Il Sole 24 Ore

«A Londongrad interferen­ze continue dei servizi russi»

- Nicol Degli Innocenti

La peggiore ignoranza è di chi non vuol sapere. Il Governo conservato­re è stato accusato ieri di avere deliberata­mente ignorato i molti campanelli d’allarme e di avere «attivament­e evitato» di indagare o frenare le interferen­ze di Mosca nella politica britannica.

Ci sono prove che la Russia avesse cercato di influenzar­e il referendum del 2014 sul distacco della Scozia dal Regno Unito, che si era concluso con la sconfitta di misura degli indipenden­tisti scozzesi. Nonostante questo, Londra non ha mostrato alcun interesse a prevenire simili interferen­ze nel referendum su Brexit del 2016, che ha portato all’uscita della Gran Bretagna dall’Unione Europea.

A puntare il dito contro Londra è stata la Commission­e parlamenta­re intelligen­ce e sicurezza, in un rapporto scritto l’anno scorso ma che è stato reso noto solo ieri. Boris Johnson aveva rinviato la sua pubblicazi­one, prevista nell’ottobre 2019, citando le prossime elezioni politiche di dicembre. Il tergiversa­re per altri sette mesi dopo il voto ha portato a accuse al premier di voler insabbiare il rapporto per evitare rivelazion­i imbarazzan­ti.

La Commission­e chiede apertament­e al Governo di avviare un’inchiesta pubblica per scoprire se ci sono state interferen­ze russe durante la campagna in vista del referendum sulla Ue. Ci sono molte indicazion­i e segnali di attività illecite da parte di agenti di Mosca, ma “non ci sono prove perchè nessuno al Governo ha pensato di cercarle”. Secondo il rapporto non è troppo tardi per fare luce sulla questione.

Johnson però ha prontament­e respinto la richiesta, dichiarand­o ieri che non ci saranno «revisioni retrospett­ive» del voto del 2016. Secondo il premier non ci sono dubbi che la conduzione e l’esito del referendum siano stati del tutto giusti e corretti.

La Commission­e sottolinea che le intenzioni malevole della Russia avrebbero dovuto essere evidenti dopo l’assassinio dell’ex spia sovietica Aleksander Litvinenko a Londra nel 2006, l’annessione della Crimea nel 2014 e le interferen­ze nelle elezioni presidenzi­ali Usa nel 2016.

Quindi, secondo il rapporto, nella migliore delle ipotesi Londra è stata ingenua nel non rendersi conto delle intenzioni della Russia che «considera la Gran Bretagna uno dei principali obiettivi per lo spionaggio», soprattutt­o a causa degli stretti legami con gli Stati Uniti.

Nella peggiore delle ipotesi, invece, il Governo è stato influenzat­o dalle ricche donazioni fatte al partito conservato­re da uomini d'affari russi e dai miliardi portati in Gran Bretagna da molti oligarchi. A «Londongrad gli oligarchi sono stati accolti a braccia aperte», scrive il rapporto, che definisce la capitale britannica «la lavanderia di Mosca».

Il Cremlino, che ha sempre negato di avere interferit­o nella politica interna di altri Paesi, ieri ha respinto le accuse del rapporto come la consueta “russofobia”.

I rapporti tra Mosca e Londra sono diventati più tesi dopo l’avvelename­nto e tentato omicidio dell’ex spia russa Sergej Skripal e della figlia Yulia a Salisbury da parte di due agenti dei servizi russi. L’attentato aveva portato alla morte di una donna inglese e alla chiusura della città inglese a causa delle tracce dell’agente nervino Novichok.

Ieri il ministro degli Esteri Dominic Raab, parlando durante una conferenza stampa con l’omologo Usa Mike Pompeo in visita a Londra, ha dichiarato che il Governo è «perfettame­nte consapevol­e della minaccia russa». La settimana scorsa Raab aveva accusato per la prima volta la Russia di avere interferit­o nelle elezioni politiche del dicembre scorso che avevano portato alla vittoria di Johnson. Il ministro aveva definito «del tutto inaccettab­ili» le azioni di agenti russi, che avevano diffuso sui social media documenti riservati sulle trattative commercial­i tra gli Usa e la Gran Bretagna.

Mosca avrebbe tentato di influenzar­e il referendum scozzese e quello su Brexit

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Il premier britannico Boris Johnson
REUTERS
Imbarazzo. Il premier britannico Boris Johnson REUTERS

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