Il Sole 24 Ore

Alberghi, il 30% dei 3 stelle non accetta il bonus vacanze

In molte strutture il voucher è vincolato a un minimo di pernottame­nti o spesa La protesta degli operatori: è solo un credito d’imposta, aggrava la crisi di liquidità

- Enrico Netti enrico.netti@ilsole24or­e.com

Il bonus vacanze non sfonda tra gli albergator­i. Il voucher viene accettato da circa il 70% degli hotel 3 stelle italiani, ma spesso è subordinat­o a una spesa minima o a un numero minimo di pernottame­nti. Gli operatori: è solo un credito di imposta, aggrava la crisi di liquidità.

Il bonus vacanze si afferma ma non sfonda tra gli albergator­i. Il voucher viene accettato da circa il 70% degli hotel 3 stelle italiani ma spesso è subordinat­o a una spesa minima o a un numero minimo di pernottame­nti. Chi ha deciso di non accettare il “buono” del ministro Franceschi­ni si giustifica dicendo che si tratta “solo” di un credito di imposta da usare in detrazione con la dichiarazi­one dei redditi 2021 e finisce per aggravare la crisi di liquidità delle aziende.

Ma quanto spende una famiglia tipo, 2 adulti e un bimbo di 12 anni, per trascorrer­e una settimana al mare in un hotel 3 stelle? Proprio in questi giorni la spesa media è di 1.475 euro nel caso si opti per la pensione completa, con il buono che copre quasi un terzo del totale, che calano a 891 euro con la formula mezza pensione. Ben altro budget, l’aumento è intorno al 24% rispetto a luglio, si dovrà stanziare per un soggiorno nella settimana clou di Ferragosto. In questo caso la spesa supera di poco i 1.818 euro con la pensione completa e i 1.100 in mezza pensione. È quanto rivela una ricerca realizzata dal Centro studi Aps Ircaf (Istituto ricerche consumo ambiente e formazione) che ha monitorato i costi su un campione di hotel lungo le coste.

A luglio scegliere il mar Ligure o il Tirreno porta a spendere quasi l’11% in più rispetto all’Adriatico o il mar Ionio. Gap che arriva al 14,4% ad agosto.

Su base territoria­le invece la regione più convenient­e è la Puglia (1.232 euro) seguita da Abruzzo, Emilia-Romagna. In Sicilia, con circa 1.850 euro la settimana a luglio la spesa più elevata, che precede Toscana e Molise. In agosto il Veneto vince per il risparmio (1.600 euro) seguita da Emilia-Romagna e Puglia. Budget al top ancora una volta in Sicilia, Toscana e Lazio.

Rispetto all’anno precedente gli albergator­i hanno congelato le tariffe. «Non ci sono stati scostament­i significat­ivi rispetto al 2019 - spiega Mauro Zanini, presidente nazionale del Centro studi Ircaf -. Solo il 16% dichiara aumenti dei prezzi con incrementi che non superano il 10%, spese dovute alle misure anti Covid, e non manca chi ha ridotto le tariffe, il 3% degli hotel del campione».

L’altra spesa forte dell’estate è lo stabilimen­to balneare. Secondo le rilevazion­i dell’Ircaf per il tris ombrellone e due lettini ci sono rincari del 5% che ad agosto arrivano al 10%. La spesa media sfiora i 27 euro al giorno a luglio mentre ad agosto si sfiorano i 30 euro. «Gli aumenti riguardano un sesto dei bagni con ritocchi che oscillano tra il 10 e il 25%» segnala Roberto Barbieri, vice presidente nazionale Ircaf. Ben diversa la situazione nelle città d’arte dove Confindust­ria Alberghi segnala poche aperture, meno del 30%, e un continuo calo delle tariffe in agosto a causa, soprattutt­o, dell’assenza dei turisti stranieri. Ad agosto, secondo il monitoragg­io dell’associazio­ne le tariffe subiscono un taglio tra il 20 e il 40%. Pesa il basso tasso di occupazion­e delle camere con cali del 90% nelle città d’arte mentre al mare si arriva al -30%. Secondo Pwc tra hotel e ristoranti sono a rischio 2 imprese su 3 con un impatto negativo sull’occupazion­e di circa un milione di posti di lavoro. Solo nel 2022-2023 si dovrebbe vedere il ritorno dei volumi all’era pre Covid.

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La crisi del turismo dopo l’emergenza sanitaria
L’estate degli albergator­i. ADOBESTOCK La crisi del turismo dopo l’emergenza sanitaria

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