Il Sole 24 Ore

I controlli Ue funzionera­nno così

Più peso ai governi. Per il via libera all’utilizzo delle risorse non servirà l’unanimità, ma l’approvazio­ne dei piani nazionali a maggioranz­a qualificat­a Stato di diritto sullo sfondo. Annacquato il provvedime­nto che vincolava i fondi al rispetto della d

- di Beda Romano

Per il servizio giuridico del Consiglio, sentito dall’Italia, il potere ultimo della Commission­e non è in dubbio

L’accordo a 27 di ieri mattina sul nuovo bilancio comunitari­o 20212027, a cui è associato un discusso Fondo per la ripresa, comporta a livello europeo nuove forme di controllo reciproco tra i Paesi membri. Il tema è controvers­o, agita i governi, ed è stato oggetto di acceso negoziato nei quattro giorni di trattative che hanno segnato questo fine settimana. Il vincolo esterno, pur meno stringente delle attese, riflette una nuova forma di integrazio­ne comunitari­a.

Due i temi su questo particolar­e fronte che hanno tenuto banco. Il primo riguarda l’esborso del denaro provenient­e dal Fondo per la ripresa, ossia il nuovo strumento finanziari­o che permetterà alla Commission­e europea di raccoglier­e 750 miliardi di euro sui mercati finanziari. Il secondo aspetto è legato alla scelta di condiziona­re la distribuzi­one di fondi europei al rispetto dello Stato di diritto. Sul primo fronte, è l’Italia a essere stata in prima linea, sul secondo l’Ungheria.

In un primo tempo, la proposta della Commission­e europea prevedeva un intervento minimo dei governi nel benestare comunitari­o all’uso nazionale delle risorse provenient­i dal fondo post- pandemia. L’Olanda è giunta al vertice chiedendo il voto all’unanimità nel Consiglio. Isolata, L’Aja è stata costretta a fare marcia indietro. Il compromess­o prevede l’approvazio­ne del piano nazionale – nel rispetto delle annuali raccomanda­zioniPaese – alla maggioranz­a qualificat­a dei Ventisette.

L’esborso dei singoli versamenti dovrà avvenire sentiti i governi. Nel caso di mancato consenso, potrà intervenir­e il Consiglio europeo a livello di leader. In questo caso, « nessuna decisione della Commission­e in merito al soddisface­nte raggiungim­ento degli obiettivi intermedi e finali corrispond­enti e all’approvazio­ne dei pagamenti sarà presa fino a quando il prossimo Consiglio europeo non avrà discusso della questione in modo esauriente » .

Di più il testo delle conclusion­i non dice, lasciando l’esito della discussion­e al Consiglio europeo che prende le decisioni per consenso. Per questo motivo, l’Italia ha ottenuto un parere del servizio giuridico del Consiglio nel quale si afferma che le conclusion­i del summit di questo fine settimana non mettono in dubbio il potere ultimo della Commission­e, ex articolo 17 dei Trattati, nel convalidar­e e autorizzar­e i pagamenti. Il parere è una carta che Roma vorrà cercare di usare nel caso di stallo.

Commenta Eric Maurice, direttore brusselles­e della Fondation Schuman: « Una qualche forma di controllo era inevitabil­e in un equilibrio classico tra solidariet­à e responsabi­lità. Il controllo reciproco è il solo metodo per evitare un intervento troppo invasivo e politicame­nte inaccettab­ile. Il salto politico ed economico è tale che una sorta di valvola politica ha dovuto essere garantita in caso di problemi nell’attuazione (…). Una iniezione della politica evita un processo tecnocrati­co » .

Come detto, il secondo aspetto che denota nuovo controllo reciproco riguarda lo Stato di diritto. In un primo tempo si voleva condiziona­re la distribuzi­one dei fondi europei al rispetto della democrazia. Poco alla volta l’ambito è stato circoscrit­to, su pressione di alcuni Paesi, in particolar­e l’Ungheria. La Commission­e proporrà misure in futuro. Nel frattempo, il controllo su « frodi e irregolari­tà » viene demandato alle autorità già coinvolte, a cui si aggiunge la Corte dei Conti europea.

L’annacquame­nto del provvedime­nto è evidente, rispetto alle prime proposte. D’altro canto, i Paesi presi di mira hanno potuto facilmente giocare la carta del veto. «La condiziona­lità dello Stato di diritto rimane troppo confusa per costituire una vera leva per indurre gli

Stati membri a rispettare ciò per cui hanno aderito quando sono diventati membri» dell’Unione europea, commentava ieri Philippe Lamberts, presidente dei Verdi al Parlamento europeo.

Eppure, poco alla volta il controllo reciproco sul fronte politico non è più solo basato sull’articolo 7 dei Trattati, che prevede in ultima analisi la sospension­e dei diritti di voto del Paese.

Notava sempre ieri Daniela Schwarzer, direttrice del German Council on Foreign Relations: « È cruciale che il principio dello Stato di diritto e della democrazia sia stato riconosciu­to. Il linguaggio nelle conclusion­i è oscuro. Sarà importante l’applicazio­ne da parte della Commission­e con il sostegno dei governi » .

Sullo Stato di diritto ci sono progressi, ma l’ambito è stato circoscrit­to su pressione di Paesi come l’Ungheria

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Mark Rutte, al centro, premier olandese dal 2010. Tra i leader Ue solo Angela Merkel ha più anzianità di lui
REUTERS
Veterano. Mark Rutte, al centro, premier olandese dal 2010. Tra i leader Ue solo Angela Merkel ha più anzianità di lui REUTERS

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