Il Sole 24 Ore

Triplice scudo per i titoli di Stato

Il Recovery Fund (sommato ai fondi Sure e alla politica Bce) darà potenzialm­ente tre vantaggi: ridurrà la necessità di emettere BTp, taglierà il costo del debito e produrrà investimen­ti per far riprendere il Pil

- di Morya Longo

L’impatto.

Se in una settimana lo spread tra i BTp e Bund tedeschi è sceso da 172 a 162 punti base, pur restando stabile ieri, non è per un caso fortuito. L’accordo firmato a Bruxelles sul Recovery Fund, unito ai fondi europei in arrivo per la cassa integrazio­ne ( Sure), unito ai forti acquisti di titoli di Stato da parte della Bce stanno infatti creando un triplice scudo al nostro debito pubblico. Che produrrà tre potenziali benefici. Uno: il Tesoro avrà d’ora in avanti minori necessità di emettere titoli di Stato rispetto a quante non ne avrebbe avute senza il Recovery

Fund e i fondi Sure. Due: i finanziame­nti europei arrivano a tassi pressoché zero. Tre: se spesi bene i soldi del Recovery Fund potrebbero aiutare l’Italia a uscire più velocement­e dalla grave recessione in cui è piombata, aiutando le finanze pubbliche a ridurre il rapporto tra debito e Pil. Tre benefici potenziali, che si traducono in un possibile risultato: debito pubblico più sostenibil­e nonostante le dimensioni monstre da 2.500 miliardi. Dunque, spread sui Bund più contenuto. Questa è la dote che le politiche monetarie e fiscali europee portano all’Italia. Se l’Italia sarà in grado di sfruttarle in pieno.

Uno: minori emissioni

Il primo beneficio risiede nella probabile minore necessità di emettere titoli di Stato nei prossimi anni. Per finanziare tutte le manovre varate a causa del Covid, il Tesoro quest’anno ha dovuto aumentare le emissioni: nell’intero 2020 l’Italia dovrebbe riversare sul mercato qualcosa come 500 miliardi di euro (tra BoT, BTp e titoli vari). Cifra enorme. Che pesa sulle quotazioni per la legge della domanda e dell’offerta. Fino ad ora, grazie agli acquisti della Bce, il mercato è stato ben ricettivo. Lo spread tra BTp e Bund è quindi sceso. Ma in futuro l’incognita c’è: continuare a bussare alla porta degli stessi investitor­i per raccoglier­e fondi non è certo un modo prudente per gestire un debito enorme. Basta un cambio del loro umore per trovarsi nei guai.

È dunque positivo che ora le “porte” disponibil­i aumentino: il Tesoro potrà infatti contare anche su fonti di raccolta estranee al mercato. Cioè quelle europee. A settembre inizierann­o le emissioni per il programma Sure, quello che serve per finanziare la cassa integrazio­ne. L’Italia ha chiesto qualcosa come 29 miliardi, ma è verosimile che alla fine ne arrivino circa 20. Più avanti inizierann­o invece ad arrivare i soldi del Recovery Fund: all’Italia spettano circa 209 miliardi (tra prestiti e sovvenzion­i), ma quanti ne arriverann­o dipenderà dai piani di investimen­ti pubblici che riusciremo a portare avanti.

Questo non significa che il Tesoro potrà ridurre le emissioni di BTp di pari importo nei prossimi anni, bene inteso. Questi sono soldi in gran parte aggiuntivi: vanno cioè a finanziare investimen­ti pubblici che altrimenti non avremmo fatto. Ma una parte di questi investimen­ti sarebbero stati fatti lo stesso, emettendo BTp: questo significa che le emissioni di titoli si ridurranno un po’ in futuro rispetto a quante l’Italia non ne avrebbe fatte senza il Recovery Fund e i fondi Sure. Difficile fare stime, ma una riduzione ci sarà. Morgan Stanley prevede che se si sottraggon­o dalle emissioni di titoli di Stato i rimborsi, gli acquisti Bce e i fondi europei, alla fine l’Italia avrà emissioni nette negative nei prossimi due anni. Questo è molto positivo: perché ridurrà la necessità di “bussare” alla porta degli investitor­i. A vantaggio dei tassi d’interesse.

Due: tassi più bassi

Questo è il secondo elemento positivo. Un po’ per la minore pressione sui mercati e un po’ per gli acquisti di titoli di Stato da parte della Bce che allontanan­o la speculazio­ne, il costo del debito potrebbe continuare a scendere invece che a salire. Quando la Bce (attraverso Bankitalia) compra BTp, restituisc­e inoltre gran parte degli interessi allo Stato stesso pagandogli un dividendo. Secondo alcune stime, dal 2015 la Bce ha restituito al Tesoro circa 30 miliardi di euro di interessi. Consideran­do che gli acquisti di BTp continuera­nno e che a dicembre tanti analisti si aspettano un aumento del programma per il 2021, questo beneficio aumenterà nei prossimi anni.

Non solo. Quando l’Italia prenderà in prestito i fondi europei del Recovery Fund, lo farà a tassi molto più bassi di quelli dei BTp. L’Unione europea si finanzia infatti a tassi intorno allo zero e “girerà” i prestiti all’Italia agli stessi tassi. Un bel risparmio rispetto al - pur calato - 1,16% del BTp decennale.

Tre: più investimen­ti pubblici

C’è poi la terza leva che darà un beneficio al nostro bilancio pubblico: attraverso i fondi europei, l’Italia potrà fare investimen­ti (nell’economia green e nel digitale) che altrimenti non avrebbe in gran parte fatto. Questo potrebbe dare un sostegno alla crescita economica, riducendo - da parte del denominato­re - i rapporti tra debito e deficit e Pil.

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Spinta sul Pil. « Gli investimen­ti consentiti dal Recovery Fund puntano a rilanciare la domanda nel breve e la produttivi­tà nel medio lungo » - osserva Iacovoni -, con un effetto sul Pil che nel medio termine si dovrebbe riflettere sul suo rapporto con il debito pubblico

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