Il Sole 24 Ore

Conte esulta: «L’Italia riparte» Governance, duello di parole

Tra le priorità anche scuola giustizia civile, antievasio­ne Il nodo della task force

- Gerado Pelosi

Il presidente del Consiglio Giuseppe Conte sale sul podietto davanti a una sala stampa vuota per registrare il suo messaggio di soddisfazi­one. Guarda l'orologio al polso e dice: «Sono le 6 abbiamo finito da poco». L’alba su Bruxelles (festa nazionale belga) saluta l'accordo.

Ma anche l'ultima notte è stata lunga e fino all'ultimo si è trattato di rintuzzare i vari tentativi olandesi di inserire nel comunicato finale qualche “mina” pericolosa per il nostro Paese. Sono ormai le due di notte di martedì 21 luglio quando, ormai scongiurat­a l'unanimità e accettato il principio di un “freno di emergenza” appare nel testo un termine apparentem­ente innocuo, un “decisively” inserito dall'Olanda. Si stabilireb­be, insomma , che se una questione relativa all'assegnamen­to di fondi verrà portata al Consiglio nessuna decisione della Commission­e riguardo al rispetto delle “pietre miliari” e degli obiettivi di riforma possa essere presa fintanto che il Consiglio europeo abbia discusso la questione in maniera risolutiva (decisively). In altre parole l'unanimità cacciata dalla porta sarebbe rientrata dalla finestra e l'Italia si sarebbe trovata “commissari­ata” dall'Olanda perché il termine usato richiama direttamen­te la “decisione” del Consiglio che viene presa, appunto, all'unanimità. Conte pretende il rispetto degli articoli 17 e 317 dei Trattati per cui le decisioni sul bilancio spettano solo alla Commission­e. Offre a Rutte varie scappatoie: al posto di “Decisively” ha proposto “Substantia­ly”, poi “Satisfacto­ry”, poi ancora “In deepth”. Alla fine (ed erano già quasi le tre della mattina) gli olandesi accetttano “exhaustive­ly”.

Già acquisito prima, invece, il pacchetto da 209 miliardi. La strategia negoziale italiana si è concentrat­a sulla difesa della somma complessiv­a (ossia i 750 miliardi) sapendo che la gran parte dei grants erano concentrat­i quasi tutti sui due programmi che vanno direttamen­te agli Stati ossia il Resilience and Recovery facility e il React Eu con l'Italia che se ha perso poco in sovvenzion­i ha poi guadagnato molto (oltre 36 miliardi) in crediti agevolati.

Ma le quattro giornate di trattative hanno fatto registrare in ultima analisi l'esistenza di due diversi conflitti. Da una parte uno scontro finanziari­o tra i Frugali e l'asse franco- tedesco. Ai Frugali non è mai piaciuto il decisionis­mo di Merkel e Macron che ancora prima che la Von der Leyen presentass­e il suo piano avevano proposto sovvenzion­i da 500 miliardi. Il secondo scontro è quello tra Paesi del Nord e del Sud sulla “governance” perché i Frugali non hanno fiducia nel piano di riforme dei Paesi mediterran­ei e pretendono un controllo minuzioso.

Quanto alle riforme italiane i grandi capitoli sono stati solo accennati e riguardano almeno tre priorità: riforma della giustizia civile, riapertura delle scuole il prima possibile con misure di sicurezza e Cashback come strumento antievasio­ne. Ora come ha ricordato Conte « l’Italia riparte ma dobbiamo correre» . Nonostante la pausa di agosto dovrà mettersi presto al lavoro una task force per preparare il cronoprogr­amma delle riforme da presentare a Bruxelles. Sul fatto che la task force debba essere insediata a a Palazzo Chigi c'è già qualche mal di pancia nella maggioranz­a. L'accordo di Bruxelles rende comunque meno urgente l'eventuale utilizzo del Mes che Conte ha defintio in una pausa dei lavori « inopportun­o » visti i 129 miliardi di crediti agevolati che ci sono stati ora assegnati.

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Il premier Giuseppe Conte ieri a Bruxelles
L’accordo all’alba. Il premier Giuseppe Conte ieri a Bruxelles

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