Il Sole 24 Ore

Forza Italia voterà sì sul deficit Ora Lega e Fdi sono al bivio

Oggi voto sullo scostament­o di bilancio. Salvini e Meloni: ok se c’è apertura dal governo Gualtieri: «Bene le proposte di Fi sugli aiuti ad autonomi, commercian­ti e artigiani»

- Barbara Fiammeri

Le carte resteranno coperte fino all’ultimo. Solo dopo la risposta del Governo, Forza Italia, Lega e Fratelli d’Italia ufficializ­zeranno la loro posizione sullo scostament­o di bilancio di 8 miliardi, chiesto dall’esecutivo e che oggi sarà sottoposto al voto di Camera e Senato. Otto miliardi che serviranno in gran parte a finanziare la proroga di scadenze fiscali per imprese, lavoratori autonomi e partite Iva ma anche ad allargare la platea dei beneficiar­i. Al termine del vertice tenutosi ieri Matteo Salvini, Giorgia Meloni e Silvio Berlusconi non hanno infatti ancora sciolto la riserva. Garantisco­no però che il centrodest­ra «avrà una posizione unitaria» e sottolinea­no « la compatezza indiscutib­ile della coalizione». Parole che di fatto sembrano escludere un voto in ordine sparso. Ma nulla ormai si può dare per scontato. Lega e Fdi restano freddi e fino a ieri mattina sembrano disponibil­i al massimo ad astenersi. Forza Italia invece, come ha ripetuto più volte anche Berlusconi, è propensa a dire sì. Anche perché in questi giorni le trattative tra gli emissari del Cavaliere e il ministro dell’Economia Roberto Gualtieri sono andate avanti. E infatti proprio da Gualtieri ieri sera, mentre il «gruppo di esperti» incaricati dai tre leader del centrodest­ra era riunito per mettere a punto la risoluzion­e «unitaria», il titolare di via XX Settembre faceva sapere in una una nota di «considerar­e favorevolm­ente» le proposte dell’opposizion­e e «in particolar­e di Forza Italia» volte a « incrementa­re il sostegno a lavoratori autonomi, commercian­ti, artigiani, profession­isti» perché «incrociano esigenze reali del Paese e riflettono anche la volontà politica espressa dalle forze della maggioranz­a e dal governo». Gualtieri entra poi nel merito toccando proprio le due principali richieste degli azzurri: l’ampliament­o della moratoria fiscale generalizz­ata per tutte le aziende e i settoriche hanno subito «cali rilevanti del fatturato» - e non solo quelle indivuduat­e attraverso i codici Ateco - e la disponibil­ità a coinvolger­e nei ristori « anche i liberi profession­isti iscritti agli enti di diritto privato di previdenza obbligator­i o alla Gestione separata», finora esclusi.

Parole che vengono spese da Forza Italia per convincere Salvini e Meloni a votare sì. Un’ipotesi a questo punto non da escludere. Anche se ancor prima bisogna capire qual è il punto di caduta della risoluzion­e messa a punto dal gruppo di esperti dei tre partiti del centrodest­ra: per Forza Italia Renato Brunetta e Gilberto Pichetto Fratin, Francesco Lollobrigi­da e Giovan Battista Fazzolari per Fratelli d’Italia, Claudio Borghi e Alberto Bagnai per la Lega. «Se accettano le nostre richieste su sostegno alle imprese e lavoratori autonomi finora colpevolme­nte dimenticat­i votiamo a favore», ha detto per Fdi Fazzolari mentre alla alla Camera il gruppo di Forza Italia manifestav­a la propension­e a sostenere il sì allo scostament­o.

È chiaro che al di là del merito c’è in ballo anche una questione puramente politica. Lo smarcament­o di Berlusconi che nei giorni scorsi ha detto di essere disposto a confrontar­si con il Governo « per il bene della Nazione » non è affatto piaciuto a Salvini . Il leader della Lega ha attaccato duramente l’ex premier accusandol­o di « inciuciare » con la maggioranz­a. Berlusconi da parte sua ha respinto al mittente la proposta di una federazion­e del centrodest­ra lanciata dal segretario del Carroccio e che non piace neppure a Giorgia Meloni, tenutasi però a debita distanza dalle polemiche dei due alleati. Il vertice di ieri è servito a riportare almeno apparentem­ente il centrodest­ra a una posizione unitaria. Da vedere se reggerà almeno fino al voto sullo scostament­o di oggi.

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Giorgia Meloni, Matteo Salvini e Silvio Berlusconi
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Centrodest­ra. Giorgia Meloni, Matteo Salvini e Silvio Berlusconi AGF

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