Costo del debito sempre più giù: nel 2020 è vicino al minimo storico
Con i Buoni collocati domani, Via XX Settembre completa la raccolta (340 miliardi) necessaria per soddisfare il fabbisogno dell’anno: possibile che le aste di dicembre siano cancellate
Con la tre giorni di aste avviata ieri, il Tesoro punta a chiudere il 2020 abbassando ulteriormente il costo medio all’emissione per il debito pubblico. L’obiettivo è il minimo storico dello 0,55% registrato quattro anni fa: il dato ufficiale più aggiornato, a fine settembre, indicava un valore dello 0,66 per cento. Da allora i tassi sono ulteriormente scesi, con il minimo sotto lo 0,60% toccato dal BTp decennale sul secondario. E come dimostrano le operazioni di ieri: assegnati CTz per 2 miliardi di euro e BTp€i per altri 1,25 miliardi con rendimenti sempre più negativi: -0,369% per il titolo a 24 mesi e -0,84% per l’indicizzato all’inflazione europea.
Titoli di Stato.
Caccia al record per il Tesoro italiano. Con la tre giorni di aste avviata ieri il Mef punta infatti a chiudere il 2020 abbassando ulteriormente il costo medio all’emissione per il debito pubblico. L’obiettivo è il minimo storico dello 0,55% registrato quattro anni fa: non facile da raggiungere, ma neppure poi così lontano visto che il dato ufficiale aggiornato a fine settembre indicava un valore dello 0,66 per cento.
Da allora i tassi si sono però ulteriormente ridotti, come ricorda anche il BTp decennale sceso al minimo storico sotto lo 0,60% sul secondario, o più semplicemente dimostrano le operazioni di ieri. Sul mercato sono stati infatti assegnati CTz per 2 miliardi di euro e BTp€i per altri 1,25 miliardi con rendimenti sempre più negativi: -0,369% per il titolo a 24 mesi e -0,84% per l’indicizzato all’inflazione. Risultati che saranno probabilmente ripetuti stamani, quando all’asta finiranno BoT semestrali per 6 miliardi.
Domani sarà invece il turno dei BTp a 5 e 10 anni e dei CcTeu, che verranno assegnati per un valore complessivo fino a 8 miliardi a chiusura (forse) di questo 2020. Considerando i titoli a medio-lungo termine, una volta concluse queste ultime operazioni il Tesoro avrà infatti collocato un ammontare lordo di circa 340 miliardi, che è molto vicino al fabbisogno complessivo stimato dagli analisti per l’intero anno. Possibile quindi che le aste di metà dicembre siano annullate, come consuetudine negli ultimi anni (a meno che non si intenda ancora approfittare di questa fase di mercato favorevole), mentre i collocamenti previsti alla fine del mese prossimo saranno già contabilizzati nel 2021.
Raggiungere il traguardo del 2016 sarebbe tutt’altro che un successo platonico per le finanze pubbliche del nostro Paese, perché se si ipotizza un livello di emissioni lorde simile a quello nel 2020 (oltre 500 miliardi fra BoT e titoli a scadenza medio-lunga) ogni riduzione di 10 punti base del costo si traduce in un «risparmio» di circa 500 milioni. Tanto per fare un paragone, con i tassi medi (non certo elevati) registrati nel 2019 le operazioni effettuate da gennaio a oggi sarebbero costate circa 1,5 miliardi in più: un aggravio destinato a durare anche per i sei anni successivi, visto che la durata media del debito italiano si mantiene poco al di sotto dei 7 anni.
Per il Tesoro è quindi già tempo di guardare oltre l’ostacolo e a quel 2021 che non si preannuncia certo più facile. Oltre a titoli a medio-lungo termine in scadenza per 234 miliardi, ci sarà infatti da finanziare ancora il fabbisogno extra per l’emergenza Covid. La buona notizia è che, secondo gli addetti ai lavori, la «buona stella» non sembra per il momento intenzionata ad abbandonare i BTp. «La ricerca di rendimento da parte degli investitori, che ha sostenuto i bond governativi periferici negli ultimi mesi è destinata a proseguire», sostiene Didier SaintGeorges, membro del Comitato Strategico di Investimento di Carmignac, che sottolinea anche il ruolo fondamentale delle banche centrali e di quella Bce «che a dicembre annuncerà probabilmente un ulteriore aumento degli acquisti di titoli di Stato».
«Quando vedo che Spagna e Portogallo, pur con situazioni differenti da quella italiana, viaggiano su rendimenti sensibilmente inferiori credo che vi siano ancora spazi per una riduzione dello spread, a maggior ragione se avremo notizie positive sul fronte dei vaccini o se si riuscirà a tenere sotto controllo la seconda ondata di contagi», aggiunge Ingo Mainert, Head of Multi Asset Investments di
Allianz Gi. L’antico «duello» con Madrid torna di attualità anche nell’analisi di Goldman Sachs, quando sottolinea che «è probabile che a inizio 2021 l’economia italiana sperimenti una rara finestra di sovraperformance rispetto a quella spagnola».
Una spesa fiscale sostenuta in anticipo e un mix settoriale più orientato verso produzioni in grado di resistere in modo migliore all’ultimo round di misure di contenimento della pandemia sono secondo la banca d’affari Usa le ragioni alla base del vantaggio relativo italiano, che si scontrano però con le valutazioni già elevate dei BTp. «Crediamo - avverte Goldman Sachs - che sia difficile sostenere un’ulteriore compressione significativa degli spread fra BTp-Bund al di sotto di quei 100 punti base che rappresentano i minimi post-crisi».
«Quota 100» rappresenta una sorta di spartiacque anche per AllianzGi: «È a portata di mano e credo che il mercato voglia esplorarla», riconosce Mainert, che lancia però un avvertimento a medio termine. «Ora - aggiunge - stiamo attraversando un periodo di tassi ridotti a zero e di politiche monetarie espansive, ma credo che nell’arco di 2 o 3 anni si tornerà a una fase in cui il super-debito tornerà a essere un fattore preponderante per le scelte di investimento e occorrerà farsi trovare pronti». Al Tesoro il compito di vigilare e di allungare, per quanto possibile, il momento magico.
Domani sarà il turno dei BTp a 5 e 10 anni e dei CcTeu, che verranno assegnati per un massimo di 8 miliardi