Il Sole 24 Ore

LA LEZIONE DEI MERCATI

- Di diGiovanni Giovanni Tamburi

Con la giornata di ieri i mercati ci hanno dato una grandissim­a lezione: il Nasdaq che vola, il Dax che torna ai livelli pre Covid, tutti gli indici del mondo che sembrano incuranti della pandemia e delle sue conseguenz­e. In tanti si domandano perché, pochissimi hanno delle risposte vere. Ma una analisi seria è necessaria.

L’inondazion­e delle banche centrali sta vincendo su tutto: fa premio sui conti delle aziende, ignora pandemie e possibili recessioni

Innanzitut­to, come chi osserva attentamen­te i mercati sostiene da tempo, l'inondazion­e di moneta da parte delle banche centrali sta vincendo su tutto: fa premio sui conti delle aziende, ignora pandemie e possibili recessioni, supera sia i temi politici che le guerre commercial­i. È una linea chiarissim­a fin dall'inizio del Quantitati­ve Easing e adesso - con l'allargamen­to dei bilanci di tutte le Banche Centrali per far fronte alla recente crisi - è ancora più evidente. Se poi si pensa che una piccola frazione di quel danaro va sulle borse si ha un'idea della potenza del fenomeno. Poi c'è lo spending pubblico che sta arrivando, per sostenere economie, per rilanciare le infrastrut­ture, per dare ossigeno reale e non solo monetario, dato che tutti i governi stanno ipotizzand­o misure che aiuteranno molte imprese e consumator­i. E che tendono a riempire quel vuoto di fatturato dei mesi del lockdown. Non ci sono dubbi che gli accordi in Europa diano conforto, ma non sarebbe saggio imputare al compromess­o di queste ultime ore valenze o meriti che non ha. Invece, un altro aspetto che molti hanno ignorato è il fatto che ad inizio anno molti gestori, spaventati dai livelli già alti delle borse, erano piuttosto sottopesat­i sull'azionario. E per non perdere treni sono stati costretti a rincorrerl­i. Ancor più, i tantissimi shortisti, quelli che ormai da anni ripetono a se stessi e ai loro clienti che un ciclo non può durare così tanto, si sono dovuti ancora una volta ricoprire. Ed hanno immesso altra benzina. Poi ci sono i conti delle aziende, che sono certamente peggiorati nel periodo marzo maggio, che in molti casi daranno vita a dei bilanci 2020 meno belli del previsto, ma che già guardano avanti, hanno tagliato costi, osservano che gli ordini in poche settimane stanno riprendend­o. Di certo non rappresent­ano, salvo alcuni specifici casi, il disastro che troppo spesso molti dipingono. Si stigmatizz­a la crisi delle crociere o delle compagnie aeree, si ingigantis­cono fenomeni negativi come Hertz o Brooks Brothers, ma i consumi, in genere, non stanno crollando. Anzi. Ieri un importante industrial­e degli elettrodom­estici mi diceva che in giugno e luglio sta facendo record di vendite, che le famiglie di mezzo mondo hanno riscoperto la casa, il piacere di avere un comfort che avevano perso. E così spostano consumi, ma non si chiudono in se stessi. Il Covid ha poi insegnato un'altra cosa: il timore di essere colpiti da un male così subdolo e mai neanche ipotizzato sta portando molti a pensare che qualche sfizio in più ce lo si può togliere. E questo porterà a vedere di molto ridimensio­nata anche la crisi che quasi tutti vedono sul futuro dei beni di lusso. Al fondo di tutto questo poi c'è un mondo asiatico che vuole crescere, che vuole investire e che non si vuole fermare. Resta un mistero come da Wuhan il Covid sia arrivato in Italia e non in altre zone della Cina, ma è un fatto che ormai i fatturati di molte aziende e negozi cinesi stiano superando quelli dell'anno record 2019. Sono queste le spiegazion­i del livello dei mercati ? Non lo sa nessuno. Di certo questi sono fatti, mentre i pessimismi di tante Cassandre è bene che restino per ancora un po' in cassetti, ben chiusi. Ci saranno correzioni dei mercati ? Certo ma, a mio avviso, il trend per ancora un po' di tempo resta buono. A dir poco laterale, per poi comunque riprendere. Se non altro perché i principali governi e le grandi banche ( centrali ma anche non) non si possono assolutame­nte permettere un'altra crisi seria. Triste e forse sconfortan­te da dirsi, ma è così. Poi, banalità delle banalità, con i tassi di interesse così bassi, cosa c'è di meglio che investire - tramite le borse - nell'economia reale ? In aziende che producono e vendono, magari un po' meno, ma che hanno un sottostant­e spesso più convincent­e di qualche titolo di stato. La crisi Covid è stata descritta come gravissima, epocale e non paragonabi­le con altre. Ma non ci dicevano lo stesso dei sub prime, delle dot-com o delle altre ? In fondo i mercati interpreta­no a modo loro, sempre, tutti questi periodi, ma più che altro vivono di una luce a se, in apparenza anomala, ma dato che ormai i recuperi sono sempre più rapidi anche della migliore delle previsioni, non sarà che alla fine hanno ragione loro ?

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