«A Londongrad interferenze continue dei servizi russi»
La peggiore ignoranza è di chi non vuol sapere. Il Governo conservatore è stato accusato ieri di avere deliberatamente ignorato i molti campanelli d’allarme e di avere «attivamente evitato» di indagare o frenare le interferenze di Mosca nella politica britannica.
Ci sono prove che la Russia avesse cercato di influenzare il referendum del 2014 sul distacco della Scozia dal Regno Unito, che si era concluso con la sconfitta di misura degli indipendentisti scozzesi. Nonostante questo, Londra non ha mostrato alcun interesse a prevenire simili interferenze nel referendum su Brexit del 2016, che ha portato all’uscita della Gran Bretagna dall’Unione Europea.
A puntare il dito contro Londra è stata la Commissione parlamentare intelligence e sicurezza, in un rapporto scritto l’anno scorso ma che è stato reso noto solo ieri. Boris Johnson aveva rinviato la sua pubblicazione, prevista nell’ottobre 2019, citando le prossime elezioni politiche di dicembre. Il tergiversare per altri sette mesi dopo il voto ha portato a accuse al premier di voler insabbiare il rapporto per evitare rivelazioni imbarazzanti.
La Commissione chiede apertamente al Governo di avviare un’inchiesta pubblica per scoprire se ci sono state interferenze russe durante la campagna in vista del referendum sulla Ue. Ci sono molte indicazioni e segnali di attività illecite da parte di agenti di Mosca, ma “non ci sono prove perchè nessuno al Governo ha pensato di cercarle”. Secondo il rapporto non è troppo tardi per fare luce sulla questione.
Johnson però ha prontamente respinto la richiesta, dichiarando ieri che non ci saranno «revisioni retrospettive» del voto del 2016. Secondo il premier non ci sono dubbi che la conduzione e l’esito del referendum siano stati del tutto giusti e corretti.
La Commissione sottolinea che le intenzioni malevole della Russia avrebbero dovuto essere evidenti dopo l’assassinio dell’ex spia sovietica Aleksander Litvinenko a Londra nel 2006, l’annessione della Crimea nel 2014 e le interferenze nelle elezioni presidenziali Usa nel 2016.
Quindi, secondo il rapporto, nella migliore delle ipotesi Londra è stata ingenua nel non rendersi conto delle intenzioni della Russia che «considera la Gran Bretagna uno dei principali obiettivi per lo spionaggio», soprattutto a causa degli stretti legami con gli Stati Uniti.
Nella peggiore delle ipotesi, invece, il Governo è stato influenzato dalle ricche donazioni fatte al partito conservatore da uomini d'affari russi e dai miliardi portati in Gran Bretagna da molti oligarchi. A «Londongrad gli oligarchi sono stati accolti a braccia aperte», scrive il rapporto, che definisce la capitale britannica «la lavanderia di Mosca».
Il Cremlino, che ha sempre negato di avere interferito nella politica interna di altri Paesi, ieri ha respinto le accuse del rapporto come la consueta “russofobia”.
I rapporti tra Mosca e Londra sono diventati più tesi dopo l’avvelenamento e tentato omicidio dell’ex spia russa Sergej Skripal e della figlia Yulia a Salisbury da parte di due agenti dei servizi russi. L’attentato aveva portato alla morte di una donna inglese e alla chiusura della città inglese a causa delle tracce dell’agente nervino Novichok.
Ieri il ministro degli Esteri Dominic Raab, parlando durante una conferenza stampa con l’omologo Usa Mike Pompeo in visita a Londra, ha dichiarato che il Governo è «perfettamente consapevole della minaccia russa». La settimana scorsa Raab aveva accusato per la prima volta la Russia di avere interferito nelle elezioni politiche del dicembre scorso che avevano portato alla vittoria di Johnson. Il ministro aveva definito «del tutto inaccettabili» le azioni di agenti russi, che avevano diffuso sui social media documenti riservati sulle trattative commerciali tra gli Usa e la Gran Bretagna.
Mosca avrebbe tentato di influenzare il referendum scozzese e quello su Brexit