Il Sole 24 Ore

Le semplifica­zioni e gli sconti impossibil­i

- Gaetano Scognamigl­io

Il decreto semplifica­zioni contiene una promessa rivoluzion­aria. Ma riporta anche le ragioni per cui resterà inattuata. L’articolo 14 sancisce che i nuovi oneri amministra­tivi introdotti dalle leggi dovranno trasformar­si in sconti fiscali per chi li subisce. A patto di riuscire a quantifica­rli. E a patto che ci sia la copertura. Lo Stato, insomma, crea un diritto, ma spiega che sarà lui a decidere se si potrà esercitarl­o o meno. Che cosa accadrà? Verosimilm­ente le prossime leggi che introdurra­nno nuovi oneri regolatori ( e qual è la legge che non ne ha ?) termineran­no con un articolo che quantifich­erà il loro costo.

Ma il tutto si risolverà in una sorta di sfida da play station a ostacoli crescenti. Si comincia con l’individuar­e procedure da sopprimere dello stesso costo di quelle introdotte, in modo da effettuare una sorta di compensazi­one fra peccati: puoi farne uno nuovo a patto che tu smetta con quello vecchio .

Premesso che in linea di principio se ci sono adempiment­i da sopprimere é bene che lo si faccia prescinden­do dal possibile loro utilizzo come tesoretto compensati­vo, non deve essere sfuggito all’ideatore della norma come tale compensazi­one possa riservare qualche difficoltà. Alla schermata successiva il drago diventa più temibile perché il legislator­e, prevedendo che non si possa realizzare la compensazi­one, ipotizza appunto la detrazione fiscale per compensare l’onere non sopprimibi­le. Si arriva così alla schermata finale, dove il drago si mostra però imbattibil­e. Perché per poter vantare l'agognato credito fiscale è necessaria la previa quantifica­zione delle minori entrate e l'individuaz­ione di un’idonea copertura finanziari­a con norma di rango primario. Forse, almeno per ragioni scaramanti­che, la riforma più urgente passa dall’eliminare il termine « semplifica­zione » dal vocabolari­o legislativ­o.

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