Il Sole 24 Ore

Buberl (Axa): «Sui dividendi occorre tornare alla normalità»

Con il Recovery Fund la Ue ha agito compatta, ora asse con gli Usa per sfidare la Cina Dalla pandemia impatti per 1,5 miliardi ma il nodo vero restano i tassi bassi

- Laura Galvagni

Axa è grande abbastanza da non aver bisogno di ricorrere al M&A. Ma vuole tornare a pagare la cedola e quindi auspica, per il 2021, che i regolatori europei scelgano una linea comune. Lo spiega Thomas Buberl, ceo del gruppo assicurati­vo transalpin­o dal gennaio 2016.

Axa è grande, abbastanza grande da non aver bisogno dell’M&A. Ma vuole tornare a pagare la cedola e quindi auspica, per il 2021, che i regolatori europei scelgano una linea comune. Tanto più ora che l’Europa ha mostrato di essere qualcosa di più di una semplice Unione monetaria. Sono questi alcuni dei messaggi chiave lanciati da Thomas Buberl, ceo del gruppo assicurati­vo transalpin­o, che in questo colloquio con Il Sole 24 Ore

ha anche fatto un primo bilancio su Solvency II: «Non va rivista completame­nte ma sono necessari degli aggiustame­nti per consentire alle compagnie di fare la propria parte nelle due grandi sfide del futuro: la transizion­e energetica e un sistema pensionist­ico sostenibil­e.

Il Recovery Fund è il segnale che l’Europa può considerar­e finalmente se stessa una vera Unione?

Se guardiamo a come è stata affrontata­la Se guardiamo a come è stata affrontata­la pandemia nel suo complesso nelle primepande­mia nel suo complesso nelle prime fasi ci sono state difficoltà a governare l’emergenza in maniera unitaria. In un secondo momento, invece, la risposta è stata molto forte e lodi mostr al’ approvazio­nedel Reco veryFund da 750 miliardist­ata molto forte e lodi mostr al’ approvazio­ne del RecoveryFu­nd da 750 miliardi e l’ individuaz­ione di settori chiave su cui e l’ individuaz­ione di settori chiave su cui investire, a partire dalla transizion­e energetica per arrivare alle infrastrut­ture. O rasiamo in un’ altra fase cruciale perché dobbiamo finalizzar­e questo max i perché dobbiamo finalizzar­e questo max i piano individuan­do una visione comune. Quello che più conta, però, è che questa emergenza ha prodotto un’ Europaques­ta emergenza ha prodotto un’ Europa finalmente unita dal punto di vista politico e ciò sarà fondamenta­le soprattutt­o in vista delle gran disfide geopolitic­he globali. Innanzitut­to, bisognerà mettersi al tavolo con il nuovo presidente­mettersi al tavolo con il nuovo presidente americano per capire come rinsaldare l’ asse traUeeStat­iU nit i per controbila­nciarel’ asse traUeeStat­iU nit i per controbila­nciare la forza del Sud Est asiatico.

Tra i vari settori economici, quello assicurati­vo ha mostrato la maggiore resilienza. Axa come ha reagito alla pandemia e che effetti ha registrato sul business vita, già provato dal perdurare dei tassi bassi, e sul danni?

La priorità è stata quella di mettere subito al sicuro i nostri dipendenti e in proposito avevamo già investito molto sulla tecnologia, il che ci ha aiutato ad attivare il lavoro da remoto in tempi rapidi. Quindi ci siamo preoccupat­i di come potevamo continuare a “servire” al meglio i nostri clienti e ci siamo chiesti che cosa potevamo fare per la comunità. Questo ci ha portato a realizzare numerose iniziative di solidariet­à in diversi paesi, cosa di cui vado molto fiero. Dal punto di vista del business abbiamo invece registrato effetti diversi. Nel danni, per esempio, nella linea dedicata alle imprese abbiamo dovuto fare i conti con le perdite legate alle polizze di business interrupti­on mentre nel retail, come l’auto, la mobilità ridotta ci ha favorito perché i sinistri sono calati sensibilme­nte. Complessiv­amente l’impatto è stato di 1,5 miliardi. Detto questo, per il mondo assicurati­vo la vera sfida sarà la capacità di affrontare i bassi tassi d’interesse. È un problema oggi ma lo sarà anche in futuro. Axa, tuttavia, negli ultimi anni ha attuato una ricomposiz­ione del portafogli­o che l’ha resa immune ai rischi finanziari ed esposta quasi esclusivam­ente a quelli di carattere tecnico. In Italia, per esempio, abbiamo fatto molto in proposito. Senza contare la nostra posizione di leader sotto il profilo Esg e negli investimen­ti responsabi­li.

In questo scenario cosa si aspetta per il 2021?

Il 2021 sarà un anno sfidante dal punto di vista economico così come il 2020 lo è stato sul piano sanitario. Credo che nei prossimi mesi l’emergenza salute sarà meno stringente. Diversamen­te dovremo fare i conti con gli effetti economici della crisi pandemica, quest’anno arginati dall’intervento dello Stato sul fronte delle imprese e dell’occupazion­e. Ritengo che i settori impattati saranno diversi. Per questo in Axa vogliamo focalizzar­ci sui nostri principali business, a partire dalla protezione che ci viene sempre più richiesta sia da aziende che da singoli individui. Con la digitalizz­azione legata alla pandemia, un nodo sarà il cyber risk e noi siamo pronti a dare il nostro contributo.

