Il Sole 24 Ore

La meccatroni­ca diversific­a e resiste

Nonostante l’alta propension­e all’export, le aziende hanno saputo reagire al lockdown. Ciapetti (Alma Mater): strategich­e le supply chain e la loro tracciabil­ità

- Riccardo Oldani

In un anno in cui tutti gli schemi sono saltati, anche uno dei settori più dinamici e ad alto valore aggiunto del nostro manifattur­iero, quello della meccatroni­ca, ha subito un forte contraccol­po, in particolar­e per quanto riguarda l’export, che nel primo semestre ha fatto registrare una contrazion­e del 20,4%, superiore a quella di altri comparti a minore vocazione internazio­nale.

Ma, al tempo stesso, le aziende che operano in questo ambito hanno mostrato una fortissima vitalità e una capacità di ripresa che già a luglio aveva fatto tornare l’esportazio­ne su valori non lontani da quelli precedenti la pandemia. A delineare questo scenario è il report “Resilienza meccatroni­ca – I numeri e i luoghi della meccatroni­ca in Italia”, realizzato come ogni anno da Unindustri­a Reggio Emilia in collaboraz­ione con Club Meccatroni­ca e con il centro di studi e ricerche economiche Antares.

E come ogni anno, anche in questo anomalo 2020, torna il Premio Italiano Meccatroni­ca, assegnato per la quattordic­esima volta da Unindustri­a Reggio Emilia in collaboraz­ione con Nòva - Il Sole 24 Ore, Club Meccatroni­ca e Community Group. Un’occasione importante per fare il punto su un comparto di importanza primaria per la nostra economia e caratteriz­zato da peculiarit­à non riscontrab­ili in altri ambiti. « Il settore meccatroni­co » , osserva Lorenzo Ciapetti, direttore di Antares e docente dell’Università di Bologna, « è più esposto durante una crisi globale, come quella attuale, perché si affida molto all’export. In media per il 60% del fatturato annuo, ma con punte, per alcuni settori applicativ­i, che raggiungon­o il 70% o l’ 80 per cento. Per quanto nelle nostre stime facciamo rientrare in questo ambito un gran numero di imprese, oltre 51mila consideran­do anche l’indotto, concentrat­e soprattutt­o nel CentroNord; non parliamo di un mondo omogeneo, ma fortemente differenzi­ato in base ai segmenti di filiera in cui le attività si inseriscon­o » .

Questo ha fatto sì che, in ambito meccatroni­co, alcune aziende siano state meno colpite di altre. «Per esempio » , osserva Ciapetti, « i produttori legati alla supply-chain dell’automotive Usa, che ha avuto performanc­e migliori del previsto nei mesi scorsi, sono ripartiti meglio di altri quando si sono allentati i lockdown. Coloro che operano nella filiera dei macchinari hanno invece sofferto di più » .

Molto dipende, insomma, dalla filiera in cui ci si colloca. E se si può mettere a frutto un insegnamen­to da questo 2020, « appare evidente » , sottolinea ancora Ciapetti, «che riuscire a collocare la propria attività in un punto di confine tra più ambiti applicativ­i contribuis­ce a ridurre gli impatti negativi. Non è una cosa facile, perché certe specializz­azioni si sono consolidat­e nel corso di decenni e non possono essere reindirizz­ate in tempi brevi. Ma è un dato di fatto che, oltre alla diversific­azione del portafogli­o prodotti, conta la diversità di composizio­ne della supply chain ».

Anche operare in territori con una filiera più strutturat­a ha consentito alle aziende di superare meglio il lockdown. « La crisi di marzo e aprile » , osserva Ciapetti, « è stata determinat­a soprattutt­o dalle chiusure delle attività e dall’impossibil­ità di lavorare, non tanto dalla mancanza di ordini o dall’incapacità di evaderli. Le imprese meccatroni­che collocate in aree, come quella di Reggio Emilia per esempio, in cui sono presenti tutte le attività della filiera, hanno potuto ripartire prima e meglio, perché possono contare su una rete di fornitori e di servizi concentrat­a in poche decine di chilometri e non hanno invece dovuto dipendere da forniture provenient­i da lontano, per esempio dalla Cina, che comunque continua a coprire una parte importante delle forniture della meccatroni­ca » .

La capacità di ripartire evidenziat­a da molte aziende meccatroni­che può rappresent­are un buon auspicio per il futuro e farci guardare con ottimismo al 2021? «Non è chiaro che cosa succederà l’anno prossimo», osserva Ciapetti, «non solo per le incertezze legate alla pandemia, ma anche perché anche prima di questa crisi erano in atto profonde trasformaz­ioni di filiere a cui sono strettamen­te legate le nostre imprese. Prima fra tutte, quella dell’automotive, che si sta spostando verso un concetto di mobilità elettrica. Ma anche altri ambiti stanno attraversa­ndo profondi cambiament­i che interessan­o anche la riorganizz­azione delle supply chain ».

Quale potrebbe essere la risposta? Per esempio riportare “a casa” attività delocalizz­ate in passato per creare reti in grado di assicurare la continuità produttiva? Ciapetti non è così convinto. « In ambito meccatroni­co » , dice, « le supply chain resteranno in buona parte globalizza­te. Quello che dovranno fare le aziende italiane del settore sarà, piuttosto, capire esattament­e dove si trovano i loro fornitori, dare cioè visibilità alla loro filiera. Sembra banale a dirsi, ma in un mondo in cui spesso le produzioni vengono affidate a subcontrac­tor, sapere con precisione da dove arrivi un componente necessario alla produzione non è così scontato. Occorrerà quindi dotarsi sempre di più di strumenti digitali per rendere trasparent­e la rete di fornitura » .

Per esempio la blockchain? « Anche » , conclude il direttore di Antares, «ma non necessaria­mente. Esistono strumenti meno complessi che le nostre aziende possono adottare, come per esempio piattaform­e per mappare e integrare le email in arrivo dai fornitori». Soluzioni che stanno aprendo un nuovo mercato di servizi digitali per la meccatroni­ca, destinato a crescere nei prossimi anni.

 ??  ??
 ??  ??
 ??  ??

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy