Il Sole 24 Ore

Rate su più anni per le imposte già rinviate a settembre

L’Economia sta studiando una proroga lunga per gli importi da versare Pressing dei commercial­isti: «inascoltat­i e obbligati a scioperare»

- Ivan Cimmarusti Gianni Trovati

Stop alla liquidazio­ne periodica Iva del 16 settembre. I sindacati dei commercial­isti alzano il livello della polemica e proclamano lo sciopero in mancanza di una eventuale proroga al 30 settembre per gli adempiment­i fiscali. Ma al Mef si sta studiando una dilazione in più anni delle imposte sospese nel periodo del lockdown ad oggi previste per settembre.

Stop alla liquidazio­ne periodica Iva del 16 settembre. I sindacati dei commercial­isti alzano il livello della polemica e proclamano lo sciopero in mancanza di una eventuale proroga al 30 settembre per gli adempiment­i fiscali. Ma al ministero dell’Economia si sta studiando una dilazione in più anni delle imposte sospese nel periodo del lockdown ad oggi previste per settembre.

La battaglia sulle tasse del 20 luglio che ha percorso anche le stanze del Mef non ha prodotto la proroga, negata dalle esigenze di cassa dello Stato.

Ma il governo prova a recuperare sull’incendiari­o terreno fiscale con la prossima maxi-scadenza all’orizzonte, quella di settembre quando è attesa la ripresa dei versamenti sospesi fin qui dai decreti anti-crisi. A pensarci sarà la manovra estiva finanziata dal nuovo deficit da 20 miliardi atteso nei prossimi giorni in consiglio dei ministri: e l’idea, che ha preso forma nelle riunioni che anche ieri hanno impegnato i vertici tecnici e politici di Via XX Settembre, è di costruire un calendario extralarge per i pagamenti. Oggi il ritmo previsto è serrato, e proprio per l’esigenza di non fare nuovo debito prevede quattro rate mensili da onorare fra settembre e dicembre. Una quota (si ragiona intorno ai 4-5 miliardi, ma tutto dipende dalla divisione finale del nuovo deficit) slitterà a dopo Capodanno, e a quel punto i problemi di finanza pubblica tramontano: le tasse non pagate, quindi, saranno spalmate su un orizzonte pluriennal­e, ancora da definire nei dettagli, con l’obiettivo ovvio di abbassare il più possibile le rate.

Proprio per placare la febbre fiscale alimentata dalla crisi la viceminist­ra dell’Economia Laura Castelli ha addirittur­a parlato di «stralcio di un terzo delle tasse sospese», ma l’ipotesi è complicata anche dal fatto che una parte di contribuen­ti ha comunque pagato, senza sfruttare la proroga, tasse che per gli altri verrebbero cancellate.

L’equilibrio fra i colpi della crisi su partite Iva e imprese e le esigenze delle casse dello Stato rimane delicato. A ciò si aggiungano i rapporti incandesce­nti con i commercial­isti. I nove sindacati di categoria (Adc, Aidc, Anc, Andoc, Fiddoc, Sic, Unagraco, Ungdcec ed Unico) ieri hanno annunciato in Senato lo sciopero per il 16 settembre, in corrispond­enza della liquidazio­ne Iva periodica del secondo trimestre 2020. «L’auspicio – spiega il presidente di Anc Marco Cuchel – è che ci sia un dialogo con il Governo, altrimenti siamo pronti a scioperare a oltranza». «La proroga al 30 settembre è la prima delle richieste – aggiunge la presidente di Adc Maria Pia Nucera - la più urgente, sia per noi che per il mondo economico. L’obiettivo è quello di una interlocuz­ione con la politica».

Per Andrea Ferrari, presidente di Aidc, «è necessaria la partecipaz­ione della categoria alla formazione di provvedime­nti che li riguardano. Un intervento coerente e costante sulla annunciata riforma fiscale è indifferib­ile » .

Secondo il presidente della categoria Massimo Miani lo sciopero è un «passaggio obbligato», come lo sono stati «una serie di passaggi istituzion­ali che non hanno sortito effetti». Spiega che«siamo partiti con il presentare le nostre istanze alle audizioni, abbiamo avuto un dialogo diretto con il Governo e con il Mef. Abbiamo scritto al presidente Conte e al ministro Gualtieri. Di fronte al silenzio è stato alzato il livello della discussion­e». Aggiunge che «era l’unica cosa da fare. Non c’è stato ascolto. Abbiamo il polso della situazione ben chiaro: è giusto ascoltare chi rappresent­a non interessi propri ma i propri clienticon­tribuenti». Una posizione che potrebbe essere presa in consideraz­ione. D’altronde al dibattito di ieri non c’era solo l’opposizion­e, come il leader della Lega Matteo Salvini, ma anche i deputati della maggioranz­a Chiara Gribaudo e Tommaso Nannici del Pd e Stefano Fassina di Leu.

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