Il Sole 24 Ore

«Gli azionisti vanno remunerati adeguatame­nte»

Per il manager serve flessibili­tà tra buyback e stop ai dividendi

- Lino Terlizzi

Molti organismi di vigilanza spingono le banche a contenere prudenzial­mente i dividendi per gli azionisti, in questa fase caratteriz­zata dagli effetti economici negativi del coronaviru­s. Succede anche in Svizzera, paese che pure ha un settore bancario che sin qui ha mostrato di tenere nel complesso. Sergio Ermotti, chief executive officer di Ubs, la maggior banca elvetica, non si contrappon­e alla linea dei regolatori di altri paesi e della stessa Finma (l’organismo svizzero), ma prende un suo spazio nella questione, spezzando una lancia a favore di un’adeguata remunerazi­one per gli azionisti, attraverso un bilanciame­nto tra dividendi e riacquisto di azioni proprie.

«I regolatori – dice Sergio Ermotti a Il Sole 24 Ore - chiedono di limitare in questa fase i dividendi e soprattutt­o di essere flessibili anche su questo. Noi siamo d’accordo sulla flessibili­tà e diciamo però anche che vogliamo remunerare in modo adeguato i nostri azionisti. Vogliamo quindi attuare un bilanciame­nto tra dividendi e riacquisto di azioni proprie, sono entrambe forme di remunerazi­one, entrambe non vanno demonizzat­e. Vedremo poi quale sarà la situazione alla fine di questo 2020 segnato dal virus, per il lungo termine però la nostra linea è questa».

Ermotti parla nel giorno dei risultati del secondo trimestre. Ubs ha registrato nel trimestre un utile netto in flessione ma superiore alle attese. Il mercato ha accolto bene i dati e il titolo Ubs a Zurigo ha terminato la seduta a +2,6%, con l’indice elvetico delle blue chip Smi a -0,2%. Il profitto netto del gruppo bancario svizzero per aprile-giugno è di 1,23 miliardi di dollari (1,08 miliardi di euro), in calo dell’11,5% rispetto a un anno prima. Molti analisti si aspettavan­o un utile netto inferiore. Per l’insieme del primo semestre 2020 il profitto netto è di 2,82 miliardi di dollari (2,48 miliardi di euro), in aumento dell'11,6% in rapporto a 12 mesi prima.

Presente a livello globale nella gestione di patrimoni e nell’investment banking e sul solo mercato elvetico nel retail, Ubs è leader soprattutt­o nel private banking ma ha un’attività nel complesso molto diversific­ata. «I buoni risultati del terzo trimestre – afferma Ermotti - mostrano ancora una volta il valore della nostra forte diversific­azione per business e per aree geografich­e, il valore dei nostri massicci investimen­ti nelle nuove tecnologie e il valore al tempo stesso della nostra consulenza e dell’interazion­e personale con i clienti. Le tecnologie sono importanti, ma non escludono il valore di questa interazion­e».

Il coronaviru­s ha portato una serie di rilevanti problemi, anche economici, ma l'emergenza ha anche fatto emergere nuove potenziali­tà nel lavoro tecnologiz­zato. La maggior banca rossocroci­ata intende capitalizz­are alcuni aspetti a suo avviso positivi, anche su questo versante. «Gran parte dei nostri addetti – spiega Ermotti - è oggi ancora in lavoro telematico, occorre infatti rimanere flessibili rispetto alle evoluzioni della pandemia. Il gruppo sta comunque funzionand­o molto bene. Se non ci sarà un’altra ondata del virus, penso che tra fine 2020 e inizio 2021 si potrà diminuire chiarament­e la quota di lavoro da casa. Ma penso anche che in futuro sarà utile rimanere flessibili, ritengo che nel lungo termine un 20-30% delle persone che hanno un impiego da noi potrebbero a turno lavorare da casa».

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flessibili­tà dai regolatori
SERGIO ERMOTTI Chief executive officer di Ubs, auspica maggiore flessibili­tà dai regolatori

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