Il laboratorio diventa digitale e si avvicina ai più giovani
La multinazionale del biotech Amgen rilancia in Italia il suo LabXchange per portare i ragazzi sulle complesse vie della ricerca
Le vie della ricerca scientifica nella loro molteplicità possono nascere persino su una piattaforma digitale. È anche così che si avvicinano i più giovani alla complessità della scienza. La storia del LabXchange della multinazionale del biotech Amgen incrocia le storie dei ricercatori di domani nella loro giovane età. Il modo è molto americano, anche perché, come spiega Soren Giese, presidente e amministratore delegato per l’Italia, «il gruppo è nato in California 40 anni fa, ha 20mila dipendenti nel mondo , è presente in 100 paesi e nella sua pipeline ha 30 molecole in fase avanzata di sviluppo. L’innovazione è profondamente radicata nel nostro approccio alla ricerca scientifica , guidata dal principio biology first». Il LabXchange è una piattaforma di e-learning su tematiche scientifiche, gratuita e aperta a tutti, creata in collaborazione con l’Università di Harvard e sostenuta dalla fondazione Amgen con un primo contributo di 11 milioni di dollari. «Qui si possono fare esperienze di laboratorio virtuali, oltre che cogliere opportunità di networking per tutta la comunità scientifica. Da gennaio è stata portata anche in Italia dove è nata una collaborazione con Anisin, l’associazione italiana degli insegnanti di scienze naturali - spiega Giese -. Con la chiusura di scuole e università ha conosciuto una impennata di accessi che, nel mondo, nei primi mesi dell’anno hanno superato quota 660mila». Gli utenti arrivano da 213 paesi e l’Italia è nella top 20.
Tra le storie di questi ultimi mesi emergono quelle del liceo Labriola di Napoli che ha realizzatto classi virtuali per creare progetti sul tema del Covid-19 e dell’istituto superiore statale Pitagora di Pozzuoli che ha invece avviato un approccio più pratico alla biologia molecolare , grazie anche ad appositi materiali didattici e attrezzature . Sono storie, a loro modo, di inclusione. «LabXchange rappresenta la nostra base scientifica , l’attenzione per la divulgazione dei risultati della nostra ricerca, la cura per le persone e il loro benessere e la loro crescita attraverso la formazione - spiega Giese -. E poi rappresenta anche la nostra passione per l’inclusione: nessuno
Finanziat0 da Amgen con oltre 11 milioni di dollari, LabXchange ha registrato in pochi mesi oltre 660mila visite in tutto il mondo
deve restare indietro nel percorso di consapevolezza di quanto la scienza, la ricerca scientifica e i progressi farmaceutici possano aiutare l’uomo a vivere in condizioni migliori. Questo è un principio diventato ancora più vero dopo l’esplosione del Covid 19 che ha fatto riscoprire la fragilità del genere umano e ha rilanciato l’importanza di una conoscenza scientifica all’altezza della sfida per la cura e la salute dell’uomo».
L’emergenza sanitaria di questi ultimi mesi ha messo in evidenza quanto sia importante una corretta informazione e comunicazione scientifica , basata su dati reali, correttamente interpretati . «Il ruolo degli strumenti digitali sarà sempre più importante - dice Giese - al punto che Amgen sta lavorando su questo fronte , oltre che per l’educazione scientifica, anche per le relazioni tra gli specialisti, per i quali abbiamo organizzato numerosi webinar e i Covid talks, e tra medici e pazienti . È un’opportunità per coinvolgere i medici sul territorio e per sostenere i percorsi terapeutici dei pazienti affetti da cronicità». Certamente il digitale ha anche dei limiti che sono stati testati in prima persona dai malati in questi ultimi mesi. L’approvvigionamento dei farmaci, per esempio, ha esclusivamente una dimensione fisica. Proprio per questo Amgen ha consegnato a domicilio i propri farmaci ospedalieri ai pazienti affetti da malattie croniche, autoimmuni e cardiovascolari, d’intesa con le regioni Lazio e Lombardia. E, con la start up sociale
Ugo, ha avviato il programma di home delivery di generi alimentari e farmaci a pazienti over 65 o con fragilità nelle città di Genova, Lecce, Milano, Torino, Varese, Monza e Roma.
La rivoluzione digitale sta lasciando traccia anche nella formazione all’interno dell’azienda. Il percorso era iniziato già prima dell’emergenza Covid, ma in questi ultimi mesi ha trovato nuove e valide ragioni per svilupparsi attraverso webinar ed elearning. «Adottare questi strumenti di formazione a distanza non significa solo ricorrere a modalità tecniche nuove. È il processo di formazione che deve diventare più autonomo perché il collaboratore è più responsabilizzato sul proprio sviluppo professionale. Amgen ha iniziato a rivedere e modernizzare le proprie piattaforme di elearning per renderle veri e propri hub formativi». Ma non solo. Al digitale non si può più sfuggire in una realtà come Amgen (che in Italia ha poco più di 300 collaboratori), perché app e piattaforme stanno cambiando anche il rapporto tradizionale tra l’informatore scientifico e il medico. «Abbiamo organizzato webinar che hanno visto il coinvolgimento di un comitato scientifico con esperti dell’area identificata in ogni sessione - dice Giese -. Il programma online ha coperto aree relative a malattie oncoematologiche e infiammatorie e ha rappresentato un punto di incontro multidisciplinare per specialisti, medici di base, pazienti, caregiver».