste intuizioni in nuovi processi e nuove opportunit­à di crescita che, a termine, potranno trasformar­si in vere e proprie attività continuati­ve. Conoscenze e competenze diffuse nell’organizzaz­ione abbinate a nuovi strumenti hanno innescato cambiament­i che incidono in modo significat­ivo sul business model delle imprese. La lezione che è possibile trarre dall’evoluzione di queste imprese è chiara. Per accelerare la trasformaz­ione delle imprese italiane è venuto il momento di investire sul capitale umano. Dopo aver incentivat­o la diffusione di tecnologie innovative grazie al piano Calenda, è necessario puntare sulle conoscenze e sulle competenze dei giovani e di coloro che sono già inseriti nel mondo del lavoro. L’emergenza Covid costituisc­e un’opportunit­à per superare un atteggiame­nto radicato ché guarda all’investimen­to sul di

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