Via ai test rapidi, ma è allarme sui vaccini anti influenzali
Entro metà dicembre distribuiti 2,5 milioni di dosi a medici e Ats
La Lombardia adotta le linee guida per utilizzare, come in altre Regioni, i tamponi rapidi antigenici per rilevare il coronavirus. Ma intanto una circolare della Direzione generale Welfare e Prevenzione del 24 novembre spiega, in sostanza, che le dosi di vaccino antinfluenzale distribuite ai medici di medicina generale sono in fase di esaurimento. E guardando i numeri si evince che il target dei 3,8 milioni di persone da vaccinare (ultra 65enni, fragili, donne in gravidanza, operatori sanitari e bambini da 0 a 6 anni) potrebbe non essere raggiunto.
Finora sono stati consegnati 1,3 milioni di vaccini antinfluenzali ai medici di famiglia, ovvero 235 dosi a medico, più altri 250mila alle Asst. Il 30 novembre dovrebbero essere distribuite altre 200mila dosi e, entro metà dicembre, ne dovrebbero arrivare altre 200mila alle Agenzie di tutela della Salute (Ats), su cui si rilevano «ritardi di consegna da parte della ditta produttrice», spiega la circolare. Le Ats dovrebbero a loro volta ridistribuirle ai medici di famiglia, ma a quanto pare i quantitativi non permetteranno comunque di garantire tutti i loro pazienti, considerando che ogni dottore segue dalle 450 alle 600 persone.
Altri 500mila vaccini verranno infine consegnati per metà alle Agenzie di tutela della Salute e per metà alle farmacie in questi giorni. Spiega ancora la circolare che la partita di 200mila “Flucelvax” previsti per il 30 novembre dovrà essere utilizzata prima di tutto per gli ultra 65enni, i fragili e il personale sanitario. I vaccini, tra quelli distribuiti e quelli programmati nelle prossime settimane, ammontano a 2,5 milioni. Dovevano essere 2,9 ma 400mila dosi non hanno ricevuto l’autorizzazione da parte dell’Aifa. Il target dei 3,8 milioni di cittadini da garantire è quindi ancora lontano.
La Giunta regionale ha intanto approvato ieri le linee d’indirizzo per la medicina generale per l’effettuazione dei tamponi antigenici rapidi, in base a cui il dottore di famiglia, si legge nella scheda tecnica, «esegue il test per i propri assistiti qualora operi nel proprio studio professionale, prevedendo l’accesso su prenotazione e previo triage telefonico», nei seguenti casi: contatti stretti asintomatici individuati dal medico di medicina generale, oppure individuati e segnalati dal Dipartimento di Prevenzione; casi sospetti; contatti stretti asintomatici allo scadere dei 1O giorni di isolamento.
I tamponi rapidi non hanno subito incontrato i favori della Lombardia (che già durante la prima ondata del Covid si era mostrata restia ad usare i sistemi di rilevazione del virus che non garantissero un risultato con precisione prossima al 100%). Tuttavia nei magazzini della Regione ci sono già 3,6 milioni di test rapidi pronti all’uso: 2,4 milioni sono stati inviati dalla Protezione civile e 1,2 milioni sono stati acquisiti con una gara bandita dal Veneto a cui la Lombardia si è associata. Ora dovrebbero essere distribuiti anche negli ospedali.