Alberghi, il 30% dei 3 stelle non accetta il bonus vacanze
In molte strutture il voucher è vincolato a un minimo di pernottamenti o spesa La protesta degli operatori: è solo un credito d’imposta, aggrava la crisi di liquidità
Il bonus vacanze non sfonda tra gli albergatori. Il voucher viene accettato da circa il 70% degli hotel 3 stelle italiani, ma spesso è subordinato a una spesa minima o a un numero minimo di pernottamenti. Gli operatori: è solo un credito di imposta, aggrava la crisi di liquidità.
Il bonus vacanze si afferma ma non sfonda tra gli albergatori. Il voucher viene accettato da circa il 70% degli hotel 3 stelle italiani ma spesso è subordinato a una spesa minima o a un numero minimo di pernottamenti. Chi ha deciso di non accettare il “buono” del ministro Franceschini si giustifica dicendo che si tratta “solo” di un credito di imposta da usare in detrazione con la dichiarazione dei redditi 2021 e finisce per aggravare la crisi di liquidità delle aziende.
Ma quanto spende una famiglia tipo, 2 adulti e un bimbo di 12 anni, per trascorrere una settimana al mare in un hotel 3 stelle? Proprio in questi giorni la spesa media è di 1.475 euro nel caso si opti per la pensione completa, con il buono che copre quasi un terzo del totale, che calano a 891 euro con la formula mezza pensione. Ben altro budget, l’aumento è intorno al 24% rispetto a luglio, si dovrà stanziare per un soggiorno nella settimana clou di Ferragosto. In questo caso la spesa supera di poco i 1.818 euro con la pensione completa e i 1.100 in mezza pensione. È quanto rivela una ricerca realizzata dal Centro studi Aps Ircaf (Istituto ricerche consumo ambiente e formazione) che ha monitorato i costi su un campione di hotel lungo le coste.
A luglio scegliere il mar Ligure o il Tirreno porta a spendere quasi l’11% in più rispetto all’Adriatico o il mar Ionio. Gap che arriva al 14,4% ad agosto.
Su base territoriale invece la regione più conveniente è la Puglia (1.232 euro) seguita da Abruzzo, Emilia-Romagna. In Sicilia, con circa 1.850 euro la settimana a luglio la spesa più elevata, che precede Toscana e Molise. In agosto il Veneto vince per il risparmio (1.600 euro) seguita da Emilia-Romagna e Puglia. Budget al top ancora una volta in Sicilia, Toscana e Lazio.
Rispetto all’anno precedente gli albergatori hanno congelato le tariffe. «Non ci sono stati scostamenti significativi rispetto al 2019 - spiega Mauro Zanini, presidente nazionale del Centro studi Ircaf -. Solo il 16% dichiara aumenti dei prezzi con incrementi che non superano il 10%, spese dovute alle misure anti Covid, e non manca chi ha ridotto le tariffe, il 3% degli hotel del campione».
L’altra spesa forte dell’estate è lo stabilimento balneare. Secondo le rilevazioni dell’Ircaf per il tris ombrellone e due lettini ci sono rincari del 5% che ad agosto arrivano al 10%. La spesa media sfiora i 27 euro al giorno a luglio mentre ad agosto si sfiorano i 30 euro. «Gli aumenti riguardano un sesto dei bagni con ritocchi che oscillano tra il 10 e il 25%» segnala Roberto Barbieri, vice presidente nazionale Ircaf. Ben diversa la situazione nelle città d’arte dove Confindustria Alberghi segnala poche aperture, meno del 30%, e un continuo calo delle tariffe in agosto a causa, soprattutto, dell’assenza dei turisti stranieri. Ad agosto, secondo il monitoraggio dell’associazione le tariffe subiscono un taglio tra il 20 e il 40%. Pesa il basso tasso di occupazione delle camere con cali del 90% nelle città d’arte mentre al mare si arriva al -30%. Secondo Pwc tra hotel e ristoranti sono a rischio 2 imprese su 3 con un impatto negativo sull’occupazione di circa un milione di posti di lavoro. Solo nel 2022-2023 si dovrebbe vedere il ritorno dei volumi all’era pre Covid.