Evasione internazionale, asse Agenzia Entrate-GdF
L’azione contro gli istituti che hanno fatto mutui a italiani senza ritenuta
Accordo tra Agenzia delle Entrate e Guardia di Finanza contro l’evasione fiscale internazionale: siglato un accordo che consente di richiedere agli intermediari finanziari informazioni sulle operazioni da e verso l’estero di importo sopra i 15mila euro e l’identità dei titolari effettivi.
L’agenzia delle Entrate non è rimasta con le mani in mano durante il lungo lockdown causato dal Covid19. Sotto la guida del direttore Ernesto Maria Ruffini e il coordinamento del capo divisione contribuenti Valerio Barbantini, il Fisco ha incassato altri 57 milioni di euro nell’azione di contrasto all’evasione fiscale internazionale. Questa volta i soldi provengono dalla Julius Bär e dalla ex Banca della Svizzera Italiana (Bsi oggi di proprietà del gruppo Efg) nell'ambito della maxi-indagine su 220 banche estere che hanno concesso mutui a contribuenti italiani senza versare nessuna ritenuta alla fonte. A parte quelli che hanno già patteggiato, tutti gli istituti di credito sono indagati dalla Procura di Milano guidata dal procuratore Francesco Greco, che agisce in stretto coordinamento con gli uomini dell'agenzia delle Entrate.
Il gruppo finanziario elvetico Efg International, che nel 2017 aveva acquisito la Banca della Svizzera Italiana, ha versato (insieme ( insieme a Bsi) nelle casse del Fisco 32 milioni di euro mentre Julius Bär, la più importante banca svizzera di pura gestione patrimoniale, ha pagato 25 milioni di euro per chiudere il contenzioso con l’Agenzia. Sul fronte penale, entrambe le banche hanno chiesto il patteggiamento che, a questo punto, dovrebbe essere accordato visto l’atteggiamento di completa disclosure che i due gruppi bancari hanno osservato.
L'agenzia delle Entrate ha incassato oltre 230 milioni di euro dagli istituti di credito esteri che hanno finora definito la loro posizione nei confronti del Fisco. Ma l’attività, mai cessata neppure durante il lockdown, prosegue velocemente e altre banche stanno in questi giorni raggiungendo accordi con l’Agenzia.
Negli scorsi mesi 220 banche in Svizzera, Austria, Liechtenstein, Principato di Monaco, Lussemburgo e in un’altra dozzina di Paesi avevano ricevuto questionari dell’agenzia delle Entrate che chiedeva loro di indicare le attività finanziarie svolte con contribuenti italiani.
La prima tranche dell’inchiesta avviata all’inizio del 2019 si era conclusa con un bilancio rilevante: più di 150 milioni di euro versati al Fisco italiano, che era riuscito – già in quella prima fase - a far emergere flussi finanziari non segnalati per circa 3 miliardi di euro. Un imponibile emerso dal buio dell’evasione fiscale, che garantirà all’Italia entrate costanti nei prossimi anni. L’inchiesta è stata ribattezzata “Interessati”, acronimo di “Interessi a tassazione italiana”.
A Milano, il procuratore della Repubblica ha costituito un pool di magistrati che si occupa delle indagini composto dai sostituti procuratori Danilo Ceccarelli, Francesco Ciardi, Monia Di Marco ed Elio Ramondini, coordinati dal procuratore aggiunto Maurizio Romanelli. Il pool lavora a stretto contatto con il Settore contrasto illeciti e con l’Unità speciale per il contrasto agli illeciti fiscali internazionali ( Ascifi) dell’agenzia delle Entrate.