Il Sole 24 Ore

Il laboratori­o diventa digitale e si avvicina ai più giovani

La multinazio­nale del biotech Amgen rilancia in Italia il suo LabXchange per portare i ragazzi sulle complesse vie della ricerca

- Cristina Casadei

Le vie della ricerca scientific­a nella loro molteplici­tà possono nascere persino su una piattaform­a digitale. È anche così che si avvicinano i più giovani alla complessit­à della scienza. La storia del LabXchange della multinazio­nale del biotech Amgen incrocia le storie dei ricercator­i di domani nella loro giovane età. Il modo è molto americano, anche perché, come spiega Soren Giese, presidente e amministra­tore delegato per l’Italia, «il gruppo è nato in California 40 anni fa, ha 20mila dipendenti nel mondo , è presente in 100 paesi e nella sua pipeline ha 30 molecole in fase avanzata di sviluppo. L’innovazion­e è profondame­nte radicata nel nostro approccio alla ricerca scientific­a , guidata dal principio biology first». Il LabXchange è una piattaform­a di e-learning su tematiche scientific­he, gratuita e aperta a tutti, creata in collaboraz­ione con l’Università di Harvard e sostenuta dalla fondazione Amgen con un primo contributo di 11 milioni di dollari. «Qui si possono fare esperienze di laboratori­o virtuali, oltre che cogliere opportunit­à di networking per tutta la comunità scientific­a. Da gennaio è stata portata anche in Italia dove è nata una collaboraz­ione con Anisin, l’associazio­ne italiana degli insegnanti di scienze naturali - spiega Giese -. Con la chiusura di scuole e università ha conosciuto una impennata di accessi che, nel mondo, nei primi mesi dell’anno hanno superato quota 660mila». Gli utenti arrivano da 213 paesi e l’Italia è nella top 20.

Tra le storie di questi ultimi mesi emergono quelle del liceo Labriola di Napoli che ha realizzatt­o classi virtuali per creare progetti sul tema del Covid-19 e dell’istituto superiore statale Pitagora di Pozzuoli che ha invece avviato un approccio più pratico alla biologia molecolare , grazie anche ad appositi materiali didattici e attrezzatu­re . Sono storie, a loro modo, di inclusione. «LabXchange rappresent­a la nostra base scientific­a , l’attenzione per la divulgazio­ne dei risultati della nostra ricerca, la cura per le persone e il loro benessere e la loro crescita attraverso la formazione - spiega Giese -. E poi rappresent­a anche la nostra passione per l’inclusione: nessuno

Finanziat0 da Amgen con oltre 11 milioni di dollari, LabXchange ha registrato in pochi mesi oltre 660mila visite in tutto il mondo

deve restare indietro nel percorso di consapevol­ezza di quanto la scienza, la ricerca scientific­a e i progressi farmaceuti­ci possano aiutare l’uomo a vivere in condizioni migliori. Questo è un principio diventato ancora più vero dopo l’esplosione del Covid 19 che ha fatto riscoprire la fragilità del genere umano e ha rilanciato l’importanza di una conoscenza scientific­a all’altezza della sfida per la cura e la salute dell’uomo».

L’emergenza sanitaria di questi ultimi mesi ha messo in evidenza quanto sia importante una corretta informazio­ne e comunicazi­one scientific­a , basata su dati reali, correttame­nte interpreta­ti . «Il ruolo degli strumenti digitali sarà sempre più importante - dice Giese - al punto che Amgen sta lavorando su questo fronte , oltre che per l’educazione scientific­a, anche per le relazioni tra gli specialist­i, per i quali abbiamo organizzat­o numerosi webinar e i Covid talks, e tra medici e pazienti . È un’opportunit­à per coinvolger­e i medici sul territorio e per sostenere i percorsi terapeutic­i dei pazienti affetti da cronicità». Certamente il digitale ha anche dei limiti che sono stati testati in prima persona dai malati in questi ultimi mesi. L’approvvigi­onamento dei farmaci, per esempio, ha esclusivam­ente una dimensione fisica. Proprio per questo Amgen ha consegnato a domicilio i propri farmaci ospedalier­i ai pazienti affetti da malattie croniche, autoimmuni e cardiovasc­olari, d’intesa con le regioni Lazio e Lombardia. E, con la start up sociale

Ugo, ha avviato il programma di home delivery di generi alimentari e farmaci a pazienti over 65 o con fragilità nelle città di Genova, Lecce, Milano, Torino, Varese, Monza e Roma.

La rivoluzion­e digitale sta lasciando traccia anche nella formazione all’interno dell’azienda. Il percorso era iniziato già prima dell’emergenza Covid, ma in questi ultimi mesi ha trovato nuove e valide ragioni per sviluppars­i attraverso webinar ed elearning. «Adottare questi strumenti di formazione a distanza non significa solo ricorrere a modalità tecniche nuove. È il processo di formazione che deve diventare più autonomo perché il collaborat­ore è più responsabi­lizzato sul proprio sviluppo profession­ale. Amgen ha iniziato a rivedere e modernizza­re le proprie piattaform­e di elearning per renderle veri e propri hub formativi». Ma non solo. Al digitale non si può più sfuggire in una realtà come Amgen (che in Italia ha poco più di 300 collaborat­ori), perché app e piattaform­e stanno cambiando anche il rapporto tradiziona­le tra l’informator­e scientific­o e il medico. «Abbiamo organizzat­o webinar che hanno visto il coinvolgim­ento di un comitato scientific­o con esperti dell’area identifica­ta in ogni sessione - dice Giese -. Il programma online ha coperto aree relative a malattie oncoematol­ogiche e infiammato­rie e ha rappresent­ato un punto di incontro multidisci­plinare per specialist­i, medici di base, pazienti, caregiver».

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crescono. Le classi scientific­he dell’Istituto superiore Pitagora di Pozzuoli (nelle foto tre momenti dell’esperienza di una classe) hanno usato il LabXchange per seguire un piano di studi di biologia molecolare con un approccio molto pratico
Giovani scienziati crescono. Le classi scientific­he dell’Istituto superiore Pitagora di Pozzuoli (nelle foto tre momenti dell’esperienza di una classe) hanno usato il LabXchange per seguire un piano di studi di biologia molecolare con un approccio molto pratico
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IL manager. Soren Giese è amministra­tore delegato di Amgen Italia dalla scorsa estate

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