Mattarella: violenza sulle donne ancora emergenza
Dal Senato ok unanime alla legge per potenziare le statistiche sul fenomeno
Se non bastassero i dati, è la cronaca a fornire la misura dell’emergenza. Ieri, mentresicelebravacontanteiniziative anche in Italia la Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, è arrivata la notizia di altri due femminicidi, uno a Cadoneghe in Veneto, l’altro a Stalettì in Calabria. Nel primo caso ha confessato il marito della vittima, nell’altro è stato fermato l’uomo con cui la donna avrebbe avuto una relazione. Casi tipici, purtroppo. Come Comedimostranole dimostrano le statistiche (si veda l’ampio dossier pubblicato ieri sul Sole 24 Ore), la maggior parte degli omicidi di donne - gli unici a non essere calati durante i primi otto mesi di quest’anno - avviene nell’ambito delle relazioni familiari o affettive.
«Un fenomeno che non smette di essere un’emergenza pubblica», ha sottolineato il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. Le tragedie ripetute offrono «l’immagine di una società dove il rispetto per la donna non fa parte dell’agire quotidiano delle persone, del linguaggio privato e pubblico, dei rapporti interpersonali». Il capo dello Stato ha però ricordato l’impegno di istituzioni e associazioni da decenni impegnate a estirpare «una radicata concezione tesa a disconoscere la libertà delle donne e la loro capacità di affermazione». La strada è lunga, lo riconoscono tutti. «Se vogliamo un mondo migliore, che sia casa di pace e non cortile di guerra, dobbiamo tutti fare molto di più per la dignità di ogni donna», è stata l’esortazione via twitter di Papa Francesco».
Il premier Giuseppe Conte ha ribadito l’esigenza di «intervenire a tutto tondo», non solo sul piano legislativo: «Occorre che i decisori politici si facciano promotori di processi culturali per rimuovere quella mitologia o pseudocultura che porta ad affermazioni di violenza e sopraffazione». Ma Conte ha anche voluto lanciato un segnale di presenza delle istituzioni. Ai tre orfani di Marianna Manduca, uccisa nel 2007 a soli 32 anni dopo 12 denunce e anni di vessazioni, che si erano visti condannare dalla corte d’appello a restituire il risarcimento di 250mila euro ottenuto in primo grado, ha assicurato che «lo Stato sottoscriverà un accordo transattivo» che riconoscerà loro «non solo di poter conservare la somma» ma anche «una cospicua somma a titolo di danno non patrimoniale».
«Le leggi non bastano se le menti non cambiano», ha sintetizzato la presidente del Senato, Elisabetta Alberti Casellati. Ma per una volta, proprio a Palazzo Madama, i partiti hanno dato prova di unità: è stato approvato all’unanimità il disegno di legge «Disposizioni in materia di statistiche in tema di violenza di genere» (prima firmataria la dem Valeria Valente, presidente della commissione d’inchiesta sul femminicidio) che punta a garantire un flusso informativo adeguato. Perché in assenza di dati sistematici non si può aggredire il vasto sommerso che caratterizza il fenomeno.
Ospite delle due ore di diretta andate in onda sul sito del Sole 24 Ore e curate da Alley Oop, la ministra renziana delle Pari opportunità Elena Bonetti ha promesso l’impegno per «un linguaggio di verità» e per un nuovo piano nazionale antiviolenza che alle tre “p” della Convenzione di Istanbul (prevenzione, protezione e punizione) affianchi percorsi contro la violenza economica. Oggi Bonetti riunirà la Conferenza straordinaria di tutti i soggetti impegnati nel contrasto alla violenza. Ma l’orizzonte è più ampio: alla commemorazione delle vittime a Palazzo Chigi, illuminato di rosso, Bonetti ha annunciato la volontà di dotare l’Italia del suo primo Piano strategico nazionale per la parità. Contro tutte le disuguaglianze tra donne e uomini.