Triplice scudo per i titoli di Stato
Il Recovery Fund (sommato ai fondi Sure e alla politica Bce) darà potenzialmente tre vantaggi: ridurrà la necessità di emettere BTp, taglierà il costo del debito e produrrà investimenti per far riprendere il Pil
L’impatto.
Se in una settimana lo spread tra i BTp e Bund tedeschi è sceso da 172 a 162 punti base, pur restando stabile ieri, non è per un caso fortuito. L’accordo firmato a Bruxelles sul Recovery Fund, unito ai fondi europei in arrivo per la cassa integrazione ( Sure), unito ai forti acquisti di titoli di Stato da parte della Bce stanno infatti creando un triplice scudo al nostro debito pubblico. Che produrrà tre potenziali benefici. Uno: il Tesoro avrà d’ora in avanti minori necessità di emettere titoli di Stato rispetto a quante non ne avrebbe avute senza il Recovery
Fund e i fondi Sure. Due: i finanziamenti europei arrivano a tassi pressoché zero. Tre: se spesi bene i soldi del Recovery Fund potrebbero aiutare l’Italia a uscire più velocemente dalla grave recessione in cui è piombata, aiutando le finanze pubbliche a ridurre il rapporto tra debito e Pil. Tre benefici potenziali, che si traducono in un possibile risultato: debito pubblico più sostenibile nonostante le dimensioni monstre da 2.500 miliardi. Dunque, spread sui Bund più contenuto. Questa è la dote che le politiche monetarie e fiscali europee portano all’Italia. Se l’Italia sarà in grado di sfruttarle in pieno.
Uno: minori emissioni
Il primo beneficio risiede nella probabile minore necessità di emettere titoli di Stato nei prossimi anni. Per finanziare tutte le manovre varate a causa del Covid, il Tesoro quest’anno ha dovuto aumentare le emissioni: nell’intero 2020 l’Italia dovrebbe riversare sul mercato qualcosa come 500 miliardi di euro (tra BoT, BTp e titoli vari). Cifra enorme. Che pesa sulle quotazioni per la legge della domanda e dell’offerta. Fino ad ora, grazie agli acquisti della Bce, il mercato è stato ben ricettivo. Lo spread tra BTp e Bund è quindi sceso. Ma in futuro l’incognita c’è: continuare a bussare alla porta degli stessi investitori per raccogliere fondi non è certo un modo prudente per gestire un debito enorme. Basta un cambio del loro umore per trovarsi nei guai.
È dunque positivo che ora le “porte” disponibili aumentino: il Tesoro potrà infatti contare anche su fonti di raccolta estranee al mercato. Cioè quelle europee. A settembre inizieranno le emissioni per il programma Sure, quello che serve per finanziare la cassa integrazione. L’Italia ha chiesto qualcosa come 29 miliardi, ma è verosimile che alla fine ne arrivino circa 20. Più avanti inizieranno invece ad arrivare i soldi del Recovery Fund: all’Italia spettano circa 209 miliardi (tra prestiti e sovvenzioni), ma quanti ne arriveranno dipenderà dai piani di investimenti pubblici che riusciremo a portare avanti.
Questo non significa che il Tesoro potrà ridurre le emissioni di BTp di pari importo nei prossimi anni, bene inteso. Questi sono soldi in gran parte aggiuntivi: vanno cioè a finanziare investimenti pubblici che altrimenti non avremmo fatto. Ma una parte di questi investimenti sarebbero stati fatti lo stesso, emettendo BTp: questo significa che le emissioni di titoli si ridurranno un po’ in futuro rispetto a quante l’Italia non ne avrebbe fatte senza il Recovery Fund e i fondi Sure. Difficile fare stime, ma una riduzione ci sarà. Morgan Stanley prevede che se si sottraggono dalle emissioni di titoli di Stato i rimborsi, gli acquisti Bce e i fondi europei, alla fine l’Italia avrà emissioni nette negative nei prossimi due anni. Questo è molto positivo: perché ridurrà la necessità di “bussare” alla porta degli investitori. A vantaggio dei tassi d’interesse.
Due: tassi più bassi
Questo è il secondo elemento positivo. Un po’ per la minore pressione sui mercati e un po’ per gli acquisti di titoli di Stato da parte della Bce che allontanano la speculazione, il costo del debito potrebbe continuare a scendere invece che a salire. Quando la Bce (attraverso Bankitalia) compra BTp, restituisce inoltre gran parte degli interessi allo Stato stesso pagandogli un dividendo. Secondo alcune stime, dal 2015 la Bce ha restituito al Tesoro circa 30 miliardi di euro di interessi. Considerando che gli acquisti di BTp continueranno e che a dicembre tanti analisti si aspettano un aumento del programma per il 2021, questo beneficio aumenterà nei prossimi anni.
Non solo. Quando l’Italia prenderà in prestito i fondi europei del Recovery Fund, lo farà a tassi molto più bassi di quelli dei BTp. L’Unione europea si finanzia infatti a tassi intorno allo zero e “girerà” i prestiti all’Italia agli stessi tassi. Un bel risparmio rispetto al - pur calato - 1,16% del BTp decennale.
Tre: più investimenti pubblici
C’è poi la terza leva che darà un beneficio al nostro bilancio pubblico: attraverso i fondi europei, l’Italia potrà fare investimenti (nell’economia green e nel digitale) che altrimenti non avrebbe in gran parte fatto. Questo potrebbe dare un sostegno alla crescita economica, riducendo - da parte del denominatore - i rapporti tra debito e deficit e Pil.