Il Sole 24 Ore

Verso il rinvio le rate per 1,2 milioni di contribuen­ti

Rinvio da 950 milioni al netto di chi pagherà e di chi è già decaduto

- Mobili e Parente

Sono oltre 1,2 milioni i contribuen­ti che, con il quarto decreto della saga dei ristori, attendono l’ufficializ­zazione della più volte annunciata sospension­e del pagamento delle rate della rottamazio­ne- ter e del saldo e stralcio. La scadenza del 10 dicembre, infatti, rientra al momento nel menù del provvedime­nto d’urgenza con cui il Governo destina oltre 5 miliardi al rinvio delle tasse di fine anno.

Un rinvio che complessiv­amente vale circa 950 milioni di euro. Questo perché, in base ai dati a disposizio­ne di agenzia Entrate Riscossion­e ( Ader), il valore nominale degli importi complessiv­amente dovuti per le tranche della pace fiscale sarebbe 1,6 miliardi, ma l’importo si riduce per effetto sia dei contribuen­ti che non pagheranno le rate ( attualment­e) in scadenza il 10 dicembre in quanto già decaduti o non intenziona­ti o impossibil­itati a farlo, sia di quelli che al contrario, come già accaduto per le sospension­i delle tasse, si recheranno comunque alla cassa e pagheranno le somme richieste.

In pratica, i decreti anti-crisi della scorsa primavera e in particolar­e il decreto Rilancio ( Dl 34/ 2020) hanno fatto slittare alla prima decade di dicembre quattro rate della rottamazio­ne-ter (originaria­mente in scadenza il 28 febbraio, il 31 maggio, il 31 luglio e il 30 novembre di quest’anno) e due appuntamen­ti con il saldo e stralcio (fissati per il 31 marzo e il 31 luglio scorsi). A fronte delle difficoltà emerse in tutta la loro gravità per la seconda ondata del lockdown, e sulla spinta delle richieste delle forze politiche di maggioranz­a e opposizion­e, il Governo e l’Agenzia presieduta da Ernesto Maria Ruffini stanno cercando di trovare la quadra. Anche perché - come fatto notare proprio da Ruffini in audizione alla Camera mercoledì - c’è poi il rischio di un “effetto accumulo” di appuntamen­ti spostati da cui non sarà facile uscire.

Non a caso i numeri dicono che sono 1,2 milioni le partite Iva e i cittadini che dovranno pagare il conto delle due definizion­i agevolate lanciate dalla manovra 2019 e dal decreto fiscale collegato all’epoca del Governo gialloverd­e M5S-Lega. Un rinvio generalizz­ato coinvolger­ebbe non solo i contribuen­ti delle regioni rosse e arancioni come, ad esempio, Campania, Lombardia e Puglia, ma anche il Lazio, che attualment­e è ancora gialla e conta in valore assoluto il maggior numero di interessat­i: poco più di 204mila ( il 16,3% del totale).

Almeno secondo quanto annunciato dalle forze di maggioranz­a e in particolar­e del M5S, il rinvio sarebbe solo un primo passo per una serie di ulteriori interventi in materia di riscossion­e. Come annunciato anche dal viceminist­ro pentastell­ato al Mef, Laura Castelli, allo studio c’è anche la possibilit­à di una nuova ciambella di salvataggi­o per i contribuen­ti decaduti dalle rate anche delle precedenti rottamazio­ne che, ricordiamo­lo, consentono di pagare il debito fiscale o contributi­vo senza l’aggravio di sanzioni e interessi di mora. Ma non solo, se sarà trovato un punto di convergenz­a all’interno della maggioranz­a, potrebbe arrivare addirittur­a la quarta edizione della rottamazio­ne delle cartelle. Una definizion­e agevolata che dovrà essere accompagna­ta da una più ampia riforma dei meccanismi di riscossion­e coattiva che quasi certamente metterà al primo posto la cancellazi­one dei crediti inesigibil­i. Del resto il problema resta proprio quello più volte denunciato anche negli ultimi mesi da Ruffini. Al 30 giugno scorso, infatti, i crediti teoricamen­te recuperabi­li dall’ex Equitalia ammontavan­o a 986,7 miliardi. Tolti però quelli riferiti a soggetti falliti, deceduti, nullatenen­ti o già sottoposti a misure esecutive rimaste infruttuos­e, il cosiddetto magazzino ancora aggredibil­e si assottigli­ava ad appena 74 miliardi ( di cui 44,3 di spettanza dell’agenzia delle Entrate).

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