Axa non ha ancora pagato la seconda tranche del dividendo, lo farà? Il regolatore italiano, ha auspicato che nel 2021 ci sia equità di trattament­o in Europa, cosa che non è avvenuta nel 2020.

Viviamo teoricamen­te tutti nell’Unione Europea tuttavia i regolatori locali si sono comportati in maniera difforme. Le assicurazi­oni sono società quotate e se non si paga la cedola, agli occhi degli investitor­i, cala l’attrattivi­tà della “value propositio­n”. In Germania e in Svizzera hanno concesso di pagare il dividendo, in Italia e Francia si è potuto distribuir­ne solo la metà. Ci auguriamo che dal 2021 si possa tornare a una situazione di normalità e che venga garantita dall’attuale sistema dei regolatori, che ritengo comunque ben strutturat­o, una parità di trattament­o tra tutti i Paesi dell’Unione Europea. In ogni caso le regole per distribuir­e o meno il dividendo sono già ben definite da Solvency II e - in base ad esse – il gruppo Axa avrebbe potuto pagare l’intera cedola.

A proposito di Solvency, in Italia si discute spesso della necessità di rivedere le regole, è dello stesso avviso?

Sono un sostenitor­e di Solvency II, perché ci ha dato un contesto normativo chiaro che ci permette di prendere decisioni guardando al lungo termine. Però è altrettant­o vero che qualsiasi regola di mercato venga adottata questa avrà qualche meccanismo che non funziona bene o che in prospettiv­a può essere migliorato. Non credo che Solvency II vada completame­nte rivista, ritengo ci si debba concentrar­e su due aspetti. Da un lato si deve osservare quello che non ha funzionato negli ultimi otto anni e intervenir­e e dall’altro, cosa ancor più rilevante, si deve prendere atto del fatto che l’Europa ha due grandi sfide davanti a sé: il cambiament­o climatico e la necessità di garantire la tenuta del sistema pensionist­ico a fronte del graduale invecchiam­ento della popolazion­e e dei tassi bassi. In ragione di ciò Solvency dovrà garantire le condizioni tecniche necessarie affinchè le compagnie possano contribuir­e a questa transizion­e.

Il ceo di Generali, Philippe Donnet, nei giorni scorsi ha dichiarato che la pandemia ha creato nuove opportunit­à in termini di M&A, Axa potrebbe guardare a nuove acquisizio­ni?

La pandemia ha cambiato il contesto di mercato. Alcune compagnie hanno sofferto più di altre e quindi è chiaro che potremmo andare incontro a una fase di M&A. Axa, dal canto suo, è sempre stata molto chiara riguardo la sua strategia: oggi siamo un gruppo con radici molto forti in Europa dove siamo tra i primi tre colossi del settore, abbiamo la rete commercial­e più grande del Vecchio Continente con presidi eccellenti in tutto il mondo, oltre a un posizione molto forte in Asia e nell’asset management. Noi siamo grandi, direi sufficient­emente grandi a livello globale. Il tema dell’M&A per noi è quindi meno importante che per altri, tanto più perché i passi che dovevamo fare li abbiamo già compiuti in passato.

Recentemen­te avete deciso di procedere con un aumento di capitale per XL, società acquistata un paio d’anni fa negli Usa. Ha necessità di essere rilanciata?

La Solvency di Axa XL a fine settembre era sopra i minimi regolament­ari richiesti. Tuttavia il business della compagnia è molto concentrat­o sulle polizze alle imprese e di conseguenz­a ha pagato più di altri gli effetti della pandemia e per questo abbiamo deliberato un aumento di capitale da circa 1 miliardo. Abbiamo preso questa decisione perché XL possa trarre vantaggio dalle possibili opportunit­à emergenti in un mercato dinamico e al contempo far fronte alle perdite. Ci siamo dunque mossi, non perché la società avesse problemi di liquidità, ma perché fosse adeguatame­nte capitalizz­ata. Questa decisione non ha alcun impatto sulla Solvency di gruppo, fa parte della normale gestione finanziari­a.

In Italia invece quali programmi avete?

È un mercato strategico per Axa, abbiamo raggiunto una buona posizione ed è un motore di crescita per il gruppo in Europa. Negli ultimi anni – sotto la guida di Patrick Cohen - abbiamo riposizion­ato in modo ottimale l’azienda, che oggi è in grande forma, con un ottimo management e grande capacità di innovazion­e. Quando si parla di soddisfazi­one del cliente l’Italia è un benchmark molto alto e il nostro obiettivo è di crescere ulteriorme­nte, focalizzan­doci sempre su innovazion­e e cliente. E lo faremo nei business che ci sono più cari e quindi le pmi e la salute, in cui di recente abbiamo lanciato nuovi servizi innovativi e acquisito un primo centro diagnostic­o. Sono molto ottimista sull’Italia.

‘‘ LA SOLVENCY Sono un suo sostenitor­e però può essere migliorata: deve favorire transizion­e energetica e pensionist­ica

‘‘

L’ITALIA

Per il gruppo é un mercato strategico ed è un motore di crescita in Europa. Sono ottimista sul paese

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Thomas Buberl è ceo di Axa da gennaio 2016
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Il manager alla guida. Thomas Buberl è ceo di Axa da gennaio 2016 GETTYIMAGE­S

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